Come si fa a non innamorarsi di Napoli? La città campana è stata tutto: il terzo comune per popolazione dopo Roma e Milano che sorge tra il mare e il vulcano, ha una storia molto antica, iniziata nell’VIII secolo avanti Cristo, quando venne fondata dai greci, anche se gli archeologi hanno trovato tracce di insediamenti molto più antichi. È stata poi una importantissima città romana ed era conosciuta col nome di Neapolis che significa “nuova città”.
Napoli ha uno dei centri storici più belli del mondo, patrimonio dell’Unesco, ricco di monumenti di straordinaria bellezza, ed una posizione geografica invidiabile, al centro di uno dei golfi più belli e celebrati del mondo, con lo sfondo spettacolare del Vesuvio. Sua una poetica ma anche sua una letteratura fatta di artisti i più diversi, tra i “figli di Napoli” e quelli che nella città sono andati per cercare conforto e bellezza, al sicuro della cose brutte del mondo.
Iniziamo a capire com’è fatta Napoli, come arrivarci, come girarla. Ma le sorprese letterarie non mancheranno, non abbiate paura. Buona lettura.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
Napoli, Pompei e la Costiera Amalfitana
Una guida completa, perfetta da tenere nello zainetto o in borsa per girare non solo Napoli ma alcune delle mete campane più importanti: la costiera amalfitana e Pompei. “Napoli, Pompei e la Costiera Amalfitana sono un insieme inebriante di vie ricche di varia umanità, palazzi decadenti, borghi color pastello e panorami suggestivi.” In questa guida: escursioni a piedi e in auto, dimore reali e borghi, a tavola con i campani, Campania Felix.
Napoli. The Passenger. Per esploratori del mondo
The Passenger, la rivista da libreria pubblicata da Iperborea, ha dedicato un numero spettacolare a Napoli. Nell’anno cruciale delle elezioni comunali che sanciscono la fine dell’era de Magistris, The Passenger torna a esplorare una città italiana. Il volume si apre proprio con una riflessione dello storico Paolo Macry sui sindaci più carismatici del dopoguerra, populisti ante litteram che non di rado hanno incarnato una vocazione monarchica distanziandosi dai partiti nazionali. Il presunto eccezionalismo locale è forse dovuto al rapporto morboso e indissolubile con il passato? si chiede il ricercatore Lorenzo Colantoni mentre ci accompagna in un viaggio attraverso le mille stratificazioni del centro storico.
Anche il culto dei defunti rientra in questa specificità che ripercorriamo visitando con Carmen Barbieri il cimitero di Poggioreale, una città nella città, che al suo interno include dieci cimiteri, secoli di storia e abusi edilizi. Una pagina del recente passato – la presenza dell’esercito americano durante la guerra – ha lasciato una piacevole eredità rendendo Napoli musicalmente meticcia come ci racconta Francesco Abazia nel suo articolo Neri a metà. Cristiano de Majo, scrittore e giornalista, ci svela invece una Napoli «normale» e quasi surreale, quella del quartiere della media borghesia in cui è cresciuto, il Vomero, il meno raccontato di una città che invece negli ultimi anni ha vissuto una sorta di ipernarrazione cinematografica e letteraria.
E così Peppe Fiore nel suo Partenosfera per la prima volta prova a fare un bilancio di questa stagione in cui Napoli è diventata la città più filmata del Belpaese. Una storia di successo nazionale poco raccontata è quella di Fanpage, il sito più cliccato d’Italia: Raffaella Ferré ci aiuta a mappare l’insolito panorama giornalistico napoletano. Una notizia che ha spaccato l’opinione pubblica è stata quella della decisione di censire e rimuovere i tanti altarini abusivi e murales dei quartieri popolari che celebrano i giovani uccisi in scontri a fuoco con la polizia o con la camorra. Questa criminalizzazione indiscriminata di una forma di espressione del sentimento e del risentimento popolare è al centro dell’articolo di Alessandra Coppola. Una manifestazione gioiosa e immancabile di napoletanità è quella del tifo calcistico evocata con passione e un pizzico di nostalgia da Gianni Montieri in Voci azzurre. Piero Sorrentino invece ci porta in quello che è stato il cuore industriale della città, i quartieri di Bagnoli e San Giovanni a Teduccio, che oggi vivono in un limbo tra speranze e frustrazione per il lento processo di riqualifica. In questo numero di The Passenger, illustrato con le foto di Mario Spada, famoso per il suo lavoro documentaristico su Napoli, torna anche la graphic novel, con l’illustratrice Cristina Portolano che disegna una cartolina della città che cambia.
Napoli a piedi. Guida insolita alla città
Letteralmente, un’altra Napoli. Napoli è una città “raccolta”, tra le colline e il mare, con strade strette, pessima per le auto, perfetta per chi ha voglia di muoversi a piedi. In questa guida alla città, ci muoveremo dalla Pedamentina a San Martino, lungo il Petraio, Calata San Francesco, Salita Cacciottoli, Cupa Vecchia, il Moiariello, vico Paradisiello e poi da Capodimonte al mare della Gaiola, per girare a piedi la città da un capo all’altro. Dieci percorsi per una ragnatela di scorciatoie, per percorrere la città in tempi brevi, immersi in aree di silenzio, lontani dal traffico cittadino.
