Non è vero che Xiaomi copia da Apple anzi, presto accadrà esattamente il contrario: sempre più società prenderanno ispirazione e copieranno idee e design di Xiaomi. Non solo Hugo Barra respinge le accuse ma, destreggiandosi tra le esigenze funzionali di uno smartphone e il preconcetto diffuso sulla Cina come paese di clonatori, riesce a dimostrare esattamente il contrario, questo almeno nelle sue intenzioni.
Intervistato da Bloomberg sulla spinosa questione di prodotti Xiaomi troppi simili a quelli di Apple, tanto che Jony Ive li ha definiti “Un furto”, Hugo Barra, vicepresidente della società ed ex boss di Android in Google spiega che al giorno d’oggi uno smarpthone “Deve avere angoli arrotondati. Deve avere almeno un pulsante home” insomma un insieme di caratteristiche fisiche e funzionali per cui secondo Barra “Non possiamo permettere a una sola società di assumersi la proprietà di cose che sono semplicemente come devono essere”. Naturalmente nessuno impone che uno smartphone debba per forza avere bordi arrotondati o debba avere uno e uno solo pulsante Home ma il riferimento di Barra è tutt’altro che banale: su questi punti si è giocata una parte importate del processo Apple contro Samsung e l’esito non è stato sempre favorevole a Cupertino.
Il secondo argomento impiegato da Barra per respingere le accuse di copia fa leva su un preconcetto diffuso: “La gente non riesce a credere che una società cinese in realtà può essere un innovatore mondiale, può costruire prodotti di qualità incredibilmente alta”. L’intervistatrice di Bloomberg non molla: come si spiegano allora i keynote in stile Apple, addirittura i vestiti e il look del fondatore di Xiaomi, jeans e maglietta scura, che sembrano presi direttamente da steve Jobs, così come la One More Thing, la sorpresa finale nelle presentazioni? Anche qui Hugo Barra sfoggia una incredibile abilità nel ribaltare questioni e situazioni: “È tutto uno scherzo” infatti pare che in Xiaomi siano dei giocherelloni e nessuno si prende molto sul serio, in pratica tutta la scena del keynote e della One More Thing è uno scherzo goliardico ma che il pubblico (e gli osservatori) sembrano aver preso troppo sul serio. Per alcuni l’intervista dimostra la buona dialettica del dirigente, per altri il tutto può essere semplicemente definito come faccia tosta.