Quando si parla di comicità americana e internazionale non si può non fare i conti con Woody Allen. Il regista e attore americano, nato il 30 novembre 1935 nella città di New York è considerato un grande della comedia americana. Ha avuto più nomination agli Oscar per la miglior sceneggiatura di chiunque altro (16), ha vinto quattro Oscar, nove Bafta, due Golden Globe e un Grammy, è stato nominato anche per gli Emmy Award e i Tony Award e ha vinto tantissimi altri premi internazionali tra cui il Leone d’Oro e la Palma d’Oro entrambe alla carriera.
Ha iniziato la sua carriera negli anni Cinquanta scrivendo per la televisione (assieme a Mel Brooks, Carl Reiner, Larry Gelbart e Neil Simon), ha fatto lo stand-up comedian, ha fatto l’attore e il regista (oltre che il produttore) dei suoi film con una vena estremamente prolifica, ma ha anche lavorato su altri fronti, scrivendo sketch e pezzi umoristici per il New Yorker. Alla fine il suo lavoro di autore ha dato origine a una serie di libri, molti dei quali pubblicati in Italia (fu Umberto Eco a “scoprirlo” e farlo pubblicare da Bompiani, all’inizio degli anni Settanta) che adesso la Nave di Teseo ha iniziato a ripubblicare, partendo dal suo ultimo lavoro, l’autobiografia (di cui vi avevamo già dato notizia). Ecco la lista, con la consueta serie di sorpresine.
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A proposito di niente
Se avete mai visto uno dei vecchi film di Woody Allen, conoscerete il tono della sua voce anche e soprattutto nel modo con il quale è stato doppiato per l’Italia dall’indimenticabile Oreste Lionello. Quel suo modo inequivocabile di parlare, di raccontare di se stesso e di quello che gli sta succedendo. L’alter ego di Allen, che poi negli anni si è trasformato in solo autore e regista e fa interpretare ad altri attori il “suo” ruolo, è ben presente nel suo libro. La sua autobiografia, scritta tre anni fa, è un libro lungo ma che scorre velocissimo. Sembra di avere Woody Allen seduto in un angolo della nostra mente che ce lo sta leggendo. Ricco, piacevole, con anche una punta di polemica (per difendersi dall’accusa dolorosa di aver compiuto atti ignobili) ma mostrando che anche a 87 anni si può amare fortemente la vita e viverla con intensità.
Zero gravity
La raccolta di racconti scritti negli ultimi anni, il ritorno alla prosa di Woody Allen dopo un periodo complesso, a partire dal covid ma anche per via della “cancel culture” che lo ha identificato come un possibile soggetto da “correggere”, cioè cancellare. Ma Woody Allen, che scriva di attori falliti o mucche assassine, dell’origine del pollo del generale Tso o di quella del nodo Windsor, che descriva la vita sessuale delle celebrità o il talento di un cavallo pittore, è un grande osservatore della commedia umana. Ognuno di questi racconti è spiazzante, acuto e, soprattutto, spassoso. Tra galline annoiate, riunioni del Club degli Esploratori, la vita imprevedibile di Manhattan e il lusso di Hollywood, un libro che prosegue dopo quindici anni la straordinaria vena di narratore puro del regista premio Oscar. Il libro dimostra tutta la serietà dell’irresistibile umorismo di Woody Allen. “Allen – scrive Daphne Merkin nell’introduzione – non ha perso un briciolo della sua abilità nel divertirci. In questi tempi, uno dei pochi rimedi affidabili alla cupezza e alla disperazione è l’umorismo. In tutte le sue varianti, da quelle più raffinate a quelle più scurrili, ci ricorda che nella vita non c’è solo l’orrore. Mai come ora, è importante far scendere in pista i clown. Allora, signore e signori, ecco a voi Woody Allen.”
Rivincite
Ancora l’umorismo surreale di Allen, in questa sua antologia di storie comiche brevi. “Ai miei tempi, per cinque marchi ti curava Freud in persona. Per dieci marchi, ti curava e ti stirava i pantaloni. Per quindici marchi, Freud lasciava che tu curassi lui, e questo includeva una scelta fra due contorni”. Tra le confessioni del barbiere di Hitler, barzellette su rabbini confusi, innocenti canaglie e criminali incalliti, torna in libreria una delle più spassose e geniali raccolte umoristiche di Woody Allen. Tradotta in Italia grazie all’intuito editoriale di Umberto Eco, dimostra nelle sue pagine al fulmicotone quanto l’ironia dello scrittore Allen sia una scoperta che non smette di sorprendere i lettori. Introduzione di Umberto Eco, a cura di Daniele Luttazzi.