Storia di Napoli
Per chi vuole una storia più istituzionale di Napoli. Il racconto di una città e delle sue vicende storiche, politiche ed economiche, complesse e singolari. Dal 1500 alle soglie del terzo millennio, da Consalvo di Cordova e i Borboni fino a Vittorio Emanuele, il fascismo, la guerra e gli americani, il laurismo e il massacro urbano: Ghirelli, con un ritmo incalzante da reportage, disegna un ampio affresco nel quale le vicende politiche si fondono con i rapporti economici e le mutazioni sociali scandiscono il racconto delle miserie e delle glorie quotidiane, da sempre al centro dell’inconfondibile originalità della cultura napoletana (Serao, Di Giacomo, Viviani, Eduardo, De Simone). Tappe di un percorso che documenta le responsabilità storiche di una classe dirigente locale e nazionale, che ha contribuito al disfacimento sociale ed economico di Napoli. E che spiega come si è arrivati ad abbandonare questa città nelle mani sempre più avide della camorra, nonostante le inesauribili energie culturali e morali.
Storia del Napoli. Una squadra, una città, una fede
Non si può parlare di Napoli senza parlare del Napoli. Tra le tifoserie più passionali e pittoresche del mondo, il Napoli ha sicuramente un posto d’onore. Per rendersene conto, basta entrare allo stadio San Paolo durante una partita: il Napoli è diverso dalla maggior parte dei club professionistici. Squadra dalla chiara connotazione identitaria, l’amore con la città ha radici profonde che si diramano sotto il tessuto cittadino, dal Vomero, passando per i Quartieri Spagnoli, giù fino al mare. Ed è proprio qui che inizia la storia del calcio a Napoli, quando sul finire dell’Ottocento un gruppo di marinai inglesi allestisce un campo vicino al porto, al Mandracchio.
Dalla nascita del club nel 1926 è un susseguirsi di imprese gloriose e rovinose disfatte: un moto armonico del tutto simile a quello della città. Il Napoli, infatti, finisce per incarnare fino in fondo gli eccessi e le contraddizioni, sociologiche e culturali, di un’intera metropoli. Squadra popolare e interclassista, che accomuna nella “malattia” del tifo il sottoproletario, l’operaio, il professionista e l’uomo di cultura, diventa subito strumento e simbolo del riscatto rivendicato da una ex capitale mortificata nei suoi antichi splendori, da anni trasformati in pregiudizi. Squadra condizionata dal contesto sociale urbano, anche negli aspetti deteriori, come ha dimostrato in alcuni momenti l’inquietante ombra dei clan della camorra. Gigi Di Fiore ricostruisce l’avventurosa “Storia del Napoli”.
La storia dei suoi istrionici presidenti, da Achille Lauro ad Aurelio De Laurentiis, e soprattutto la storia dei suoi molti campioni, da Sallustro a Sívori, da Zoff a Krol, fino a Cavani, Lavezzi e Higuaín. Su tutti, naturalmente, splende la stella Maradona, fuoriclasse controverso, protagonista della stagione più gloriosa della squadra, mito ed espressione congeniale di una città unica al mondo.
Napoli prima di Napoli. Mito e fondazioni della città di Partenope
Il mito, la leggenda di Napoli prima di Napoli: i suoi segreti e soprattutto la sua storia mitica delle origini. Napoli, la città che secondo il mito era sorta dove una sirena si era lasciata morire, conserva, nel nome, il mistero di una doppia fondazione: Neapolis è la città nuova, che succede a Parthenope, il più antico insediamento di origine cumana. Ma come avvenne tale rifondazione e perché? Per molti anni la ricostruzione storica delle vicende che da Parthenope portarono a Neapolis è stata fissata combinando fonti letterarie e archeologiche da cui si ricavava una data di fondazione successiva alla battaglia di Cuma del 474 a.C.
Oggi il quadro di riferimento è radicalmente mutato per effetto dei grandi scavi seguiti al terremoto del 1980 e ai lavori per la metropolitana, con le loro straordinarie scoperte. Questo libro non si limita a definire la cronologia della città, ma illustra le trasformazioni urbanistiche e architettoniche che interessarono il nucleo originario, permettendoci di riscriverne la storia fino all’età romana, epoca a cui rimanda l’eccezionale scoperta del santuario dei Giochi Isolimpici (i Sebastà), testimonianza dell’ammirazione dell’imperatore Augusto per la cultura greca che Neapolis conservava come nessun altro centro dell’Italia antica e tutt’ora visibile nell’impianto urbano della “città porosa”.
