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I migliori libri per chi ama l’architettura

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In questa raccolta dei migliori libri dedicati all’architettura vediamo cosa potrebbe essere interessante leggere e conoscere per chi ama l’antica arte del costruire. C’è la passione per i grandi architetti (e qui faremo giustizia della vita di uno dei più grandi di tutti), c’è la passione per la letteratura che dà spazio alla volontà di costruire, e c’è il desiderio di distrarsi con qualcosa di nuovo ma che piaccia.

Abbiamo chiesto ad amici e conoscenti che sono nel ramo quali libri amano di più, abbiamo fatto la nostra selezione basata anche su uno scaffale di lettura che, come i lettori di Macity sanno, è piuttosto ricco, e abbiamo tirato fuori quelli che pensiamo siano i migliori libri del settore. Con anche una piccola sorpresa.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

12 racconti con casette

Michele De Lucchi è stato uno dei più grandi architetti e designer italiani. Questo è un libro che getta uno sguardo inedito su uno degli architetti italiani più poliedrici e apprezzati nel mondo. Michele De Lucchi non è mai stato un architetto comune: disegna case da abitare ma al tempo stesso modella, con uno strumento inusuale come la motosega, piccole case di un mondo fuori dal tempo. Le costruisce in legno, materiale senza limiti né regole animato da una vita propria, che reca i segni del tempo come la pelle umana e obbliga spesso chi lo modella a improvvisi cambiamenti in corso d’opera. Questo libro presenta dodici casette accompagnate da altrettante riflessioni sul continuo e quotidiano confronto a cui si sottopone ogni uomo, architetto compreso, con forze come il Tempo, lo Spazio, la luce del sole, le mode e il cliente più scomodo e intrattabile: la propria coscienza.

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Mio amato Frank

Nancy Horan ha raccontato due vite con questo libro. Due vite straordinarie. Prima del Guggenheim di New York, prima della Casa sulla cascata, Frank Lloyd Wright nel 1909 era solo un giovane promettente architetto. Così, quando Mamah Cheney e il marito decisero di affidargli il progetto della loro nuova casa, sembrava un incarico come un altro. Nessuno poteva sapere che quella casa sarebbe finita nei manuali di architettura. Né che sarebbe stata la scintilla di un adulterio e di un amore scandaloso. Sette anni di ricerche storiche, diari, lettere e documenti per un romanzo che è al tempo stesso l’avvincente ritratto di un’anima femminile e del suo tormento, e un affresco di un’intera epoca storica.

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Le donne

Se pensate che Nancy Horan avesse raccontato tutto, aspettate di leggere quel che ha da dire T.C. Boyle sulla vita sentimentale del grande architetto americano. Esistono infatti molti modi per raccontare la vita di un uomo come Frank Lloyd Wright. Boyle ne sceglie uno davvero particolare: le sue donne. Al diavolo il successo, l’intuizione che l’architettura deve creare un’armonia tra uomo e natura, o i progetti che hanno cambiato definitivamente il concetto di spazio vitale. Al diavolo tutto questo. Meglio parlare di sesso e di tradimenti, deviazioni dell’anima e contraddizioni, fallimenti e chiusure nel carattere del grande architetto. A innescare un percorso di memoria a ritroso è l’ironico e spesso sorprendente sguardo di un giovane studente di architettura giapponese – Sato Tadashi – che nel 1932 sbarca alla corte di Frank Lloyd Wright. Così, con passo di danza, fa entrare Olga, una ballerina serba che l’architetto incontra quando ha più di cinquant’anni e lei non arriva alla trentina. La porta con sé come donna delle pulizie a Taliesin, nel Wisconsin, il nido d’amore creato per un’altra amante, e presto diventa la terza moglie dopo Miriam. Miriam è una morfinomane, in gioventù sensuale e passionale, che ha costretto Wright a divorziare, e che tenta, prima con la violenza e poi attraverso vie legali, di allontanarlo da Olga. Andando ancora indietro, emerge, vigoroso e straziante, il personaggio di Mamah, un’amante dell’architetto, femminista ante litteram, che dà a Wright sei figli e viene uccisa in una notte di follia da un domestico infuriato per essere stato ingiustamente licenziato.