Senza piume
La cura è sempre di Daniele Luttazzi. “Non c’è dubbio che esista un mondo invisibile. Il problema è: quanto dista dal centro e fino a che ora resta aperto?” Woody Allen ha esordito come autore comico quando moltissimi tra i suoi primi lettori non avevano ancora visto i suoi film. Oggi, che è uno degli artisti più iconici del mondo dello spettacolo, la sua scrittura umoristica continua a confermarsi una lettura straordinariamente brillante sia per chi ama il regista e l’attore, sia per quanti vogliano conoscere lo scrittore sull’onda del successo dei suoi film. Pubblicato da noi per la prima volta nel 1976 con il titolo Citarsi addosso, questo libro è uno spassoso repertorio che, tra improbabili saggi e bizzarre memorie, ci consegna, tra le altre cose, una delle più riuscite espressioni della nevrosi metropolitana sempre al centro dell’attenzione del suo autore, il tutto con una scrittura di altissima qualità. Una raccolta esilarante e irriverente che mostra il talento di Woody Allen in tutta la sua genialità.
Effetti collaterali
L’ultimo dei tre volumi pubblicati dalla Nave di Teseo di recente e curati da Daniele Luttazzi. Anche questo imperdibile. “Quanto lunghe dovrebbero essere le gambe di un uomo? Abbastanza da arrivare a terra”. Questa raccolta di racconti tratta vari argomenti, come la natura della relatività e la relatività della natura, l’onnipresente minaccia degli UFO, la vita segreta di Madame Bovary e del suo amante Kugelmass, oltre ovviamente alle ossessioni preferite di Woody Allen, condivise – va detto – da molti dei suoi fan: il sesso, la morte e la religione. Che si tratti di filosofia, scienza, grandi eventi mondiali o critica gastronomica, Woody Allen ci inchioda tra queste pagine con la sua inimitabile ironia.
E Dio rise. La Bibbia dell’umorismo ebraico da Abramo a Woody
Woody Allen fa parte di una tradizione umoristica tutta americana della east coast legata alla cultura yiddish che diventa nota al grande pubblico internazionale (e americano) con i Fratelli Marx. “Dio si presenta alle porte del Paradiso e vede due file: una sterminata, con migliaia di uomini, e una composta da un solo uomo. Allora domanda a quelli della fila enorme: «Chi siete voi?» «Siamo gli uomini che per tutta la vita si sono fatti comandare a bacchetta dalle mogli». Poi si gira verso l’altra fila: «E tu cosa ci fai lì?» «E che ne so?, è mia moglie che mi ha detto di mettermi qui!»”
Woody Allen dall’inizio alla fine. Un anno sul set con un grande regista
Per capire il Woody Allen autore di libri e comico bisogna guardare il Woody Allen regista. È il lavoro di Eirc Lax, qui in edizione italiana curata e tradotta da Violetta Bellocchio. Nel 1968, i manager di Woody Allen, Jack Rollins e Charles Joffe, vengono ricevuti negli studios della Palomar Pictures a Los Angeles. Nonostante Allen sia solo un giovane autore tv e uno stand-up comedian, i produttori sembrano determinati a raggiungere un accordo per la realizzazione del suo primo film ma, quando chiedono dettagli sulla trama, il piano di lavorazione o il cast, la risposta di Joffe è sorprendente: «Mettete due milioni di dollari in un sacchetto di carta, dateci il sacchetto, andate via, e noi vi porteremo un film». Palomar accetta l’accordo e mesi dopo “Prendi i soldi e scappa” esce in sala; i giornali lo recensiscono entusiasti e in molti si accorgono del talento di questo giovane cineasta. Il processo creativo di Allen non permette intromissioni; lo sviluppo delle sue idee è strettamente legato a un metodo che è andato perfezionandosi film dopo film, calibrato al millimetro per permettergli di realizzare un’opera all’anno, sua personale forma di autopsicoanalisi. Una macchina perfetta, fatta di collaboratori fidati e consiglieri devoti, che Eric Lax, grande amico e biografo ufficiale di Allen, ha avuto la fortuna di seguire fin dal 1971. Grazie al privilegio di una prospettiva unica, Lax ci conduce all’interno di questo processo, ripercorrendo, dall’inizio alla fine, lo sviluppo e la realizzazione del film “Irrational man“; i primi appunti di trama scarabocchiati su un’agenda mentre è sdraiato sul letto nella sua casa di Manhattan, la ricerca dei finanziamenti, la meticolosa preparazione delle scene, le discussioni con il direttore della fotografia, le scelte di montaggio e colonna sonora, tutto, fino alla prima proiezione al festival di Cannes. Come nessuno aveva mai fatto prima, Lax raccoglie le indiscrezioni dei suoi assistenti, gli aneddoti degli attori o della troupe, registra il nervosismo sul set o l’euforia dell’ultimo ciak, e, durante le pause tra le riprese, ascolta Allen parlare a ruota libera di cinema e vita privata, dei registi che ama e di quelli che detesta. Scavando in profondità nella personalità di uno dei più grandi autori del nostro tempo, Woody Allen dall’inizio alla fine delizierà non soltanto i fanatici del cinema e i fan del regista, ma anche tutti coloro che si lasciano incantare dalla magia del grande schermo.
