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I migliori libri per il centenario di Franz Kafka

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Cento anni ma sembra ieri. Perché Franz Kafka è nella vita di tutti gli studenti delle scuole italiane. Poi si perde, e questo è un grandissimo male. La ragione per la quale abbiamo messo insieme questa lista dei migliori libri di Macity dedicata a Kafka è proprio questa: non perdere neanche dopo la scuola il piacere e la ricchezza intellettuale della lettura del grande scrittore di Praga.

Giugno marca l’anniversario della morte dell’autore. Un secolo tondo tondo. Ma chi era Franz Kafka? Perché leggerlo ancora oggi? Kafka è una figura cardine della letteratura del XX secolo, conosciuto per la sua abilità unica di catturare l’alienazione e l’angoscia dell’uomo moderno attraverso grandi classici che conosciamo tutti e che tutti abbiamo letto a scuola. Le sue storie, spesso ambientate in mondi burocratici opprimenti, rivelano le paure e le insicurezze profonde della società contemporanea, rendendolo un autore incredibilmente moderno. Le sue riflessioni sull’identità, l’isolamento e la burocrazia risuonano particolarmente in un’epoca segnata da conflitti e cambiamenti sociali profondi.

Kafka però non è solo uno scrittore di idee, un attento studioso della psicologia dei suoi personaggi. Invece, è anche fenomenale per il suo stile unico, lucidissimo e delirante, che mescola realismo e surrealismo. Le sue opere hanno influenzato innumerevoli autori, contribuendo a plasmare tutto quello che è venuto dopo. La letteratura moderna è in un certo senso figlia di Kafka. E lo scrittore di Praga ha anche una connessione diretta con la cultura italiana, avendo scritto parte del suo diario durante i suoi viaggi nel nostro Paese. Un Grand Tour in minore che però ha contribuito (in parte) a rendere la sua voce unica.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

migliori libri guida


America o il disperso

La prima opera di Kafka, forse la meno letta, non per niente uno dei suoi capolavori incompiuti. Pubblicato postumo dall’amico di Kafka, Max Brod, che dall’autore aveva ricevuto l’incarico di distruggerne le opere quando fosse morto. Edito nel 1927, racconta la storia dell’adolescente Karl Rossmann, mandato in America dai genitori per dimenticare una domestica messa incinta. Oltreoceano, in un paese sconosciuto, a espiazione della propria colpa, Karl vive una serie di esperienze a lui incomprensibili, prima a casa dello zio, che senza motivo lo scaccia, poi assieme a due vagabondi, quindi come impiegato in un albergo, da cui viene improvvisamente licenziato, e infine nel teatro di Oklahoma, dove il racconto si interrompe.

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Il processo

Forse l’opera più conosciuta, certamente la più sentita e sofferta, metafora della modernità più negativa e alienante. Proponiamo la versione Adelphi per l’introduzione altrettanto preziosa di Roberto Calasso, che scriveva: “Ciò che distingue Il processo e Il Castello è che, dalla prima all’ultima riga, si svolgono sulla soglia del mondo ulteriore che si sospetta implicito in questo mondo. Mai quella soglia era stata una linea tanto sottile, che si incontra ovunque. Mai quei due mondi si erano tanto avvicinati, sino a dare l’impressione terrorizzante di combaciare. Di quel mondo ulteriore non sappiamo dire con sicurezza se sia buono o malvagio, celeste o infernale. L’unica evidenza è qualcosa che si impone e ci avvolge”.

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Il Castello

Forse la sua opera più bella e più difficile. L’ultimo romanzo, incompiuto, di Kafka, la cui stesura ebbe inizio nel gennaio 1922 (l’autore non ha ancora quarant’anni e ne mancano due alla morte per tubercolosi faringea) e proseguì fino al settembre dello stesso anno. Non esiste una versione definitiva dell’autore che anzi dispose che il manoscritto fosse distrutto. Più che un romanzo, quest’opera si può definire un insieme di frammenti in cui il personaggio K., arrivato a un non-luogo, un misero villaggio immerso nel freddo, tenta di avvicinarsi alla meta, il Castello appunto. Sono frammenti di “vuoto”, “stanchezza”, “solitudine”, presentimenti di una non-vita che attende l’autore nei meandri dell’ultima meta.

