Il futuro nebuloso nel rapporto tra Huawei e Google, seguito al bando dell’amministrazione USA dei giorni scorsi sembra diradarsi un poco: nella serata del 30 maggio Huawei Mate 20 Pro è stato riammesso nella lista dei terminali che riceveranno Android Q in versione beta preliminare.
Non solo: poche ore prima della buona notizia sul fronte Google e Android Q beta, Huawei è stata riammessa anche nei principali consorzi di settore, per la precisione nella SD Association, Wi-Fi Alliance e anche nell’organizzazione che supervisiona il Bluetooth.
Si tratta di sviluppi notevoli e positivi per la multinazionale cinese che, colpita dal bando USA, negli scorsi giorni e settimane è stata praticamente esclusa da tutti i più importanti consorzi di settore e ha visto interrompere bruscamente rapporti commerciali, forniture e servizi da parte di Intel, Qualcomm, Broadcom, persino dalla britannica ARM, fondamentale per l’architettura dei processori mobile.
Nel momento in cui scriviamo questi primi segnali positivi per Huawei sono avvenuti stranamente non accompagnati da dichiarazioni ufficiali della società cinese. L’ultimo intervento di Huawei sulla questione riguarda il suo reparto legale che ha presentato una mozione sommaria, un aggiornamento della sua causa contro il governo USA in cui sostiene che il bando viola le leggi del Paese e anche la costituzione, oltre a non migliorare la sicurezza nazionale.
Con una delle sue mosse a sorpresa, pochi giorni dopo il bando totale, il presidente Trump ha lasciato intendere che forse esiste uno spiraglio per una soluzione positiva del caso Huawei, accennandone in uno dei suoi famosi post su Twitter e anche in alcuni discorsi, senza però precisare nulla di più.
Al momento risulta così impossibile stabilire se questi primi segnali positivi per Huawei sono gli indizi di un possibile accordo che ponga fine al bando USA o, se invece, rientrano nella sospensione di 90 giorni del bando totale, i cui effetti completi entreranno in vigore in agosto.
Se le strategie e lo stile impiegati finora da Trump e dalla sua amministrazione possono essere presi come riferimento per prevedere gli sviluppi del caso Huawei, allora optiamo per il possibile accordo risolutivo. L’imposizione di un blocco fatale per una multinazionale cinese, la cronaca della fine delle stessa azienda e poi all’improvviso un magico accordo risolutore si sono già tutti verificati lo scorso anno per ZTE.