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I migliori libri per amare l’italiano ancora di più

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In Italia ci sono cose straordinarie come l’Accademia della Crusca che è la più antica e più autorevole tra le accademie mondiali nate per la preservazione delle lingue nazionali (assieme all’Italia ci sono anche Francia e Spagna). Un tesoro nazionale da preservare, che non ha poteri normativi ma una autorevolezza enorme.

Ma la lingua italiana, ricchissima e arricchita ancora di più dai dialetti, dalla modernità vitale del cambiamento costante e dalla relazione dialettica con le altre lingue presenti sul nostro territorio e dal rapporto con le lingue straniere (nel tempo il francese e lo spagnolo ma anche il tedesco e oggi moltissimo l’inglese), è un patrimonio enorme da studiare, curare, praticare (bene) e di cui godere.

L’italiano non è la lingua della traduzione anodina dei libri stranieri (soprattutto inglesi) bensì quella dei nostri migliori autori. E non è quella dei grammar-nazi che pretendono che valgano solo le regole cieche, arcaiche e rigidissime delle grammatiche prescrittive, anziché accogliere la vitalità della lingua (rifuggendo però l’antilingua di cui parlava Italo Calvino) che cambia quotidianamente. Qui di seguito trovate alcuni stimoli e pensieri cartacei per andare avanti e continuare a esplorare l’italiano, cioè il modo con il quale la nostra mente di parlanti viene modellata ogni giorno nel tentativo di pensare ed esprimere le idee parlando e scrivendo.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

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L’italiano è meraviglioso. Come e perché dobbiamo salvare la nostra lingua

Se c’è un libro con il quale iniziare questa raccolta è quello di Claudio Marazzini, già presidente dell’Accademia della Crusca, linguista universitario (a Torino) e collaboratore di giornali sui quali spiega quotidianamente le meraviglie della nostra lingua e ne dipana i dubbi ricorrenti di molti parlanti. Ebbene, in questo libro Marazzini fa qualcosa di straordinario che merita di essere letto. L’italiano, ci ricorda Marazzini, ha una storia diversa da quella dell’inglese o del francese – nati con gli Stati nazionali – perché è fiorito ben prima che ci fosse l’Italia: dopo essersi sviluppato nel Medioevo come idioma popolare figlio del latino, si è arricchito splendidamente con la nostra grande letteratura diventando così, fra tutte le lingue, la più colta, raffinata e amata all’estero. Vogliamo dunque ora perdere questo nostro immenso patrimonio di sensibilità e di cultura? In questo libro Marazzini, compiendo un’analisi rigorosa e approfondita, presenta una lucida diagnosi dello stato di salute della nostra lingua e pone le basi per invertire la rotta, appellandosi anche ai politici e alle università, spesso responsabili della dispersione di parole e significati. Allo stesso tempo, passando in rassegna gli errori di ogni genere che si stanno insinuando, ci offre l’opportunità di correggerci e di recuperare le mille e mille sfumature della nostra meravigliosa lingua che forse ci stanno sfuggendo.

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L’italiano della musica nel mondo

La nostra lingua non è solo quella che parliamo noi ma anche quella che parlano in tutto il mondo studiandola: l’italiano è una delle cinque lingua più studiate al mondo. E un motivo per il quale è parlata e studiata è che fa parte della musica in maniera viscerale. Difficile immaginare un percorso dell’italiano all’estero più ricco e battuto di quello segnato dalla musica, dai madrigali al melodramma alla canzone. L’italiano ha contribuito in maniera formidabile alla costituzione del lessico specifico della musica classica e non è rimasto estraneo neppure a quello della musica pop; si è identificato a lungo con l’opera lirica, i cui capolavori, intonati spesso da grandi compositori stranieri, vengono ancor oggi eseguiti in tutti i teatri lirici del mondo; ha per decenni diffuso attraverso la canzone, anche dialettale, un’immagine amica e pacifica dell’Italia. Le sue tracce si riconoscono ancora nella musica leggera di innumerevoli Paesi.