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La metamorfosi

Il suo racconto più famoso, che lo rese famoso. Con questo Kafka entra nel radar di tutti gli allievi delle scuole. Nell’autunno del 1912, a Praga, tra 17 novembre e il 7 dicembre, Franz Kafka scrisse l’incubo sotterraneo e letterale di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che si sveglia un mattino dopo sogni agitati e si ritrova mutato in un enorme insetto. La speranza di recuperare la condizione perduta, i tentativi di adattarsi al nuovo stato, i comportamenti familiari e sociali, l’oppressione della situazione, lo svanire del tempo sono gli ingredienti con i quali l’autore elabora la trama dell’uomo contemporaneo, un essere condannato al silenzio, alla solitudine e all’insignificanza.

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Tutti i racconti

La raccolta con tutti i racconti scritti da Kafka, editi e no, cioè quelli che furono pubblicati dopo la sua morte. Altri saranno certamente andati perduti. “Possiamo essere grati al destino – scrive Ervino Pocar – che ha salvato questi. Dai racconti, e non solo da quelli che l’autore pubblicò in forma definitiva, il lettore può trarre la giusta impressione del valore artistico della prosa kafkiana. Certo è che non può dire di conoscere Kafka chi ha letto soltanto i suoi romanzi. I racconti stanno non solo a uguale livello, ma superano i romanzi”.

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Il messaggio dell’imperatore

Un viaggio nel tempo, una antologia che ha fatto epoca per moltissimi. Questa è la prima e più celebre raccolta di racconti di Kafka che sia apparsa in Italia. Il volume contiene i seguenti testi: “La condanna”; “La metamorfosi”; “Il nuovo avvocato”; “Un medico condotto”; “In galleria”; “Una vecchia pagina”; “Sciacalli e Arabi”; “Una visita nella miniera”; “Il prossimo villaggio”; “Il cruccio del padre di famiglia”; “Undici figli”; “Un fratricidio”; “Un sogno”; “Una relazione accademica”; “Nella colonia penale”; “Primo dolore”; “Una donnina”; “Un digiunatore”; “Josefine la cantante”; “La costruzione della muraglia cinese”; “Intorno alla questione delle leggi”; “Lo stemma della città”; “Delle allegorie”; “La verità su Sancio Pancia”; “Il silenzio delle sirene”; “Prometeo”; “Il cacciatore Gracco”; “Il colpo contro il portone”; “Un incrocio”; “Il ponte”; “Piccola favola”; “Una confusione che succede ogni giorno”; “Il cavaliere del secchio”; “Una coppia di coniugi”; “Il vicino”; “La tana”; “La talpa gigante”; “Indagini di un cane”.

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Lettere a Milena

L’amore al tempo di Franz Kafka. La base per la sua poetica. «Un fuoco vivo come non ne ho mai visti»: così è per Franz Kafka la giovane traduttrice ceca Milena Jesenská Pollak, conosciuta a Praga. A lei Kafka comincia a scrivere nell’aprile del 1920, sul balcone della pensione Ottoburg di Merano, dove si era recato per un soggiorno di cura.

Amici e amiche così descrivono Milena: «Fu prodiga di tutto in misura incredibile: della vita, del denaro, dei sentimenti. Non considerava vergogna avere sentimenti profondi. L’amore era per lei un che di chiaro, di ovvio».

Prima di lei ci furono altre donne nella vita di Kafka, ma nessun’altra riuscì a scandagliare così in profondità l’animo di un uomo costretto all’ascesi non per vocazione o come scelta di un atto eroico, ma per l’incapacità di scendere a compromessi. Queste lettere sono la cronistoria di un amore complesso, profondo e che già prima di iniziare sembrava destinato a finire.

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Un altro scrivere. Lettere 1904-1924

Una raccolta di grandissimo valore per scoprire l’anima di questo enigmatico scrittore. E il ruolo fondamentale del suo amico Max Brod, che ha reso Kafka quello che è: Kafka.

Franz Kafka e Max Brod si conobbero, non ancora ventenni, nel 1902. Da quel primo incontro nacque un’amicizia che durò fino alla morte di Kafka nel 1924. Fu un rapporto asimmetrico: da un lato un intellettuale – Brod – che andava riscuotendo un crescente successo fino ad apparire agli occhi dei suoi contemporanei una figura di prima grandezza nella cultura praghese di lingua tedesca, dall’altro uno scrittore che viveva con un misto di vergogna e orgogliosa consapevolezza il proprio straordinario talento («Io sono incomprensibile a Max» ha scritto Kafka, «e lì dove gli risulto comprensibile, si sbaglia»).

