Nascono per monitorare la qualità del sonno eppure potrebbero influirne negativamente. I bracciali Smart, secondo alcuni scienziati intervistati dal New York Times, hanno tra gli effetti indesiderati quello di esacerbare i problemi degli utenti. La causa andrebbe ricondotta all’ossessione talvolta generata dall’analisi dei dati raccolti, dati che tra l’altro – secondo le statistiche – risulterebbero molto spesso imprecisi.
Insomma l’utente che utilizza questi bracciali potrebbe credere di non aver riposato bene nonostante le cose non stiano affatto così: ciò lo farebbe perciò agitare portandolo a dover affrontare – per altro in maniera sbagliata, visto che secondo lo studio molte di queste persone passerebbero volontariamente a letto molte più ore del necessario – una reale insonnia nei giorni successivi.
Chiaramente questo non significa che tutti i dispositivi di questo tipo sono inaffidabili, come confermano alcuni produttori che si sono sentiti chiamati in causa per difendere i propri. Ad esempio il Dr. Conor Heneghan di Fitbit ha dichiarato che sono pochi gli utenti che combattono con l’ansia-da-sonno generata da un’effettiva mancanza di un riposo adeguato (riconoscibile anche dai dati di frequenza cardiaca e di movimento registrati durante la notte).
Eppure anche i dati rilevati dai dispositivi di Fitbit – come emerge da uno studio pubblicato dalla società – nella diagnosi non raggiungono il livello di precisione (70%) che si ottiene con l’auto-analisi dell’utente (90%). Perciò almeno in questo campo forse è il caso di mettere da parte la tecnologia per affidarci alle nostre sensazioni, ad oggi la migliore cartina al tornasole per comprendere se abbiamo realmente riposato bene oppure no.