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I big dell’IT scommettono sempre più su RISC-V

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Apple è da tempo interessata all’architettura RISC-V, uno standard che, a differenza di altri, è pubblicato sotto licenza open source e pertanto non richiede l’acquisto licenze per lo sfruttamento.

L’architettura in questione da tempo interessa anche aziende quali Nvidia, Google, Oculus, Qualcomm, Rambus, produttori di dispositivi IoT, e altri per creare supercomputer, smartwatch, sistemi di controllo per veicoli a guida autonoma, ecc.

Samsung, Google, Intel, e Qualcomm stanno sempre più guardando con attenzione al mondo RISC-V. Il sito PatentlyApple fa notare che Samsung ha annunciato il suo ingresso come membro del comitato direttivo nel RISC-V Software Ecosystem (RISE), progetto open source della no-profit Linux Foundation. RISE è l’organizzazione che si occupa dello sviluppo software di RISC-V e tra i nomi che fanno parte di questa organizzazione ci sono anche Google, Intel, Nvidia e Qualcomm.

RISC-V è l’alternativa considerata più valida per chi vuole eliminare la dipendenza da ARM. Il paradigma alla base di RISC-V è visto da molti osservatori come in grado di innescare per l’hardware la stessa rivoluzione che l’opensource ha portato sul versante software.

Fondata nel 2010 da ricercatori dell’UC Berkeley, RISC-V consente di realizzare semiconduttori con performance simili a quelli con architettura ARM, permette altresì di ridurre lo spazio complessivo necessario per costruire i chip (fino al 50%) e ridurre fino al 60% i consumi. Ancora più interessante è che – al contrario di ARM – non è richiesto il pagamento di licenze (royalty per lo sfruttamento di proprietà intellettuali) e quindi un po’ tutti i big del settore stanno sondando territori inesplorati o esplorati marginalmente in precedenza.

All’interno del chip Snapdragon 865 di Qualcomm c’è già un microcontroller RISC-V che si occupa di svolgere attività di basso livello, gestendo varie operazioni che consentono al SoC di funzionare. Finora sono stati distribuiti circa 650 milioni di core RISC-V per dispositivi mobili, auto e applicazioni IoT. Google ha già fatto capire di voler allargare sempre più il proprio supporto a RISC-V, con ovvii vantaggi come la possibilità di ridurre i costi di produzione e quindi i prezzi al consumatore.

Nei prossimi anni è prevista una crescita nell’uso dell’architettura RISC-V. ARM Holdings – proprietà del gruppo giapponese SoftBank – punta ora alla quotazione in borsa nel tentativo di aumentare la redditività; sta anche valutando la possibilità di far pagare le licenze in base al costo dei dispositivi e non dei chip, con ovvi vantaggi in termini di introiti. Dal 2024 ARM avrebbe inoltre intenzione di obbligare le aziende che usano la sua architettura a sfruttare esclusivamente il suo design; Samsung usa ad esempio il design ARM e quello di AMD per i core grafici dei chip Exynos di alcuni suoi smartphone, scelta che non sarebbe più possibile se ARM confermerà l’impossibilità di integrare design diversi nello stesso chip, direzione che è già emersa nel corso di un contenzioso tra Qualcomm e ARM.

A meno di accordi specifici con ARM, anche Apple dovrà giocoforza cominciare a guardare all’architettura RISC-V (e, in effetti, ha già cominciato a farlo) ed ha tutta l’esperienza che serve per fare un ulteriore salto, come fatto con il passaggio dai chip Motorola-IBM PowerPC all’architettura x86 di Intel, da quest’ultima ai processori Mx per Mac e iPad. È stato già dimostrato che RISC-V ha caratteristiche per scalare e ricoprire gli ambiti più disparati, personalizzabile in istruzioni e funzionalità custom (come piace a Apple); RISC-V potrebbe mostrare ancora di più i muscoli con il supporto di aziende e organizzazioni varie, ottenendo un ecosistema più coeso e veramente in grado di competere con ARM.

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