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L’italiano al cinema, l’italiano nel cinema

Uno dei temi che più affascinano i linguisti sono gli usi potenti ma anche settoriali della nostra lingua. E il cinema è un esempio enorme, come spiegano Giuseppe Patota e Fabio Rossi. La storia della lingua italiana del Novecento è legata a quella del cinema a doppio nodo. Lo schermo, da un lato, inscena il parlato multiforme degli italiani; dall’altro, ne condiziona gli usi e contribuisce a costruirne le identità. Le tendenze realistiche della nostra cinematografia convivono da sempre con quelle espressionistiche e con quelle normalizzanti. Scritto e parlato si intrecciano nel film, dalla sceneggiatura al doppiaggio. I dieci capitoli del volume approfondiscono gli snodi fondamentali del binomio cinema-lingua, dalle origini alla Commedia all’italiana, passando per la palingenesi neorealistica; dalla lingua immaginifica di Fellini all’iperparlato di Troisi; dai rapporti tra cinema e televisione al ruolo cruciale del doppiaggio; dal tipo testuale della sceneggiatura all’onomastica filmica.

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L’italiano e la rete, le reti per l’italiano

Sempre Giuseppe Patota e Fabio Rossi (vedi il libro sopra) parlano ancora di lingua italiana in un contesto più moderno e giudicato da molti alquanto pericoloso. L’italiano è messo in pericolo dalla rete, sotto i colpi dell’inglese, delle abbreviazioni, degli errori e delle faccine. Almeno, questa è la vulgata. Con questo volume i due autori cercano di andare oltre i facili allarmismi e i luoghi comuni, delineando le caratteristiche storiche, funzionali, semiologiche e linguistiche, le implicazioni cognitive e sociali della comunicazione che attraversa la rete. Nei nove capitoli di cui si compone questo libro, linguisti specializzati nei nuovi media analizzano fenomeni quali l’interazione, l’ipertestualità, la frammentarietà, le idee dei naviganti sulla lingua, l’uso dell’inglese e dei dialetti online, il nuovo italiano popolare, le bufale, il linguaggio dell’odio, i siti dedicati all’italiano e altro ancora. L’ampiezza della prospettiva e la trattazione amichevole rendono il volume adatto anche al pubblico non specialistico.

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La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi

Abbiamo detto più volte nei titoli precedenti che uno dei grandi rischi per l’italiano è legato alla trasformazione portata dall’universalismo coatto della globalizzazione e al conseguente “obbligo di inglese”, analogo a quello che per quasi mille anni ha dominato in Europa nel Medio Evo con il latino. Neologia e forestierismi superflui: ecco un tema che appassiona e coinvolge anche i non addetti ai lavori, pronti a dividersi di fronte a una parola da accettare o respingere. Si può meditare sull’argomento in maniera scientifica, senza eccessivi cedimenti all’esteromania oggi di moda? Tenta di farlo questo libro, frutto di un convegno svoltosi presso la prestigiosa Accademia della Crusca di Firenze con la collaborazione di Coscienza Svizzera e della Società Dante Alighieri. Il volume si caratterizza soprattutto per la prospettiva internazionale: propone un serrato confronto con la situazione di altre lingue romanze, in modo da verificare e giudicare in un quadro europeo la dimensione dell’incontro con l’inglese. Oltre a specialisti italiani di chiara fama, intervengono studiosi spagnoli, portoghesi, francesi, svizzeri. Il libro è in tre lingue: italiano, francese, spagnolo.