Fu, malgrado questo, un rapporto decisivo per la vita e l’esistenza postuma di entrambi. Senza Kafka, il nome di Brod sarebbe oggi noto solo a pochi specialisti. Senza Brod, l’opera di Kafka ci sarebbe giunta dimezzata: fu infatti lui a tradire, con provvida infedeltà, le volontà testamentarie dell’amico, che gli aveva chiesto di distruggere tutte le sue carte.

Le lettere qui raccolte insieme per la prima volta non soltanto documentano con insolita vivezza questa amicizia, ma forniscono anche una chiave preziosa per l’opera e per la biografia di uno dei massimi scrittori del xx secolo. La vita di Kafka non ci appare qui, secondo uno stereotipo che lo stesso Brod ha contribuito a diffondere, come quella di un santo, ma sotto il segno dell’ironia e della leggerezza.

In un fitto intreccio di confidenze, aneddoti, riflessioni, Kafka condivide con Brod ogni aspetto della sua esistenza, dalla composizione dei romanzi fino alle sue tormentate storie d’amore. Nelle reciproche incomprensioni, nelle differenze del modo di guardare alla vita e alla scrittura, la disparità fra i due autori affiora di continuo, tanto che davvero potrebbe sembrare, come osservò una volta Walter Benjamin, che Kafka abbia voluto porre con questa amicizia un punto di domanda accanto alla sua vita.

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Franz Kafka. Una biografia

Il grande classico su Kafka. Nessuno quanto Max Brod, lui stesso importante scrittore, poteva dirsi chiamato a narrare la vita di Franz Kafka. Amicissimo suo fin dalle aule dell’università, vissuto con lui in grande dimestichezza e in rapporti fraterni, custode dei manoscritti inediti e delle ultime volontà dello scrittore, ha potuto consegnarci una biografia del grande scrittore praghese veramente unica, indispensabile a chi voglia penetrare nella sua anima complicata e misteriosa.

Se è vero che la definizione di biografia per questa opera di Max Brod è certamente giusta, in quanto così è stata concepita, e percorre la vita di Franz Kafka dalla nascita il 3 luglio 1883 fino alla morte il 3 giugno 1924, è anche vero che il termine oggi può prestarsi ad un equivoco un po’ riduttivo, in quanto Max Brod narra l’amico, e in ogni pagina trapela non soltanto l’importante documentazione con cui questa biografia è stata costruita, ma anche la conoscenza diretta dell’uomo Kafka, quello di cui Brod annotava sul suo diario, all’epoca del loro primo incontro all’università, “Le parole gli escono di bocca come un bastone”.

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Kafka

Forse il più bel libro di critica letteraria su Frank Kafka e il più bello del suo autore, il bravissimo Pietro Citati. È un libro “impuro”: assomiglia a un diario privato che abbia per tema Kafka; ha l’erratica densità di un epistolario, un vasto taccuino, uno zibaldone su un unico tema; ma contemporaneamente è un libro costruito con estrema attenzione, come si costruisce un romanzo, una autobiografia, non una biografia, perché malgrado le citazioni e i riferimenti fattuali, il libro di Citati non è una biografia. Ma, allora, che cosa è? È letteratura

«Il metodo di Citati – ha scritto John Banville – è singolare e complesso: ha letto tutti i libri di Kafka e probabilmente tutto quanto è stato scritto su di lui, e ha dato vita a un libro che non è una biografia quanto piuttosto una meditazione, quasi la vita di un santo. Con eleganza ma irresistibilmente Citati ci accompagna sin nelle profondità di un’anima. Gran parte del piacere che proviamo leggendo Kafka sta nella scrittura. Citati è uno stilista meraviglioso»

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Processi. Su Franz Kafka

Un testo curato da Peter Ludemann con Elias Canetti. Le lettere di Kafka a Felice Bauer raccontano qualcosa di più di un’impossibile storia d’amore: Elias Canetti se ne rese conto nel 1967 leggendone una selezione sulla «Neue Rundschau», e immediatamente si accordò con l’editore della rivista per pubblicare un saggio sull’argomento.

