Cosa unisce questo con quello? Il nome? La parola? Ci sono vicinanze che sono in realtà sovrapposizioni, e lontananze che appaiono solo tali, come i giochi di prospettiva dei quadri di René Magritte, che avvicinano cambiando l’angolo da cui affrontiamo la scena.
Ecco perché in questa lista di migliori libri che stanno assieme grazie all’alchimia di un momento, o meglio di una stagione (vale a dire l’autunno incipiente, a fine settembre), è sottile, fragile, aleatoria e al tempo stesso fortissima e capace di tenere le fila di molti discorsi. O nessuno. Vedete voi, perché qui troverete piccole e grandi suggestioni. Ci ringrazierete dopo, non vi preoccupate.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
Tra i pasti. Un appetito per Parigi
Cominciamo facendo un viaggio nella città che ha tutte le possibili stagioni incise nel cuore di chi la visita: Parigi. E andiamo in un’epoca precisa. Nella Parigi novecentesca fra le due guerre sbarca per un anno sabbatico, che contempla l’iscrizione alla Sorbona, il giovane A. J. Liebling. Le sue passioni sono il pugilato, il sesso e la cucina e la capitale francese offre in tutti e tre i campi il meglio che si possa desiderare. La Guide rose presenta una rassegna ragionata dei prezzi e delle prestazioni di tutte le «case chiuse» cittadine; i matches di boxe sono di gran moda, sull’onda degli incontri di Georges Carpentier e di Louis Bay Fall, detto Battle Siki; al ristorante La Perouse, tempio della gastronomia, un pranzo costa cinquanta franchi, l’equivalente di due dollari, niente per chi, come il ragazzo Liebling, arriva da oltreoceano con in tasca i soldi di papà. Ha inizio così l’educazione sentimental-gastronomica di questo ventenne figlio di un immigrato che ha fatto fortuna, ma le cui simpatie vanno più verso il popolo che verso i borghesi. Il Quartiere latino diviene il suo regno, nonché i vicoli e gli slarghi che fanno da cornice al grande mercato di Les Halles. Vermouth cassis, vin de Pays e borgogna, rilllettes, blanquette e brandade de morue si alternano sulla sua tavola, Chez Benoit, Pierre, la Closerie de Lilas, il già citato La Perouse si danno il cambio con bistrots e brasseries dove è il plat du jour a farla da padrone. Questo romanzo, pubblicato ora per la prima volta in italiano, è il resoconto divertito e nostalgico di quegli anni indimenticabili e, come scrive James Salter nella sua smagliante introduzione, «possiede tutte le qualità che Liebling attribuiva ai suoi vini preferiti. Stimola i sensi, schiarisce le idee, dispone favorevolmente verso la vita». Il risultato finale, nota ancora Salter, «è incredibilmente fresco e merita di stare sul medesimo scaffale di Festa mobile di Ernest Hemingway, con il quale può essere a ragione paragonato». Senza dimenticare La grande bouffe cinematografica di Marco Ferreri, di cui però felicemente resta solo la gioia e non la tragedia di vivere.
Friday night lights. Una città, una squadra, un sogno
Lo abbiamo aspettato per trent’anni in italiano, ma finalmente è arrivato, anche se un po’ in sordina. Uno dei più bei libri Pulitzer scritto da un giornalista che si conosca, quel genere straordinario e tutto americano del reportage narrativo. La storia? In Texas il football è una religione. E in nessun altro luogo è vissuto con l’intensità che si respira a Odessa – «paradossale combinazione tra il vecchio Sud e il selvaggio West» –, dove ogni venerdì sera d’autunno, illuminata dai riflettori dello stadio, una squadra di diciassettenni va in campo davanti a ventimila spettatori. Non ci sono atleti straordinari, forse nessuno giocherà nei pro, ma intorno alle inebrianti vittorie e alle inopinate sconfitte dei Panthers si è cementato negli anni l’orgoglio di un’intera comunità. Nel 1988 H.G. Bissinger decise di trascorrere un anno proprio lì, a Odessa, «la città peggiore sulla faccia della Terra», quella con il più alto tasso di omicidi della nazione, tra file di motel semivuoti e impianti di estrazione in disuso, dove gli abitanti pensavano che «l’unico governo buono fosse l’assenza di governo». Osservatore curioso e implacabile, Bissinger passò quell’anno a studiare e intervistare i giocatori, lo staff tecnico, la gente del posto, per ricomporre poi i tasselli di una cittadina tormentata dai fantasmi della segregazione e logorata dalla schizofrenia del mercato petrolifero, in cui l’euforia del boom cede ogni volta il passo alla depressione più nera.