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L’italiano sul palcoscenico

Uno studio originale, di frontiera. L’italiano e il suo ruolo nel teatro, che nei secoli ha segnato le tradizioni europee e di tutto il resto del mondo. Nicola De Blasi e Pietro Trifone lavorano su questo aspetto con perizia. Nella comunicazione scenica, diversamente da quanto accade nella scrittura letteraria, l’italiano entra direttamente in contatto con il pubblico attraverso la voce: in questo modo la lingua della tradizione da un lato raggiunge gli ascoltatori attraverso l’oralità, nella recitazione e nel canto degli interpreti, dall’altro si apre alla realtà linguistica quotidiana, che, sia pure in forme a volte stilizzate, sale sulla ribalta incontrando anche il plurilinguismo dei dialetti e i registri colloquiali dell’italiano.I saggi riuniti in questo volume, relativi a epoche diverse, dal Cinquecento al presente, permettono di seguire le scelte degli autori e le linee della nostra storia linguistica considerata dal punto di vista del palcoscenico, attraverso indagini a più dimensioni, attente agli incroci tra lingua scritta, lingua parlata e lingua del teatro (anche in musica). Senza trascurare né i grandi capolavori teatrali del passato, né il prestigio plurisecolare dell’italiano come lingua della musica e del canto, il volume, che entra anche dietro le quinte del lessico peculiare, mette tra l’altro in evidenza la perdurante vitalità dei palcoscenici nel Novecento e nel Duemila, grazie ai contributi su Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo e Dario Fo, e a quelli sulla canzone italiana popolare e d’autore, che continua a godere di una notevole fortuna internazionale.

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Come cambia la lingua. L’italiano in movimento

Lorenzo Renzi ha scritto questo libro pensando a chi giudica gli errori degli altri e di fatto immagina l’italiano una lingua morta, immutabile. “Ce l’hai cento dollari?”, “Anna pensa tipo che…”, “tu in questa cosa non devi centrare”. Si parla così l’italiano oggi? Sì, certo, non solo, ma anche così. Molti libri hanno mostrato come le lingue evolvano attraverso i secoli. Lorenzo Renzi illustra qui le dinamiche del cambiamento considerando l’italiano d’oggi. La lingua che parliamo pullula di innovazioni, delle quali il più delle volte non siamo coscienti. Ma siamo noi, i parlanti, che possiamo accettarle o respingerle. Come per le specie naturali, anche la lingua avanza attraverso novità, stabilizzazioni e rifiuti.

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Le vie dei libri. Letture, lingua e pubblico nell’Italia moderna

Ovviamente non c’è solo l’italiano parlato, teatrale, cinematografico e di mille altri rivoli di conoscenze e competenze. Ci sono anche le vie dei libri, che poi sono state quelle dei grandi autori (Dante, Petrarca, Boccaccio, cioè i tre padri dell’italiano). Dove si trovano oggi? Ci pensa Marina Roggero. Questo libro studia le radici di un problema che ha segnato la storia dell’Italia, e ne ha fatto un paese di pochi lettori, ove anche gli studenti hanno scarsa dimestichezza con le parole dei libri e faticano a orientarsi fra lessico e sintassi. Al centro vi sono i lettori e le letture popolari in età moderna, in particolare le letture di svago, affrontate intrecciando prospettive diverse – dall’alfabetizzazione alla lingua, dai libri ai processi educativi -, e analizzate per cogliere fenomeni di lungo periodo: l’analfabetismo come piaga endemica dell’Italia dei secoli passati; il divario fra colti e semicolti scavato da una lingua scritta ‘bella e impossibile’; e il disagio e l’incertezza che per molto tempo nel nostro paese hanno caratterizzato le pratiche di lettura.

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Parlare l’italiano. Come usare meglio la nostra lingua

Un grande studioso e divulgatore, Edoardo Lombardi Vallauri, affronta il tema della lingua. Nello studio, nel lavoro e nella vita privata, parlare bene è forse il fattore più importante per ottenere ciò che vogliamo. Questo libro insegna a evitare errori e cadute di stile nell’uso della grammatica italiana e dei termini stranieri o specialistici, guida a scegliere i modi di esprimersi più adatti nelle diverse circostanze, svela i trucchi della persuasione e della comunicazione efficace. Un’attenzione particolare è dedicata ai nuovi strumenti con cui si dialoga per iscritto oggi, come le chat, e i social network.

