Durante le feste, che siano calde perché estive o che siano fredde perché natalizie (ma c’è chi “inverte” la temperatura delle stagioni e cerca il refrigerio della montagna a Ferragosto o il caldo dei tropici a Natale), non c’è cosa più bella che prendersi un po’ di tempo per se stessi e per leggere qualcosa di buono.
Questi sono i momenti in cui si “recupera” sia dalla filza di libri da leggere che sono rimasti in arretrato sia da quelli che non sapevamo di voler leggere ma che invece saremo felici di aver riscoperto. Ecco, questa è una delle nostre liste preferite, perché ogni volta troviamo qualcosa di nuovo da leggere o rileggere.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
Il ritratto di Dorian Gray
Perché Oscar Wilde per cominciare? E perché no? È a tutti gli effetti uno dei più grandi autori dell’Ottocento e la sua opera è fondamentale, anche se non è mai stato considerato al livello che meriterebbe. Tra tutte le cose che ha scritto, questo romanzo è semplicemente straordinario. E va riletto nell’edizione integrale, perché, per imparare l’inglese, gira l’edizione tradotta e ridotta in italiano che non rende assolutamente.
La storia la conosciamo. Dorian Gray è un giovane di straordinaria bellezza. Un giorno viene ritratto da un suo amico pittore, Basil Hallward, in un quadro che ne rappresenta fedelmente le stupende fattezze. Proprio nello studio del pittore, Dorian conosce lord Henry Wotton, uomo cinico e senza scrupoli che diventa ben presto un punto di riferimento nella vita del ragazzo. Dorian inizia così a condurre anch’egli un’esistenza fatta di eccessi e priva di ogni scrupolo morale. Nonostante le azioni malvagie di cui Dorian si rende colpevole, tra le quali l’uccisione dell’amico Basil, e nonostante il trascorrere del tempo, il suo volto non accenna a perdere la bellezza che lo caratterizza, come fosse inattaccabile sia dai segni del tempo che da quelli della depravazione. È piuttosto il suo ritratto a mostrare il peso di tutto questo.
Il ritratto di Dorian infatti, divenuto mostruoso, non è che la raffigurazione della sua anima perduta. Questa gli si mostra in tutto il suo orrore e Dorian, non sopportandone il peso, sfregia il ritratto con un pugnale, lo stesso usato per uccidere Basil. All’improvviso quel volto dipinto riacquista l’originaria bellezza, quella che tutti fino a quell’istante avevano ammirato sul volto di Dorian, dove ora appaiono invece i segni della dissolutezza e della sua vita corrotta e degradata.
Il vecchio e il mare
Hemingway è la letteratura con la “elle” maiuscola. E questo è il romanzo da leggere di Hemingway.
Per ottantaquattro giorni non è riuscito a pescare nulla: eppure, il vecchio Santiago raccoglie le forze e riprende il mare per una nuova battuta di pesca che ha il sapore di un’iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme marlin, che per due giorni e due notti trascina la sua barca nell’oceano; nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione finalmente sconfitta, Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di una vita intera.
Snow crash
Si è inventato il termine “metaverso” (ma non è un posto bello dove andare). È Neal Stephenson, e questo è il suo classico da poco ripubblicato in Italia.
America, fine del ventesimo secolo. In una società dominata da un capitalismo selvaggio e preda delle grosse corporation che hanno sostituito i governi collassati, tra scorie atomiche e periferie postindustriali, l’unico rifugio è nel Metaverso. Chi può, abbandona la Realtà e sceglie di vivere nel mondo virtuale generato dai computer, dove libertà e piaceri sono limitati solo dall’immaginazione. Ma tutto cambia quando uno strano virus informatico, chiamato Snow Crash, inizia a diffondersi tra gli hacker. L’unica speranza dell’umanità è il meno probabile degli eroi: l’hacker freelance Hiro, fattorino per “CosaNostra Pizza” nella Realtà e mago del katana nel Metaverso. Capolavoro e summa del post-cyberpunk, a metà strada tra “Neuromante” e “Ready Player One”.
Orgoglio e pregiudizio
Costa talmente poco che sarebbe un peccato non leggero. O rileggerlo altre mille volte. Questo è il capolavoro di Jane Austen. E racconta una storia totalmente contemporanea. I Bennet sono una famiglia rispettabile, ma non agiata, che vive nell’Hertfordshire, composta dai genitori e da cinque sorelle: Jane, Elisabeth, Mary, Catherine e Lydia. La signora Bennet è una donna frivola e dal comportamento spesso imbarazzante, il cui unico scopo nella vita è quello di trovare un buon marito alle proprie figlie.