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Una autobiografia

Se vi siete incuriositi all’opera e alla vita di questo grande maestro dell’architettura e del design, forse c’è un libro che potrebbe riuscire a saziare la vostra sete di sapere. È un libro incredibile, ricchissimo, veramente potente. Ma dovete sbrigarvi a prenderlo, perché è andato esaurito da tanti anni (è stato tradotto in italiano nel 1998) e si trova sui siti solo raramente. Però che libro, che autobiografia. Che maestro, questo Frank Lloyd Wright.

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La fonte meravigliosa

La grande opera di Ayn Rand. Ispirato alla vita del rivoluzionario architetto americano Frank Lloyd Wright, questo romanzo è la storia di Howard Roark, giovane pieno di talento disposto a rinunciare a fama e carriera pur di non dover scendere a compromessi con i suoi ideali. Uomo esemplare, integro e fedele a se stesso, Roark lotta contro i pregiudizi e le convenzioni per affermare il proprio genio artistico. Ma è anche la storia di Dominique Francon, vera e propria eroina, la donna che, pur amandolo disperatamente, farà di tutto per sfuggirgli e per distruggerlo. Sarà un amore contrastato, sofferto e impossibile che si intreccia indissolubilmente con la vita e la carriera di Roark e che ne determinerà fatalmente gli esiti.

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Il tema. La rivolta di Atlante

Non si può parlare di America senza parlare del colossale romanzo di Ayn Rand Atlas, qui diviso in tre parti. In un’America devastata da leggi assurde che scoraggiano l’impresa individuale, Francisco D’Anconia, Ragnar Danneskjòld e John Galt mettono in atto lo sciopero dei cervelli. Le avventure dei tre si intrecciano con quelle di Dagny Taggart, protagonista di appassionanti amori, che da sola troverà l’oasi nella quale si sono rifugiati i reali produttori della ricchezza che non possono più acconsentire a essere derubati del loro lavoro e a farsi dare, in aggiunta, la colpa di ogni disastro. I personaggi del romanzo si dividono dunque tra coloro che tramite progetti razionali vogliono migliorare la realtà e coloro che, invece, danno ascolto soltanto ai propri sentimenti e alle proprie emozioni. Con La rivolta d’Atlante, di cui Il tema è la prima parte, Ayn Rand realizza lo scopo della sua vita: scrivere un romanzo sulla libertà dell’uomo, sull’incrollabile fiducia dell’individuo nella propria creatività, sul disprezzo per i compromessi, sul rifiuto del primato della società sul singolo.

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Parole nel vuoto

Visto che questo è il filone che stiamo seguendo, perché non prendere questo fantastico volume di Adolf Loos, architetto austriaco di grande fama e fortuna, pioniere dell’architettura moderna e fortunosamente pubblicato da Adelphi. Scrive nella prefazione Karl Kraus: «Adolf Loos e io, lui letteralmente, io linguisticamente, non abbiamo fatto e mostrato nient’altro se non che fra un’urna e un vaso da notte c’è una differenza e che proprio in questa differenza la civiltà ha il suo spazio. Gli altri invece, gli spiriti positivi, si dividono fra quelli che usano l’urna come vaso da notte e quelli che usano il vaso da notte come urna».

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Le città invisibili

Non c’è architetto che non ami questo libro di Italo Calvino sopra tutti gli altri. “Si presenta – scriveva Calvino – come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan imperatore dei Tartari. A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perché tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili. Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. Il mio libro s’apre e si chiude su immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici.»

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Martin Dressler. Il racconto di un sognatore americano

Che libro particolare, questo di Steven Millhauser, sul desiderio di costruire andando oltre qualsiasi limite. Nella New York di fine Ottocento – una città in profonda trasformazione, uno spazio delle possibilità pronto ad accogliere il futuro, abitata da imprenditori e inventori ansiosi di forgiare il proprio destino – il giovane Martin Dressler aiuta il padre nel negozio di sigari di famiglia. Presto inizierà a lavorare in un hotel, prima come garzone, poi come fattorino, segretario, direttore, salendo la scala del successo fino a diventare un imprenditore innovativo e fortunato, un ideatore e costruttore di alberghi sempre più grandi, lussuosi, fantasmagorici. Nel corso della sua ascesa economica e personale, Martin sarà accompagnato da due sorelle, una eterea e sognatrice, l’altra pratica e determinata. La visione di Martin Dressler si farà man mano più audace, sospesa tra realtà e immaginazione, follia e ambizione, arte e industria, fino a concepire il Grand Cosmo, un immenso edificio capace di offrire ogni tipo di spazio e intrattenimento, un palazzo-universo che può sostituire la vita reale. Questo libro esplora il sogno americano in tutte le sue manifestazioni: come aspirazione, visione, incubo, allucinazione, delusione, morte.