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Scrivere in italiano. Dalla pratica alla teoria

Come imparare a scrivere in italiano? Se lo sono chiesti Fabio Rossi e Fabio Ruggiano, linguisti e docenti, che hanno prodotto questo libro molto interessante di Carocci Editore. Che cos’e e come si compone un testo in italiano? Il manuale risponde muovendosi entro l’orizzonte teorico della linguistica testuale, con uno stile agile indirizzato agli studenti e ai docenti di Linguistica italiana e di Laboratori di scrittura, ma anche a quanti desiderino migliorare le proprie abilità scrittorie e comunicative. L’analisi, la discussione e la riformulazione di testi di ogni tipo e provenienza rivelano che l’universo della scrittura è molto più variegato di quanto la scuola e l’università comunemente riconoscano. Così, il concetto stesso di errore mostra la sua natura relativa, da verificare al vaglio di criteri compositivi come l’occasione comunicativa, gli scopi del testo, la relazione sociale tra gli interlocutori, le aspettative del ricevente. Il volume è completato da un glossario, da esercizi e dal sito scrivereinitaliano.it, nel quale sono disponibili le soluzioni degli esercizi e molti esercizi ulteriori, oltre a numerosi altri spunti di approfondimento e di discussione.

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Come non scrivere. Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano

Al contrario di quanti vogliono insegnare a scrivere l’italiano, ecco Claudio Giunta con una soluzione pratica ed originale. Al lavoro: schede, memorandum, presentazioni. A scuola: temi, tesine, relazioni. Nel privato: post su Facebook, email personali, chat sul cellulare. Sarà anche l’epoca degli audiovisivi e della comunicazione in tempo reale, ma non abbiamo mai scritto tanto. E più dobbiamo scrivere, meno sembriamo capaci di farlo. Ma, mette subito in chiaro Claudio Giunta all’inizio del libro, «non s’impara a scrivere leggendo un libro sulla scrittura, così come non s’impara a sciare leggendo un libro sullo sci. Bisogna esercitarsi: cioè leggere tanto (romanzi, saggi, giornali decenti), parlare con gente più colta e intelligente di noi e naturalmente scrivere, se è possibile facendosi correggere da chi sa già scrivere meglio di noi». E quindi? Non potendo insegnare come si scrive, Claudio Giunta prova a spiegarci come non si scrive, passando in rassegna gli errori, i tic, i vezzi, le trombonerie e le scemenze che si trovano nei testi che ogni giorno ci passano sotto gli occhi: dall’antilingua delle circolari ministeriali alle frasi fatte dei giornalisti, dal gergo esoterico degli accademici e dei politici al giovanilismo cretino della pubblicità… Ma in questo slalom tra sciatterie e castronerie Giunta trova per fortuna il modo di contraddire la sua dichiarazione iniziale, perché insegnare Come non scrivere significa anche dare delle utili indicazioni su come si scrive: per ogni cattivo esempio se ne può trovare uno buono da opporgli, per ogni vicolo cieco argomentativo c’è una via di fuga creativa, e spesso basta un punto e virgola per risolvere una frase ingarbugliata. In questo anti-manuale spregiudicato, arguto e divertente, nella tradizione di Come si fa una tesi di laurea di Umberto Eco ma aggiornato all’era di Google, scopriamo che per scrivere bene bisogna ripartire da un po’ di affetto per la nostra bistrattata lingua italiana, ma soprattutto bisogna tenere a mente poche regole di buon senso: se scriviamo lo facciamo perché qualcuno ci legga, capisca quel che vogliamo dire e, se possibile, non si annoi a morte. Sembra facile, no?