Quando il ricco Charles Bingley si trasferisce vicino alla tenuta dei Bennet con le due sorelle e l’amico Darcy, si verificano cambiamenti importanti. Jane infatti si innamora, ricambiata, di Bingley, mentre tra Darcy ed Elisabeth si crea subito una forte antipatia. Nei giorni successivi Jane si reca a trovare Miss Bingley, ma a causa di un temporale si ammala ed è costretta a restare a casa dell’amica. Elisabeth raggiunge la sorella per assisterla ed è proprio in questa occasione che Darcy approfondisce la sua conoscenza della ragazza e se ne innamora.
L’arroganza ed il pregiudizio di Darcy tuttavia lo portano a convincere Bingley che Jane non è innamorata di lui, allontanandolo così da Netherfield. Jane ne soffre moltissimo ed Elisabeth si convince ancora di più della bassezza morale di Darcy, causa dell’infelicità della sorella. In seguito, durante un viaggio di piacere a Londra, Elisabeth incontra di nuovo Darcy; i due in quell’occasione hanno modo di chiarirsi ed i loro sentimenti sembrano finalmente superare i pregiudizi e l’orgoglio di classe.
Cime tempestose
Emily Brontë ha segnato alcune delle pagine della letteratura classica mondiale. Inutile girarci attorno, la sorella Brontë era un genio della scrittura. Questo classico della letteratura inglese, pubblicato per la prima volta nel 1847, racconta la storia di un amore distruttivo, quello di Heathcliff per la sorellastra Catherine, che si svolge su un’alta e ventosa collina dello Yorkshire, in una tenuta chiamata appunto “Cime tempestose”. A narrare la vicenda è il signor Lockwood, che quarant’anni più tardi si ritrova a passare la notte nella tenuta e che, incuriosito dalla presenza di strani personaggi, chiede spiegazioni all’anziana governante Nelly Dean.
Il racconto della donna comincia dal giorno in cui il signor Earnshaw, proprietario di “Cime tempestose”, porta a casa da una sua visita a Liverpool un orfano dalla pelle scura: Heathcliff. Il ragazzo si lega profondamente a Catherine, figlia del signor Earnshaw, ma le differenze sociali finiscono con il separarli, anche se la loro amicizia si è ormai trasformata in amore. Catherine sposa il ricco e gentile Edgar Linton, pur amando disperatamente Heathcliff, e quando questi viene a conoscenza del matrimonio, furibondo, giura vendetta. La sua passione è così violenta da indurlo alla distruzione degli Earnshaw e dei Linton.
Il grande Gatsby
Che storia, questa storia. Questo è infatti il terzo romanzo di Francis Scott Fitzgerald ed è considerato il suo capolavoro. È ambientato negli Stati Uniti durante il primo dopoguerra ed è il drammatico racconto di una storia d’amore. Jay Gatsby, diventato ricco e potente tramite attività illecite, nasconde nell’animo una grande solitudine che non riesce a cancellare nonostante una vita di feste, musica, belle automobili e giovani donne. Non ha mai dimenticato, infatti, il suo più grande amore, Daisy.
Il narratore è Nick Carraway che si trasferisce a Long Island proprio accanto alla splendida villa del misterioso Gatsby e ne ricostruisce la parabola esistenziale passo dopo passo. Fra i due si crea un rapporto di amicizia perché il ricco vicino scopre che Nick è il cugino di Daisy, che ha sposato Tom Buchanan, marito infedele e rozzo. Le vite sfavillanti dei personaggi e le loro forti passioni porteranno a un drammatico finale, che lascerà profonde ferite nell’animo di chiunque abbia incrociato le loro strade polverose.
Notre-Dame de Paris
Victor Hugo ha segnato alcune delle più importanti pagine della letteratura popolare francese e mondiale. Il suo capolavoro, secondo molti, è questo, che rimane straordinariamente attuale per leggibilità e scorrevolezza della trama.
L’arcidiacono di Notre-Dame, Claude Frollo, si innamora della celebre danzatrice zingara Esmeralda. Incarica perciò il grottesco campanaro della cattedrale, il gobbo Quasimodo, di rapirla. Ma il capitano Phoebus de Chateaupers la trae in salvo e conquista il suo amore. Frollo uccide Phoebus facendo ricadere su Esmeralda la colpa del delitto. Quasimodo intanto, commosso da un atto di gentilezza di lei, diventa quasi un suo schiavo e la conduce a Notre-Dame per proteggerla.
Dopo una serie di peripezie, Esmeralda verrà catturata e fatta impiccare sotto gli occhi di Frollo, che osserva impassibile l’esecuzione. Quasimodo, disperato, ucciderà Frollo e poi, con il cadavere della donna tra le braccia, si lascerà morire a sua volta.
Le due città
Charles Dickens ha attraversato tutte le epoche della Vi si trovano tutti i temi classici del romanziere inglese: l’oppressione e la violenza, la povertà e la nobiltà di spirito, il sacrificio e la redenzione.