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Il condominio

Opera distopica quasi antonomasia del grande scrittore britannico J.G. Ballard. Un elegante condominio in una zona residenziale, costruito secondo le più avanzate tecnologie, è in grado di garantire l’isolamento ai suoi residenti ma si dimostrerà incapace di difenderli. Il grattacielo londinese di vetro e cemento, alto quaranta piani e dotato di mille appartamenti, è il teatro della generale ricaduta nella barbarie di un’intera classe sociale emergente. Viene a mancare l’elettricità ed è la fine della civiltà, la metamorfosi da paradiso a inferno, la nascita di clan rivali, il via libera a massacri e violenza. Il condominio, con i piani inferiori destinati alle classi inferiori, e dove via via che si sale in altezza si sale di gerarchia sociale, si trasforma in una prigione per i condomini che, costretti a lottare per sopravvivere, danno libero sfogo a un’incontenibile e primordiale ferocia. Un assaggio: “Era trascorso qualche tempo e, seduto sul balcone a mangiare il cane, il dottor Robert Laing rifletteva sui singolari avvenimenti verificatisi in quell’immenso condominio, nei tre mesi precedenti. Ora che tutto era tornato alla normalità, si rendeva conto con sorpresa che non c’era stato un inizio evidente, un momento al di là del quale le loro vite erano entrate in una dimensione chiaramente più sinistra. Con i suoi quaranta piani e le migliaia di appartamenti, il supermarket e le piscine, la banca e la scuola materna – ora in stato di abbandono, per la verità – il grattacielo poteva offrire occasioni di scontro e violenza in abbondanza”.

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Fedeli al vinile: Una divertente commedia umana a 33 giri

C’è sempre una sorpresa al termine di una lista dei migliori libri di Macity. Anche questa volta: è un piccolo romanzo che ha vinto un premio importante al suo esordio. Alessandro Casalini regala una storia divertente e un po’ triste ambientato in Emilia Romagna. Anzi, nella Riviera Romagnola, nel settembre del 2001. Tata e Hi-Fi sono i proprietari del VinylStuff, un negozietto di Cesenatico che vende esclusivamente vinili e cerca di sopravvivere all’onda d’urto prodotta dalla rivoluzione della musica digitale. La verità è che il VinylStuff non è solamente un negozio, è molto di più. All’interno di questo novello Bar Sport si incontrano tizi come Plutarco di cui si dice che in passato abbia suonato con i Pink Floyd, il Professore, un ex insegnante di fisica che crede di essere Einstein, oppure Marione: un appassionato che individua i suoi pezzi da collezione sfruttando una sorta di “tocco magico”. Nei giorni in cui Napster arriva all’apice della sua parabola e l’iPod sta per fare il suo debutto sul mercato, Tata e Hi-Fi ingaggiano una battaglia epica tra analogico e digitale, tra il bene e il male, a suon di note, bit, fruscii e bytes. Chi la spunterà?

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L’architettrice

Infine, non poteva mancare questo capolavoro di Melania G. Mazzucco. Giovanni Briccio è un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un’epoca in cui è necessario avere un padrone, Briccio educa la figlia alla pittura, e la lancia nel mondo dell’arte come fanciulla prodigio, imponendole il destino della verginità. Plautilla però, donna e di umili origini, fatica a emergere nell’ambiente degli artisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L’incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Con la complicità di questo insolito compagno di viaggio, diventerà molto più di ciò che il padre aveva osato immaginare. Melania Mazzucco torna al romanzo storico, alla passione per l’arte e i suoi interpreti. Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l’impresa in grado di riscattare una vita intera: la costruzione di una originale villa di delizie sul colle che domina Roma, disegnata, progettata ed eseguita da lei, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.

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