Dopo un’attesa durata anni, dal 15 giugno 2017 il roaming europeo non esiste più. Cioè, esiste ma in una forma completamente diversa: chi si sposta con un telefono appartenente all’Unione europea, Norvegia, Islanda e Liechtenstein (ma anche Città del Vaticano e San Marino, escluso invece il Principato di Monaco, che tutt’ora ha tariffe di roaming penalizzanti) può utilizzare le proprie offerte e tariffe nazionali da tutto il territorio di esso senza pagare alcun sovrapprezzo (con le eccezioni nel caso di eccessivo consumo e comunque con una tetto massimo deciso dai vari operatori).
Le origini della decisione partono da lontano: il 12 luglio 2007, per la precisione, quando la Commissione europea decise di presentare una prima proposta di riduzione delle tariffe di roaming del 70%. Il cammino è stato lungo, travagliato, gli operatori hanno ovviamente remato contro come vitelli, ma alla fine ci siamo arrivati, con atti del Parlamento europeo (EU 531/2012) e del Consiglio (13 giugno 2012) tradotti con le regolamentazioni del 2015 (2120) e del 2017 (920) culminate nel definitivo atto della Commissione 2018/822. E adesso? Quali sono le conseguenze di tutte queste leggi e trasformazioni?
È presto detto: nel Rapporto stilato dalla Commissione europea sul Mercato unico digitale si analizza l’effetto della implementazione della regolamentazione del roaming nelle reti telefoniche mobili dell’Unione europea. Una serie di conclusioni prese dopo un anno e mezzo dalla attuazione. E si è subito visto che sono aumentate nettamente le chiamate e l’uso dei dati in roaming e non solo.
L’uso dei dati mobili in media è quintuplicato rispetto ai livelli del 2017. Merito certamente anche dell’aumentata copertura del 4G, la banda larga mobile sulla quale gli investimenti sono forti anche perché farà da base per la costruzione del 5G nei prossimi anni. Attualmente la copertura del 4G è passata infatti dall’85,6% nel 2016 al 90,8% a fine 2017.
«Un anno e mezzo – ha detto in un comunicato stampa il vicepresidente della Commissione europea e responsabile del Mercato unico digitale, Andrus Ansip – fa abbiamo soppresso le tariffe di roaming per i viaggiatori che si spostano nell’UE. Insieme ad altri diritti digitali, come quelli legati alla fine dei blocchi geografici ingiustificati e alla portabilità dei contenuti, questo è un buon esempio di come l’UE sia in grado di produrre risultati di cui i cittadini europei beneficiano nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo inoltre continuare a informare gli europei in merito ai loro diritti digitali, in modo che possano davvero sfruttare al massimo le nuove possibilità loro offerte».
Non c’è solo questo: una indagine di Eurobarometro, l’Istat europea mostra che il 34% dei viaggiatori adesso si connettere a Internet anche in roaming mentre prima lo faceva solo il 15%. Le persone che non utilizzano mai i dati all’estero si sono ridotte dal 42% al 19%. Inoltre, ben il 62% dei cittadini europei è a conoscenza dell’abolizione del roaming europeo e il 69% ritiene di poterne beneficiare personalmente quando andrà all’estero in vacanza o per lavoro, da solo o tramite colleghi, amici o parenti.
Gli effetti del roaming europeo insomma sono stati notevoli. Basta guardare intuitivamente anche a chi è escluso, pur essendo in Europa. È infatti il caso macroscopico della Svizzera, paese in cui solo gli utenti mobili Fastweb hanno una facilitazione per via della proprietà svizzera dell’azienda italiana. E per il nord d’Italia la Svizzera rappresenta un problema, sia con i lavoratori frontalieri che semplicemente per turisti, studenti e viaggiatori d’affari che provengono dall’Italia. E poi, come già citata prima, la dolorosissima – per i turisti che vadano in vacanza verso Mentone, in Liguria – anomalia del Principato di Monaco.
Il piccolo stato a Ovest della cittadina di Grimaldi, da cui proviene la famiglia regnante, anomalia della storia come altri microstati europei (il nostro San Marino ma anche il Liechtenstein) mantiene una inspiegabile estraneità al servizio di roaming europeo che si traduce in salatissime tariffe per chi, inavvertitamente, dovesse essere connesso alle reti monegasche quando in vacanza in Liguria o in Francia.
La ragione? Probabilmente fiscale: pur essendo parte del consorzio Eurecom, il monopolista Monaco Telecom (l’analogo della nostra Sip, che è stato privatizzato ma rimane concessionario unico delle telecomunicazioni fisse e mobili del Principato) ha da sempre un ruolo molto importante sul mercato internazionale, dove opera come “partner tecnologico” per alcuni operatori in Afghanistan, a Cipro, in Kosovo, nel Mali, in Marocco (da dove è uscito) e poi soprattutto OnAir, il consorzio di Airbus e della società svizzera Sita per le telecomunicazioni tra terra e gli aeroplani, per le quali gestisce l’integralità della rete.
Paesi in guerra, paesi con fortissimi conflitti, e poi un consorzio globale che ha bisogno di una base conveniente: sembra di capire che ci sia una ragione fiscale alla base delle scelte verso il piccolo operatore monegasco che, per quanto tecnicamente eccellente, comunque gestisce una rete con 20mila linee fisse, 35mila linee mobili e 18mila accessi a internet dal fisso dedicati e lo fa con circa 250 dipendenti. Come dire: un po’ pochi per la gestione di sistemi di telecomunicazione internazionali e addirittura globali.