La trama. Fra Parigi e Londra mentre “un re dalla grossa mandibola e una regina dall’aspetto volgare sedevano sul trono d’Inghilterra; un re dalla grossa mandibola e una regina dal leggiadro volto, sul trono di Francia” Dickens ambienta le vicende di un gruppo di persone coinvolte negli eventi della Rivoluzione francese e del periodo del Terrore: Charles Darnay, un aristocratico francese, vittima di accuse indiscriminate da parte dei rivoluzionari, e Sydney Carton, un avvocato inglese che cerca di redimere la propria vita per amore della moglie di Darnay.
La morte di Ivan Il’ic
C’è una storia scritta da Lev Tolstoj a cui siamo particolarmente affezionati e della quale si parla troppo poco, secondo noi. Pubblicato nel 1886, questo racconto descrive la vita di Ivan Il’ic, un borghese di buona famiglia, di discreta intelligenza e qualità mondane, costantemente preoccupato del parere dei superiori, che con le loro azioni potrebbero agevolarne la scalata sociale. Anche il matrimonio sembra confacersi alla pratica di vita da lui perseguita nella vita professionale: ha sposato la moglie più per convenienza d’affetto e sociale che per reale innamoramento.
Tutto procede per il meglio, fin quando il protagonista non subisce un banale incidente domestico. Cadendo da uno sgabello Ivan Il’ic accusa un forte colpo al fianco, un dolore che con il passare del tempo sarà sempre più costante, costringendolo a consultare numerosi medici per cercare di venirne a capo. Nella situazione di disagio indotto dalla malattia cambiano così le sue priorità. Nell’avere pietà di se stesso, comincia sempre più a essere insofferente verso la rumorosa indifferenza della gente sana.
Nessuno lo comprende né gli presta ascolto, tranne un muzik, un paesano, che fin dal giorno dell’incidente aveva cominciato a prendersi cura di lui, peraltro con un atteggiamento improntato a una straordinaria serenità. La malattia lo induce pertanto a rivedere tutta la scala dei valori che aveva ispirato la sua vita, guidandolo alla comprensione della verità: tutto è stato falso, nella vita familiare come nel lavoro. Ma alla fine della sua vita la menzogna si ritira, e Ivan Il’ic riuscirà a morire sereno, con il sorriso sulle labbra.
I tre moschettieri
Il capolavoro di Alexandre Dumas. Racconta le vicende del giovane guascone D’Artagnan, che decide di lasciare la sua famiglia per recarsi a Parigi e diventare moschettiere del re. Dopo un duello il coraggioso spadaccino, stringe amicizia con i tre moschettieri del titolo: Athos, Portos e Aramis, al servizio del re Luigi XIII. Insieme combatteranno contro il perfido Cardinale Richelieu, le sue guardie e i suoi sostenitori, tra cui l’affascinante e misteriosa Milady de Winter, al grido di “Tutti per uno, uno per tutti!”, per difendere l’onore della regina Anna d’Austria.
Ai quattro moschettieri viene infatti affidata la delicata missione di recuperare in Inghilterra i gioielli che la regina ha regalato al suo amante, prima che Richelieu possa smascherare la sua infedeltà. Con una prosa limpida e vivace, Alexandre Dumas conduce il lettore al tempo dell’ancien régime, tra duelli, inseguimenti, amori, fughe e tradimenti, creando dei personaggi straordinari e indimenticabili, sia nel bene che nel male.
Vent’anni dopo
Se avete apprezzato il precedente titolo, che rende mitiche le figure dei tre moschettieri, allora apprezzerete che questo libro di Alexandre Dumas è uno dei sequel migliori di sempre. Divertente e intenso, per niente scontato.
Sono passati vent’anni da quella “notte tempestosa e buia” che ha chiuso in maniera così tragica e fatale la vicenda de I tre moschettieri. Da allora, i quattro moschettieri hanno perso la consuetudine di vita comune che li aveva così tanto legati. Sono diventati uomini fatti, in un contesto storico che intanto è profondamente mutato. Richelieu è morto, al suo posto c’è il nuovo dominatore della scena politica francese, il cardinale Giulio Mazzarino. Anche Luigi XIII è morto, lasciando sul trono un bambino, che governa sotto la reggenza della madre, Anna d’Austria; attorno a loro, le turbolenze politiche più esasperate, i moti della Fronda.
I quattro amici hanno preso strade diverse. Solo d’Artagnan continua a prestare servizio nei moschettieri, con la stessa immarcescibile fedeltà e con lo stesso grado di tenente con cui lo avevamo lasciato. Quale combinazione di eventi, quale irresistibile attrazione, quale volontà, quale destino li riunirà di nuovo? I quattro si ritroveranno tutti nell’Inghilterra sconvolta dalla Rivoluzione di Cromwell. Scampati dopo le più incredibili peripezie ai tumulti della Rivoluzione inglese e tornati in Francia, saranno chiamati ancora, a quarant’anni come a venti, a misurarsi con i valori della lealtà e dell’amicizia. Ma vent’anni non passano invano.
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