Woody Allen. Manhattan
Già, ma come sono fatti i film di Woody Allen? All’epoca della sua uscita “Manhattan” riesce per qualche tempo a mettere d’accordo ammiratori e detrattori del regista e interprete Woody Allen. Lo stesso Andrew Sarris, vecchio vate della critica statunitense e denigratore giurato del comico newyorkese fin dai suoi esordi, definisce “Manhattan” come l’unico “grande film americano degli anni ’70”. Il segreto del successo del film – o almeno della sua fortuna critica – risiede senza dubbio nella sua capacità di fondere in un equilibrio nuovo, maturo e seducente, tutte le componenti dell’universo alleniano: una perfetta comunione tra umorismo verbale e visivo, tra commedia e dramma, amalgamati in uno stile personale e originalissimo che mette il senso dello spazio e del ritmo, del racconto e degli ambienti, dell’ombra e della luce, al servizio della visione del mondo di un autore che si è cercato a lungo, e ha trovato nel cinema la sua strada.
Woody Allen. L’ultimo genio
Biografia interessante di Woody Allen scritta da Natalio Grueso. “Il cervello è il mio secondo organo preferito”: così afferma Woody Allen in uno dei suoi celebri aforismi. Del resto, la parola più usata dalle decine di persone intervistate per la stesura di questo libro, alle quali è stato chiesto di definire uno tra i più amati cineasti del mondo, è stata “genio”. Gente che ha lavorato con lui o ha avuto l’opportunità di conoscerlo molto da vicino, persone che parlano con cognizione di causa, anche se ovviamente Allen non è d’accordo: “Io un genio? Allora cosa sono Shakespeare, Mozart o Einstein? No, no, sono solo un comico di Brooklyn che nella vita ha avuto molta fortuna”. Natalio Grueso racconta della gentilezza e grande umiltà del maestro, che, superati gli ottant’anni, non smette di dedicarsi a ciò che più ama (il cinema, la scrittura e il jazz) e rifugge i red carpet, considerando i premi oggetti fatti per “prendere polvere”. Un grande genio comico che ha debuttato come ghostwriter e come cabarettista prima di diventare il riferimento della cinematografia del ventesimo e ventunesimo secolo, senza dimenticare le sue origini e i grandi maestri che lo hanno forgiato quando si infilava nei vecchi cinema della sua giovinezza per ammirare i capolavori di Bergman e del neorealismo. Ne nasce un ritratto assolutamente inedito, intimo, sulla sua carriera, le sue fobie, i suoi hobby (tra cui una poco conosciuta passione per la magia) e sul suo modo di lavorare e concepire la vita.
La vita secondo Woody Allen
Come tradizione di questi migliori libri a cura di Macity, ecco una chicca a fumetti che non può andare perduta. Nel 1976 il disegnatore Stuart Hample chiede a Woody Allen, già famosissimo, il permesso di trasformarlo nel protagonista della sua prossima striscia. Allen non solo accetta, ma prende a cuore il progetto e collabora con Hample su ogni vignetta pretendendo riunioni settimanali, mettendogli a disposizione la sua sterminata produzione di gag illuminanti e paradossali, inventandone altre sul momento. Nasce così La vita secondo Woody Allen, che proseguirà con successo, sui quotidiani di tutti gli Stati Uniti, fino al 1984. Quasi un nuovo libro di Allan Stewart Königsberg in arte Woody, un tesoro che ne mostra l’universo geniale e schizoide da una diversa prospettiva e apre una nuova finestra sulla prima incarnazione del regista/scrittore/drammaturgo/musicista newyorkese, quella di “Io e Annie” e “Manhattan“, sicuramente più divertente di quella attuale ma non meno profonda. Le migliori 300 strisce corredate da bozzetti, interviste, dietro le quinte, fotografi, che completano la figura di uno fra i più grandi umoristi del Ventesimo secolo e anche del Ventunesimo.
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