Fu l’inizio di un corpo a corpo, dove l’interpretazione chiamava in causa la vita dell’autore – la sua persona fisica, la magrezza, l’ipocondria, l’ossessione per la notte e il silenzio – e insieme quella dell’interprete. L’esito di tale scontro fu L’altro processo, che irritò per la spregiudicatezza con la quale Canetti riconduceva l’opera di Kafka (e la più ermeticamente sigillata, Il processo) alla sua biografia (la rottura del fidanzamento con Felice) – proprio lui che aveva sempre lottato perché quell’opera venisse presa alla lettera.

Grazie agli appunti preparatori, molti dei quali inediti, qui raccolti insieme ad altri saggi e conferenze su Kafka, possiamo immergerci per la prima volta in quel «processo» di avvicinamento, fatto di violenze, fughe e sottomissioni, quasi ci trovassimo di fronte alla descrizione di una battaglia sovrapposta a una confessione cifrata.

«Non credo che vi siano persone la cui condizione interiore sia simile alla mia, o almeno posso immaginarmi tali persone, ma che attorno alle loro teste voli continuamente il corvo segreto come attorno alla mia, questo non riesco neppure a immaginarlo» annotò una volta Kafka nei suoi Diari. Oggi, leggendo finalmente nella loro totalità queste pagine, possiamo dire che si sbagliava.

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Kafka senza chiavi

La ricerca del senso. Nel 1934 Walter Benjamin pubblicò uno scritto per il decimo anniversario della morte di Kafka. In occasione del centenario della morte dello scrittore, questo volume aggiunge a questo contributo gli Appunti su Kafka di Theodor W. Adorno, offrendo al pubblico italiano le prospettive di due tra i più importanti filosofi del Novecento su un autore enigmatico e per certi versi incomprensibile. Non esistono chiavi di lettura definitive per Kafka, tuttavia proprio l’indecifrabilità della sua scrittura invita a entrare in un universo dove la logica convenzionale è sospesa e la quotidianità si carica di una spaesante estraneità. Benjamin e Adorno ci aiutano a comprendere che quel che leggiamo nei romanzi e nei racconti di Kafka non è mero intrattenimento, ma un esercizio filosofico che ci prepara a riconoscere, e forse ad accettare, le incongruenze nascoste nelle pieghe del reale.

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Sette sere

Non potrebbe essere una lista dei migliori libri di Macity senza un fuori sacco. Ed eccolo, nientemeno che del grande Jorge L. Borges, che parla attorno a Kafka: non lo cita, ma è lui l’anima del pensiero.

E di cosa si parla? Basta scorrere l’indice degli argomenti di questo ciclo di conferenze – la Divina Commedia, l’incubo, Le mille e una notte, il buddismo, la poesia, la Cabbala, la cecità – per rendersi conto che in quelle sette sere del 1977 Borges volle offrire al pubblico un compendio dell’intera sua esperienza di lettore e di scrittore.

Un lettore «edonista», che esorta ad affrontare la Commedia «con la fede di un bambino» e in generale a ignorare la storia della letteratura, perché solo i testi contano, e l’emozione estetica che sanno procurarci. E proprio per trasmettere questa gioiosa, leggera forma di edonismo, Borges, memore dei confabulatores nocturni che si dice svagassero l’insonnia di Alessandro il Macedone, punteggia ogni conversazione di racconti: il dantesco «episodio di Ulisse», l’incubo di Wordsworth, la «storia dei due che sognarono» delle Mille e una notte, la leggenda del Buddha e quella del golem.

Ma c’è di più: mentre discorre affabilmente dei libri che lo hanno appassionato, vediamo delinearsi le idee che questi hanno depositato nelle sue opere, tracciando un sentiero luminoso: l’idea che la realtà è un’illusione, un grande sogno che, se vogliamo, possiamo chiamare Dio; che anche il testo è «il mutevole fiume di Eraclito», giacché ogni lettura (o rilettura, o ricordo di quella lettura) lo rinnova; che inventare è ricordare, e la letteratura, di conseguenza, infinito reimpiego di materiali preesistenti.

Il lettore e lo scrittore – ne abbiamo qui la conferma – nel caso di Borges coincidono miracolosamente.

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