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Orizzonti della linguistica. Grammatica, tipologia, mutamento

Per finire, il libro “serio”, la grammatica linguistica scritta da Michele Prandi, Pierluigi Cuzzolin, Nicola Grandi e Maria Napoli. Il libro colloca la frase al centro della trattazione, integrando grammatica, tipologia e mutamento. Dopo la descrizione dell’interazione tra le strutture sintattiche della frase e un sistema indipendente di strutture concettuali nella costruzione dei significati complessi, la parte del volume dedicata alla grammatica mette a punto i criteri di identificazione delle classi di parole; quella dedicata al lessico ne evidenzia poi le strutture formali, i contenuti concettuali e la dimensione relazionale. L’analisi tipologica, integrata nella descrizione grammaticale, sposta l’attenzione dalle strutture specifiche di una lingua ai compiti funzionali comuni che rendono confrontabili soluzioni grammaticali diverse nelle lingue del mondo. Lo studio del mutamento inserisce queste prospettive nella dimensione della storia, mettendo in luce la necessità di considerare lo spazio della frase come il luogo potenziale di cambiamenti che coinvolgono diversi livelli di analisi del linguaggio e sottolineando le potenzialità connesse a questo approccio.

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Prontuario di punteggiatura

Infine, tre libri “speciali” e un po’ fuori dalla norma. Il primo è un classico scritto da Bice Mortara Garavelli e dice tantissimo di come si scrive. Professore ordinario di Grammatica italiana nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Torino, accademica della Crusca, Bice Mortara Garavelli offre con questo volume un manuale di consultazione, una risposta ai dubbi e alle domande che affliggono ognuno di noi sul modo di usare i segni di punteggiatura, nonché riflessioni sul ruolo della punteggiatura nella costruzione del testo, scaturite dall’analisi di una serie di esempi.

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Questo è il punto. Istruzioni per l’uso della punteggiatura

Un altro approccio al tema della punteggiatura, questa volta da parte di Francesca Serafini. Si può imparare a usare la punteggiatura divertendosi come quando si guarda un film? La risposta è sì, se a spiegarci come e dove mettere il punto e la virgola ci pensa una sceneggiatrice con un passato da linguista. Ecco che allora, tra una divagazione narrativa e l’altra, il grande narratore russo Isaak Babel’ si trova catapultato nello stesso universo di Perry Cox – il medico scorbutico e irresistibilmente comico della serie televisiva Scrubs creata da Bill Lawrence – per aiutarci a capire come va usato quell’insieme astruso di segnetti che costituisce la punteggiatura. Francesca Serafini usa tutto questo e molto altro (attingendo gli esempi a un serbatoio variegato di materiali: dalla grande letteratura al videogioco, dai social network alla linguistica scientifica) per dimostrare come, per imparare a usare punti e virgole, bisogna superare la vecchia concezione secondo cui la punteggiatura serve a riprodurre nello scritto le pause della respirazione nel parlato. I segni interpuntivi sono infatti, prima di tutto, un prezioso strumento sintattico che, usato consapevolmente, rende chiara la scrittura ed efficace la comunicazione. Nella guida pratica contenuta nel libro, a ogni segno corrispondono regole ed eccezioni d’autore, in una successione di consigli utili a chiunque scriva per mestiere, per passione o semplicemente per comunicare, in un’epoca in cui – tra Facebook, Twitter, e-mail e sms – la scrittura, a dispetto della complessità, conosce un’espansione sorprendente.

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‌Scrivere bene (o quasi). Ortografia, punteggiatura, stile, dubbi, curiosità

Questo terzo e ultimo libro della mini serie di sorprese finali della lista tutte dedicate alla punteggiatura, è scritto da Elisabetta Perini. Un aiuto per scrivere bene (o quasi) dedicato a chi scrive abitualmente, per lavoro o per piacere, a chi ha iniziato da poco, nel mondo pieno di parole del web e dei social network, a quanti trascorrono le loro giornate a mandare sms o a chattare. Perché tutti possano trovare il piacere di scoprire la parola giusta, il verbo corretto, la frase chiara e apprezzare la bellezza di un accento messo al posto giusto, di un capoverso usato con destrezza, di una parola nuova piena di senso o di una regola diventata improvvisamente comprensibile.

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