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I migliori libri per capire i social network

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C’è una vera e propria rivoluzione in corso: è partita da pochi giorni, quando The Verge ha fatto lo scoop e ha scoperto che Facebook sta cambiando nome in parte per dominare il nuovo mercato del multiverso ma in parte anche per rifarsi una verginità dopo tutti i problemi di privacy e il crollo della fiducia degli utenti: l’incitamento all’odio sulle sue piattaforme, il dilagare di fake news incontrollate, la dipendenza e i comportamenti malsani correlati all’uso dei social.

La privacy è a rischio e non solo per via di Facebook: ci sono anche gli altri, a partire da Google, Amazon e Microsoft. Alcune aziende però reagiscono. Apple “blinda” la sicurezza degli utenti, per esempio, e come conseguenza il mercato della pubblicità cambia radicalmente per un terzo delle persone del pianeta. Ma non c’è solo questo.

Il ruolo stesso dei social media, che abbiamo dato per acquisito e sempre più importante negli ultimi dieci anni, sta cambiando di nuovo. La società reagisce. Quale sarà il cambiamento? Dove andremo? Per saperlo ci sono dei libri da leggere, perché se ne parla da anni anche se sono in pochi quelli che finora hanno prestato attenzione fuori dalle aule delle università. Leggiamoli facendo attenzione a capire cosa cambia per chi vuole operare sul web e nei social, e come aggiornamento “sociale” per essere comunque informati.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

I migliori racconti brevi e minimalisti made in USA


Facebook. La Storia. Mark Zuckerberg e la sfida di una nuova generazione

Torniamo al passato: andiamo a leggere i fondamentali. Questo libro inchiesta del giornalista americano David Kirkpatrick ha dieci anni nell’edizione italiana ma ancora oggi racconta buona parte della storia di Facebook e del suo creatore, Mark Zuckerberg.

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Vendere tutto. Jeff Bezos e l’era di Amazon

L’altro grande responsabile dei cambiamenti del mondo è probabilmente Jeff Bezos, che ha fatto esplodere il commercio planetario e si appresta a farlo di nuovo, nonostante la pensione anticipata a favore del suo numero due. Brad Stone sette anni fa dipingeva questo ritratto della sua azienda e dell’uomo che, per chi lo ha letto, è stato illuminante. Leggere questo libro vuol dire andare oltre la macchina del marketing e delle pr dei super ricchi e non farsi sorprendere dai cambiamenti che erano più che annunciati: telefonati!

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Mark Zuckerberg: La biografia

Veloce biografia di Mark Zuckerberg scritta da Daniel Ichbiah, che è contemporaneamente ricca di particolari e decisamente provocatoria nella sua capacità di svelare gli aspetti meno conosciuti (se possibile) di uno degli uomini più potenti del pianeta.

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The Four: i padroni: Il DNA segreto di Amazon, Apple, Facebook e Google

Il libro che ha rimesso in linea il lavoro dei colossi della rete: i quattro sono Amazon, Apple, Facebook e Google. Tre anni fa Scott Galloway ha raccontato la loro storia, spiegato le loro contraddizioni, indicato i modelli di business e le aree critiche, facendoci capire che la festa non poteva continuare. Niente di quello che sta succedendo era imprevisto da chi ha letto questo libro.

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Shockdown. Media, cultura, comunicazione e ricerca nella pandemia

Entriamo nel vivo della ricerca scientifica: Giovanni Boccia Artieri e Manolo Farci hanno messo assieme un libro nutrito dai molti contributi di ricercatori e scienziati italiani e non solo, uscito lo scorso aprile, che fa il punto sull’evoluzione dei media nell’epoca della pandemia e dei lockdown. Un instant book accademico, se possono esistere libri di questi genere, che non lascia in ombra niente della trasformazione che ci sta prendendo. Il libro è un insieme di saggi organizzati attorno a quattro mappe di orientamento: costruzione del discorso pandemico; immaginario pandemico; mutamenti virali; infodemia e pandemic politics.

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Platform Society. Valori pubblici e società connessa

La trasformazione della nostra società è stata portata avanti soprattutto dal ruolo delle piattaforme online. La loro evoluzione, il loro meccanismo di funzionamento e la possibilità che includano valori diversi e al tempo stesso omogeneizzanti, è la base di questa ricerca portata avanti da tre autori di rilevanza internazionale come José Van Dijck, Thomas Poell e Martijn De Waal. Il conflitto tra sistemi ideologici contrapposti coinvolge diversi attori sociali (mercato, governi, società civile) ed è analizzato osservando quattro settori strategici: informazione, trasporti, sanità e istruzione. Ciascuno di essi evidenzia la stretta interdipendenza tra la dimensione locale, il livello dell’ecosistema delle principali piattaforme digitali e il piano geopolitico mondiale, in cui si producono scontri di potere tra mercati globali e governi (sovra)nazionali.

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Cultura convergente

Cultura convergente è forse il libro più famoso di Henry Jenkins, il più importante autore vivente che affronta il tema della relazione tra media e società. Cultura Convergente è un saggio rivoluzionario per molte ragioni. Jenkins si immerge nella cultura popolare del nostro tempo, fotografa in che modo le nuove tecnologie la stanno cambiando, poi torna in superficie e ci mostra un reportage che in realtà non è sui mezzi di comunicazione ma su coloro che li usano per comunicare. Nelle sue foto ci siamo noi. Inoltre, il libro va alla radice di molti equivoci sulla società e la comunicazione per estirparli, spostando il cuore dei problemi da un groviglio inestricabile di banalità a una nuova prospettiva, un modo di affrontare le questioni che spiazza e ridisegna ogni barricata. Una lettura indimenticabile.