I sentimenti del principe Carlo
Ora che è diventato Re, vale la pena tornare un attimo indietro e rileggere la figura di Carlo per poter rileggere cos’è l’amore, in realtà, e capire qualcosa di noi stessi. La premessa. Durante una conferenza stampa dopo il suo fidanzamento con Diana, chiesero al principe Carlo se fosse innamorato. Dopo qualche esitazione, rispose: “Sì… qualunque sia il significato della parola amore”. “Che cos’è l’amore?” Partendo dal presupposto che i problemi di cuore non sono affatto prerogativa di cantanti, star e teste coronate, Liv Strömquist riflette sui perché e sui come delle relazioni amorose. Carlo e Diana (e un incrocio di filosofi, cantanti, scrittori e i politici che popolano le pagine del fumetto) si sovrappongono a fatti e situazioni reali della nostra vita quotidiana. Liv Strömquist dimostra che, in amore, i ruoli e i comportamenti di ciascuno non dipendono da una qualche natura umana immutabile. Raccontando la storia della nostra società attraverso i rapporti d’amore, l’autrice ci invita a guardare le relazioni in modo più libero e spregiudicato svelando i limiti e le storture di un sistema eteronormativo e sessista. Dopo aver letto “I sentimenti del principe Carlo”, non guarderemo più la nostra vita di coppia nello stesso modo. Saggio in forma di fumetto, questo libro è innanzitutto un’arringa appassionata per l’autodeterminazione e la liberazione dei corpi e delle coscienze. Questo libro ha ricevuto il premio della satira “Ankam” assegnato dal magazine Expressen, ed è stato messo in scena nel 2011 da Sara Giese al Mälmo Stadteater.
La bella confusione. L’anno di Fellini e Visconti
La cosa più bella ancora di andare al cinema? Leggere di cinema. Soprattutto se ne scrive Francesco Piccolo. Otto e mezzo e Il Gattopardo sono due film epocali, girati contemporaneamente, e che tutti crediamo di conoscere benissimo. Ma se torniamo a quel mitico 1963, con Claudia Cardinale che corre da un set all’altro, Burt Lancaster che deve dimostrare di non essere un cowboy, Sandra Milo che ama l’amore più del cinema, Marcello Mastroianni troppo felice per interpretare il suo personaggio, ecco che si spalanca un mondo intero. Intanto, fuori dal set, si dibatte un Paese in cui la cultura è ancora politica, e l’epopea di un celebre romanzo rifiutato e poi riscoperto s’intreccia alle vicende personali e pubbliche di Federico Fellini e Luchino Visconti, sublimi registi avversari. Guardando dietro le quinte, Francesco Piccolo ci fa rivivere lo spirito irripetibile di un’epoca. Un racconto unico e travolgente sulla forza del genio e su quella del destino. La storia del cinema non è poi così diversa dalla vita: apparentemente lineare, ma costellata di incontri fortuiti, appuntamenti rincorsi o mancati, decisioni prese all’ultimo minuto e imprevedibili coincidenze. Fatalità cruciali che permettono a un’opera di venire alla luce, con le precise caratteristiche che poi tutti ricorderanno. La scelta di un’attrice, la luce sul set, le vicissitudini sentimentali del regista o di un comprimario – così come i tagli nel budget o una scena cambiata all’improvviso – possono scrivere a modo loro una pagina del genio universale. Il 1963 è stato l’anno di Fellini e di Visconti. Un anno decisivo per il cinema italiano, che ha visto la nascita di Otto e mezzo e Il Gattopardo. Ma prima di diventare i capolavori che ben sappiamo erano due incredibili scommesse, nonché il campo di battaglia tra due artisti rivali e profondamente diversi: mentre Claudia Cardinale cambiava il colore dei capelli secondo il capriccio di chi la dirigeva, l’intero contesto culturale italiano si stava preparando a sposare l’una o l’altra visione del cinema e del mondo. Ecco cos’è questo libro: inseguendo come un detective le figure e gli episodi che hanno fatto la Storia, Francesco Piccolo ha setacciato lettere, filmati, appunti e diari, interviste, pettegolezzi, testimonianze. Perché in questo romanzo diverso da qualsiasi altro romanzo i personaggi si chiamano Marcello Mastroianni, Ennio Flaiano, Sandra Milo, Tomasi di Lampedusa, Camilla Cederna, Suso Cecchi d’Amico, Burt Lancaster e Pier Paolo Pasolini. Muovendosi tra il mito e l’aneddoto, la voce inconfondibile dell’autore di Il desiderio di essere come tutti risveglia milioni di ricordi e ci regala la luce perduta di un’epoca. Un documentario fatto di parole: la potenza dell’arte, i segreti del cinema, i duelli di un’Italia che non sapremmo più immaginare.