Il mare non bagna Napoli
Napoli è anche letteratura, come sa e dimostra Anna Maria Ortese. “Il mare non bagna Napoli” è – sottolinea Pietro Citati nella prefazione – una straordinaria discesa agli Inferi: nel regno della tenebra e delle ombre, dove appaiono le pallidissime figure dei morti. Di rado un artista moderno ha saputo rendere in modo così intenso la spettralità di tutte le cose, delle colline, del mare, delle case, dei semplici oggetti della vita quotidiana.
Anna Maria Ortese attraversa l’Ade posando sulle cose e le figure degli sguardi allucinati e dolcissimi: tremendi a forza di essere dolci; che colgono e uccidono per sempre il brulichio della vita. Nei racconti compresi nella prima parte del libro, questi sguardi penetrano nel cuore dei personaggi: ne rendono la musica e il tempo interiore, come molti anni prima aveva fatto Cechov”.
Il ventre di Napoli: (Ediz. Integrale)
Leggere Matilde Serao è sempre una (ri)scoperta. Scritto in due fasi, tra il 1884 e il 1904, e pubblicato due anni dopo, Il ventre di Napoli è forse l’opera più conosciuta della scrittrice napoletana. Si tratta di una serie di cronache, la cui protagonista, come nelle altre sue opere, è l’anima della città, colta in tutte le sue sfumature, dai momenti più patetici e tristi ai più folcloristici e scoppiettanti.
La pelle
Napoli è anche Curzio Malaparte, che con questo romanzo trateggia una storia incredibile. Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell’ottobre del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una peste che corrompe non il corpo ma l’anima, spingendo le donne a vendersi e gli uomini a calpestare il rispetto di sé.
Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un osceno, straziante orrore: la peste, è questa l’indicibile verità, è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null’altro rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l’anima, come un tempo, o l’onore, la libertà, la giustizia, ma la “schifosa pelle”. Come ha scritto Milan Kundera, nella “Pelle” Malaparte “con le sue parole fa male a se stesso e agli altri; chi parla è un uomo che soffre. Non uno scrittore impegnato. Un poeta”.
Così parlò Bellavista. Napoli, amore e libertà
Luciano De Crescenzo è stato forse uno degli autori italiani meno capiti e celebrati. Eppure, tra filosofia e narrativa pura, l’ex dirigente Ibm ha saputo ammaliare varie generazioni di italiani (e non solo). Secondo don Gennaro Bellavista, professore partenopeo purosangue, troppe sono le banalità che si dicono e si scrivono su Napoli e sui suoi abitanti, sul suo mare e sul suo Vesuvio col pennacchio.
La vita a Napoli è ben altra cosa. È un’arte sottile. «Solo a Napoli ognuno vive in un’inebriata dimenticanza di sé» scriveva Goethe, felicemente sorpreso. Ma non solo a Napoli, scrive Luciano De Crescenzo, il sorriso e il sentimento aiutano l’intelligenza nel mestiere di vivere, sempre seguendo l’infallibile ricetta del professor Bellavista, che «è pure abbastanza facile da ricordare: metà amore e metà libertà». A quarant’anni dalla sua prima pubblicazione, “Così parlò Bellavista” non ha perso la sua forza dirompente e la sua sagacia filosofica, confermandosi come un “piccolo classico” della letteratura partenopea che è anche una straordinaria rappresentazione della natura umana.
Viaggio a Napoli
Visto che Bellavista citava Goethe, perché non guardare il suo libro, tra i più famosi e belli del filosofo e autore tedesco? Sono le pagine del soggiorno napoletano di Goethe, uno straordinario affresco della città di fine Settecento e una testimonianza del fascino che questi luoghi esercitarono sull’animo del poeta. Siamo nel 1787, il colto e raffinato letterato tedesco intraprende, come tanti in quell’epoca, il suo Grand Tour che resoconterà nel celebre “Viaggio in Italia”. Ma le annotazioni più toccanti sono appunto dedicate alla città partenopea dove trascorrerà due mesi al termine dei quali la definirà il luogo “più meraviglioso del mondo”.
Così lontana, così vicina. Napoli negli occhi e nella mente degli scrittori
Chiudiamo la nostra raccolta dei migliori libri per vedere Napoli con una sorpresa, cioè un libro molto particolare, un all star della letteratura con Pier Luigi Razzano. Dodici storie di viaggi, reali o immaginari, che hanno come unico approdo sempre Napoli. Gli infiniti volti della città nascono dagli occhi di chi la guarda: Emily Dickinson, Hans Christian Andersen, Nikolàj Gogol’ Fedor Dostoevskij, Henrik Ibsen, André Gide, Sigmund Freud, Walter Benjamin, Jean-Paul Sartre, Pablo Neruda, Albert Camus, Marcel Proust. In questa raccolta la scelta di partire, abbandonare la casa, i luoghi conosciuti, è una ribellione in favore dell’ignoto per conoscere, farsi sorprendere. E nessuna città come Napoli può riservare al viaggiatore e allo scrittore maggiori sensazioni e il passaggio ad una inedita dimensione.
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