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Spreadable media. I media tra condivisione, circolazione, partecipazione

L’altro grande libro di Henry Jenkins che non può essere ignorato è la sua ridefinizione della cultura di rete attraverso l’idea degli “spreadable media”, cioè la condivisione, la circolazione e la partecipazione. Perché le persone diffondono materiali? Non c’è un solo motivo. Ciascuno compie una serie di decisioni, socialmente contestualizzate, quando sceglie di diffondere un testo mediale: si tratta di contenuto a cui val la pena dedicare del tempo? Val la pena condividerlo con altri? Comunica qualcosa su di me o sulla mia relazione con queste persone? Qual è la piattaforma migliore per diffonderlo? Lo devo mettere in circolazione allegandogli un messaggio particolare? Anche se non ha allegato alcun commento ulteriore, comunque, il solo ricevere una notizia o un video da qualcun altro arricchisce quel testo di una serie di nuovi significati potenziali. Quando si ascolta, si legge o si guarda un contenuto condiviso, si pensa non solo (e spesso neanche in primo luogo) a quello che chi l’ha prodotto poteva voler significare, ma a quello che la persona che l’ha condiviso cercava di comunicare. La diffondibilità – la spreadability diventa un attributo del panorama dei media contemporanei che ha la potenzialità di ridefinire drasticamente il funzionamento delle istituzioni culturali e politiche centrali. “Spreadable media” mette in crisi l’idea diffusa che il contenuto digitale diventi magicamente “virale”. Descrive invece brillantemente le dinamiche sottostanti il coinvolgimento delle persone nei social media, in modi che sono, al contempo, ricchi dal punto di vista teorico e significativi da quello pubblico.

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La fabbrica del consenso. La politica e i mass media

Com’è tradizione per questi elenchi di libri, due “fuoriclasse” che però ci parlano e ci fanno capire qualcosa di più. Anche in questo appuntamento, meno operativo e pragmatico del solito (ma un po’ di teoria serve per capire la direzione della nave), ci sono due letture che hanno cambiato il modo con il quale abbiamo interpretato il mondo dei media. Il primo è del linguista e attivista politico Noam Chomsky, scritto assieme a Edward S. Herman, anche lui accademico però economista anche se con una visione da radicale democratico paragonabile a quella di Chomsky che rimane, piaccia o non piaccia, uno dei più grandi pensatori critici contemporanei. In un paese democratico l’indipendenza e la libertà di espressione dovrebbero essere le qualità portanti dei giornali e di tutti i media. La realtà è però un’altra: sono le forza politiche ed economiche a decidere quali notizie dovranno raggiungere il pubblico, e in che modo. Grazie alla manipolazione delle notizie, l’opinione pubblica viene spinta a sostenere determinati interessi e punti di vista. “La fabbrica del consenso” offre un’analisi precisa su quanto siano veramente strumentalizzati i media e fornisce la chiave per interpretarne i messaggi.

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Apocalittici e integrati: Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa

Leggere Umberto Eco non è sempre una passeggiata, ma va fatto perché nelle sue pagine quasi profetiche si tengono pensieri e ragionamenti che ci riguardano tutti. Molti, forse troppi, citano Apocalittici e integrati senza averlo mai letto, ed è un peccato perché in realtà in questa raccolta di saggi di sociologia e semiotica delle comunicazioni che l’analisi di Eco scandaglia al suo meglio di volta in volta il mondo dei fumetti (esemplari i saggi su Superman, su Charlie Brown e i “Peanuts”, su Steve Canyon” di Milton Caniff), in Italia forse per la prima volta restituiti a una seria considerazione critica, quello delle canzoni popolari, della radio, della televisione, della cultura di massa, del Kitsch, della fantascienza. La dicotomia di “apocalittici e integrati” sottolinea polemicamente la specularità tra due atteggiamenti nei confronti della cultura di massa apparentemente antitetici e in realtà complementari. È esattamente quello che succede nei social tutti i giorni, ma visto più di cinquant’anni prima.

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La stanza dei libri: Come vivere felici senza Facebook Instagram e followers

Infine, la sorpresa: Giampiero Mughini ha scritto questo libro per sottolineare una diversità quasi biologica: una intera generazione, nata a cavallo della contestazione negli anni Sessanta e Settanta, i libri hanno un valore fondamentale, che annulla i social. C’è una lezione neanche troppo zen qui dentro. Mughini, giornalista e polemista televisivo ma anche raffinato e orgoglioso intellettuale della Magna Grecia (è nato a Catania, neopolis a tutti gli effetti), che ha vissuto in prima linea gli anni della contestazione, i libri non erano semplicemente libri: erano l’obiettivo e lo stemma della vita stessa. E nelle biblioteche di quei ragazzi, pareti coperte di policromi dorsi Einaudi, era racchiusa la loro identità. Così è stato per Mughini, che per i libri ha sempre nutrito una passione smodata e che ora rifiuta il sapere liquido che scorre incessantemente sui nostri schermi. Come può una fruizione bulimica di nozioni comunicate a gran velocità e con grandi semplificazioni sostituire il rapporto profondo e riflessivo con testi accuratamente scelti, che vivono per molto tempo tra le nostre mani e che diventano parte di noi?

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