Eggs Benedict a Manhattan. Ricette metropolitane di un professore poco ordinario
C’è un’età nella quale molti uomini (sì, soprattutto le persone di sesso maschile) sentono il bisogno di lasciare i propri pensieri e la propria storia ai posteri, scrivendo un’autobiografia o delle meditazioni. Sovente è un momento tragico, perché sono pochissime le persone la cui esperienza valga la pena di essere letta: non tanto per la pochezza delle vite, che nessuna vita è poca cosa in realtà, ma per quella delle loro lettere. Ebbene, questa è una felice e intelligente eccezione. Una gastro-autobiografia gustosa sotto tutti i punti di vista. Per uno spuntino goloso meglio un tuna melt di San Francisco o un’assiette de fromages francese? E per illuminare una giornata grigia è più efficace la bagna caoda piemontese o un currywurst berlinese? Un professore “poco ordinario” di letteratura russa propone racconti di viaggi che lo hanno portato in molte metropoli, senza mai rinunciare a mercati e fornelli. Un itinerario cultural-gastronomico tra città – Torino, Londra, New York, Berlino, San Francisco, Parigi, Istanbul – che si sono trasformate nel corso degli anni. Sguardi metropolitani su personaggi stravaganti, aneddoti di quotidianità vissuta, reminiscenze dal profumo nostalgico-ironico condite da ricette di piatti e bevande assaporati lungo cinque decenni. Era più struggente il profumo di cannella tra le nebbie di San Francisco o quello della polvere di carbone nel cielo sopra Berlino ancora divisa dal Muro? E, alla fine di una giornata parigina, brindare con un kir classico o royal? Chi è di sinistra gli preferirà un communard; chi tendesse a destra alzerà il calice con un cardinal. In ogni caso, salute!
L’album dei sogni
Cosa accade quando finisce una guerra? Tutto. C’è un momento cruciale, in questa storia. E c’è un “prima”, e c’è un “dopo”. Il momento cruciale è verso la fine della Seconda guerra mondiale, quando Olga, vedova di Antonio Panini, decide, insieme ai suoi otto figli, di acquistare l’edicola di Corso Duomo, nel centro di Modena. Il “prima” è la storia di Antonio Panini, scampato miracolosamente alla Grande Guerra, combattuta in trincea; del suo amore infinito per Olga, detta “la Casereina”, perché figlia del casaro; e di come nel durissimo momento tra le due guerre i due abbiano costruito una famiglia tanto numerosa quanto movimentata. Fino alla sua morte prematura, a 44 anni, nel 1941. Il “dopo” è una grande saga famigliare, e la storia di una delle più affascinanti avventure imprenditoriali della storia italiana, fatta di spirito d’iniziativa, fiuto per gli affari, passione, lavoro, inventiva. Una storia che poteva avvenire solo nell’Italia che rinasce dopo la guerra, e nell’Emilia-Romagna del boom economico, della Ferrari e della Maserati e delle prime lotte operaie, delle donne “di zigomo forte” e del calcio che diventa fenomeno popolare, del prosciutto e dello gnocco fritto, e che poteva avere come protagonista solo una famiglia come quella dei Panini. Dal più vecchio, Giuseppe, al “piccolo” Franco Cosimo, passando per tutti gli altri fratelli e sorelle, in quegli anni crescono, imparano, si innamorano, fanno figli, si ammalano, guariscono, e soprattutto lavorano, e l’edicola di Corso Duomo si ingrandisce, le nuove idee si susseguono, fino a quando non arriva “l’idea” che cambierà tutto, le figurine che hanno fatto sognare milioni di italiani.
