Le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti hanno colpito Huawei che, di fatto, è stata messa al bando dagli americani. Il fondatore dell’azienda cinese ha quantificato in 30 miliardi di dollari USA le perdite per i prossimi due anni e ci si attenda un calo sino al 60% nel numero di smartphone che saranno venduti nei mercati fuori dalla Cina.
Huawei sarà costretta a fare a meno di Google ma non è solo con questo problema che deve affrontare. iFixit ha provato a stilare un elenco di chip e tecnologie usate da Huawei, arrivando alla conclusione che fare a meno degli americani è a dir poco complesso, anche se non impossibile.
Oltre ad Android, in alternativa al quale potrebbe sfruttare un fork, in altre parole una versione ibrida del sistema operativo di Google priva solo delle funzionalità sotto licenza dello stesso, Huawei deve tenere conto di ARM: l’azienda britannica (che è responsabile dell’architettura di varie CPU usate dai cinesi) ha dato istruzioni ai suoi dipendenti di bloccare “tutti i contratti attivi, i diritti di supporto e tutti gli impegni in sospeso” con Huawei e le sue filiali per conformarsi al blocco statunitense.
33 importanti fornitori su 92 di Huawei hanno sede negli Stati Uniti. iFixit dimostra la massiccia presenza di chip made in USA presenti, ad esempio, nell’Huawei P20 e, citando il Wall Street Journal, spiega che il 7% dei componenti del P20 Pro sono statunitensi. Chip a parte, se si volesse produrre un dispositivo escludendo del tutto le tecnologie americane, bisognerebbe sfruttare anche speciali software per la creazione di circuiti, come ad esempio quelli delle californiane Synopsys e Cadence. Resta ad ogni modo il problema che è in pratica impossibile produrre chip per smartphone di qualsiasi tipo senza interferire con le proprietà intellettuali di ARM e che un allontanamento da questa architettura è a dir poco complicato.
iFixit ha provato ad ogni modo a compilare una “white list”, un elenco di potenziali fornitori utilizzabili dai cinesi, ipotizzando l’uso di processori prodotti da HiSilicon/HiSilicon o MediaTek, memorie da SK Hynix o Samsung, unità di storage da Samsung o Toshiba e chip di altri produttori in varie nazioni.
Realizzare un telefono senza ricorrere a tecnologie USA è complicato ma non impossibile. Bisogna ad ogni modo chiedersi anche altro: la mossa è conveniente visto il coinvolgimento di Qualcomm, Broadcom, ARM e altre aziende che potrebbero essere rimpiazzate con altre non statunitensi?