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Il pacifismo dei cervelloni che lavorano all’AI

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Circa 200 dipendenti di Google DeepMind, ramo di Big G la cui mission è “sviluppare l’intelligenza artificiale in modo responsabile e a servizio delle persone”, hanno chiesto all’azienda di non rinnovare contratti militari, evidenziando preoccupazioni per possibili usi di tecnologie AI in guerra, violando principi etici dell’azienda con l’AI.

“La lettera è segno dell’estendersi di dispute tra Google e alcuni dipendenti della sua divisione AI, solennemente impegnati a non lavorare mai su tecnologie militari, un problema che riguarda anche la divisione Cloud, con quest’ultima che ha siglato contratti per la vendita per servizi di Google, compresi sviluppi dell’AI di DeepMind a diversi governi e forze militari, incluse quelle di Israele e degli Stati Uniti”, scrive TIME Magazine. “Le firme rappresentano circa il 5% dell’organico complessivo di DeepMind – una piccola parte – ma rappresentano un livello notevole di impiegati a disagio, in un settore nel quale talenti di questo tipo sono molto richiesti.

Una lettera di DeepMind che risale al 16 maggio di quest’anno inizia affermando che i dipendenti sono “preoccupati per le recenti notizie dei contratti di Google con organizzazioni militari”. Non sono indicate specifiche forze militari ma ad aprile TIME aveva riferito di un contratto diretto di Google con Israele per fornire servizi di cloud computing e AI alla Difesa Militare Israeliana nel quadro di un più ampio progetto denominato “Project Nimbus“. Nella lettera si evidenzia l’uso di tecnologia AI tra i militari israeliani destinata alla sorveglianza di massa e alla selezione di target per campagne di bombardamenti a Gaza, spiegando che imprese israeliane che si occupano di armamenti sono obbligate dal governo a comprare servizi cloud da Google e Amazon.

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“Qualsiasi coinvolgimento con militari e la fabbricazione di armi influenza la nostra posizione leader sull’approccio etico e responsabile all’IA, va contro la nostra dichiarazione di intenti ed enunciati principi sull’IA”, si legge ancora nella lettera. Tra i principi in questione, DeepMind vanta di non perseguire lo sviluppo di applicazioni AI che potrebbero causare “danni nel complesso”, contribuire all’armamento e alla creazione di tecnologie il cui scopo principale o la cui attuazione possa causare lesioni e danni ad altri, in contrasto con principi largamente previsti dal diritto internazionale e dai diritti umani.

I firmatari della lettera fanno appello ai dirigenti, chiedendo di indagare le accuse secondo le quali servizi come Google Cloud sono usati in ambito militare, chiedono inoltre di revocare l’accesso a tecnologie di DeepMind per scopi militari e di creare un nuovo organo per la governance per impedire futuri usi di questa tecnologia in ambito militare. A tre mesi di distanza dalla lettera, Google non ha ancora risposto e alcuni dipendenti hanno riferito a TIME Magazine che la frustrazione è in aumento.

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