La ricreazione è finita
Che altro dire? Stupendo. Fidatevi della Sellerio Editore di Palermo, perché è una garanzia. Marcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata. Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l’università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell’università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine. Realtà sovrapposte, in cui si rivelano come colpi di scena delle verità sospese. Che cosa contiene l’archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, La Fantasima, l’autobiografia perduta? Questo romanzo è un’opera che si presta a significati e interpretazioni molteplici. Un narrato in cui si stratificano il genere del romanzo universitario, imperniato dentro l’artificioso e ossimorico mondo dell’accademia, con il romanzo di formazione; il divertimento divagante sui giorni perduti di una generazione di provincia, con la riflessione, audace e penetrante, sulla figura del terrorista; e il romanzo nel romanzo, dove l’autore cede la parola all’autobiografia del suo personaggio. Questo libro racconta la storia di due giovinezze incompiute, diversissime eppure con una loro sghemba simmetria.
La città dei 15 minuti. Come cambiare il mondo partendo dal proprio quartiere
L’idea di una rivoluzione. Le città in cui abitiamo modellano, a volte senza che ce ne accorgiamo, la nostra vita: dove andiamo, come ci arriviamo, cosa facciamo e cosa non facciamo entro i loro confini. Ma cosa accadrebbe se costruissimo le nostre città in modo differente? E se viaggiassimo in modo diverso? E se potessimo ottenere indietro un po’ del tempo speso a spostarci e farlo nostro? In questo breve e documentato saggio, Natalie Whittle esamina vantaggi e svantaggi del concetto di città dei 15 minuti. Tra cambiamento climatico e pandemie che mettono in discussione la necessità del pendolarismo, Whittle invita a riflettere su come e perché ci spostiamo ogni giorno. Dalla Amsterdam delle auto a quella delle biciclette, dalla Parigi di Haussmann fino a una inedita Paris 2024, le città si sono continuamente reinventate e un’idea potrebbe cambiare la nostra vita quotidiana ― e il mondo ― molto più rapidamente di quel che pensiamo.
Trilogia americana: Antracite-One big union-Noi saremo tutto
Valerio Evangelisti è stato un grandissimo. Antracite, incentrato sul misterioso pistolero-stregone messicano Pantera. One big union, che vede l’irlandese Robert Coates impegnato in un’operazione di sabotaggio contro il sindacato. Noi saremo tutto, con il gangster italo-americano Eddie Florio (realmente esistito), forse il personaggio più sinistro mai creato dalla penna di Evangelisti. Tre figure e tre romanzi per raccontare le origini degli Stati Uniti d’America, tra la fine della Guerra Civile e il Novecento.
Straniero in terra straniera
Il più bel romanzo di Robert Heinlein, di straordinaria attualità. Valentine Michael Smith è nato durante la prima missione umana su Marte ed è l’unico sopravvissuto alla spedizione. Cresciuto dai Marziani, non è abituato al contatto con gli esseri umani, e al suo rientro sulla Terra è completamente inconsapevole di tutto ciò che lo sta aspettando. Michael, infatti, non ha idea di cosa siano le donne, non conosce le culture terrestri né il concetto di religione. Spedito sulla Terra dovrà imparare a diventare un umano e a comprendere i pregiudizi e le abitudini sociali, a lui alieni. Il suo ritorno è carico di conseguenze: è l’erede di un gigantesco impero finanziario, oltre che il padrone di Marte. Sotto la protezione dell’irascibile Jubal Harshaw, il giovane Michael scopre ed esplora il senso morale degli esseri umani e il vero significato dell’amore puro. Fonda una sua chiesa, predicando l’amore libero e diffondendo le capacità psichiche che ha acquisito dai Marziani, affrontando con forza e determinazione l’inevitabile destino riservato a ogni Messia. Le sue credenze e i suoi poteri, che vanno ben oltre i limiti dell’uomo, condurranno a una trasformazione che altererà inevitabilmente e per sempre gli abitanti della Terra. Prefazione di Virginia Heinlein.
La parata
Uno dei più grandi scrittori viventi americani. Discontinuo ma geniale. Per commemorare l’armistizio in un paese sconosciuto del Terzo mondo appena uscito dalla guerra, viene commissionata una nuova strada che connette le due metà dello stato fratturato. Sono incaricati del lavoro due uomini che vengono da un paese del Primo mondo, due contractor mercenari. Per ragioni di sicurezza, prima di iniziare, si sono dati degli pseudonimi numerici. Numero Quattro, quello incaricato di guidare l’avveniristica macchina asfaltatrice RS-90, si attiene a una disciplina monastica: devono fare una strada perfettamente dritta, lunga 260 chilometri, e i tempi sono stretti, il lavoro deve essere completato prima della parata celebrativa. Numero Nove, che in sella al suo quad si assicura che non ci siano ostacoli davanti e dietro, è invece in vena di avventure e curioso di ciò che lo circonda. Conosce la lingua locale, mangia le cose del posto invece di limitarsi ai frullati di proteine della razione, fa amicizia come può sulla strada e, in generale, fa di tutto per non attenersi al rigoroso protocollo previsto. Quattro capisce immediatamente che Nove è un “agente del caos”, che rischia di compromettere il lavoro e che, peggio, rende più incerto il ritorno a casa. La grande protagonista di questo romanzo è l’attesa. Quattro è a modo suo simile al nostro Giovanni Drogo del Deserto dei Tartari di Buzzati: la sua fortezza è la macchina asfaltatrice in cui passa le sue giornate e i suoi Tartari sono il collega Nove e la popolazione locale. Ma il romanzo è anche la storia di scontro vizioso fra i due protagonisti, fra Oriente e Occidente, e fra le due anime contrastanti di Quattro, quella scientifica e quella umana ed empatica. Stranieri in una terra straniera devastata dalla guerra, Quattro e Nove sono protagonisti di un’allegoria che vuole mostrare l’assurdità della loro posizione e le conseguenze della loro presenza.
Città di sogni
Una saga dura, spietata, intrigante. Hollywood. La città dove nascono i sogni. Dopo essere scampato alla sanguinosa guerra che ha devastato il New England, Danny Ryan è in fuga. I mafiosi, i poliziotti e anche l’FBI lo vogliono morto o in prigione. È partito insieme al figlio, all’anziano padre e ai pochi fedeli rimasti della sua banda ed è arrivato fino in California. Qui vorrebbe solo una vita pacifica, ma i federali lo beccano e lo costringono a far loro un favore che potrebbe renderlo ricco. Oppure ucciderlo. Intanto a Hollywood stanno girando un film ispirato alla faida che ha rovinato la sua vita e Danny decide di entrare in affari con i produttori per costruire un nuovo impero criminale. Quello che non aveva previsto è che la protagonista del film è una donna bellissima, ma con un passato oscuro. Una donna di cui si innamora perdutamente. E mentre i loro mondi collidono in un’esplosione che potrebbe annientare entrambi, Danny Ryan combatte per la vita nella città dove di solito nascono i sogni. Ma dove i sogni possono anche morire. Dalle spiagge del Rhode Island fino ai deserti californiani dove i cadaveri spariscono facilmente, dai corridoi del potere di Washington in cui prosperano i veri criminali fino ai mitici studios di Hollywood dove circolano i soldi veri, questo romanzo è una saga che parla di amore, famiglia, vendetta, sopravvivenza e di feroce realtà.
La grande avventura di Astro Boy
Fuori quota a sorpresa, com’è tradizione delle liste dei migliori di Macity. Un fumetto per rilassarsi. Anzi, un grande fumetto. Nel 1967, sull’onda del successo della serie animata, Osamu Tezuka rimette mano al suo manga di Astro Boy con uno scopo ben preciso: riportare al centro della vicenda i temi e le riflessioni che caratterizzano le avventure del vivace ragazzo robot, con centomila cavalli di potenza. Il risultato è questo volume dove, tra minacciose invasioni aliene e profetici affreschi di vita del futuro, la storia di Atom/Tobio riparte da zero, un giro del mondo nel segno della lotta per l’uguaglianza.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.