Funzionari statunitensi affermano di avere le prove che dimostrano l’uso di backdoor da parte di Huawei per accedere alle reti telefoniche mobile di tutto il mondo. Lo riferisce il Wall Street Journal riportando le parole di Robert O’Brien, consigliere per la sicurezza nazionale: “Abbiamo le prove che Huawei è in grado segretamente di accedere a dati sensibili e informazioni personali con i sistemi che gestisce e vende in tutto il mondo”.
Da mesi gli Stati Uniti insistono nell’affermare che Huawei è in grado di accedere di nascosto alle reti degli operatori telefonici, invitando gli alleati ad escludere l’azienda dalle forniture di apparecchiature di rete. Secondo il quotidiano americano, gli USA hanno mantenuto segrete queste informazioni fino alla fine dello scorso anno; in seguito, avrebbero deciso di condividere dettagli con alcuni alleati, tra i quali Germania e Regno Unito.
Non sono stati forniti dettagli sulle accuse, affermando genericamente che Huawei avrebbe usato modalità di accesso nascoste già nel 2009, con le reti 4G. L’azienda cinese respinto le accuse e un portavoce ha dichiarato “Non abbiamo mai e non faremo mai niente che possa compromettere o mettere in pericolo la sicurezza delle reti e dei dati dei nostri clienti”.
Ad agosto dello scorso anno è emerso che Huawei ha aiutato i governi di Uganda e Zambia a spiare oppositori politici. Anche in questo caso i cinesi avevano negato, respingendo in toto le accuse ritenute infondate e imprecise, affermando all’epoca di avere avviato un’indagine interna, spiegando ancora che “”Il codice di comportamento di Huawei proibisce agli impiegati di partecipare a qualsiasi attività che comprometta i dati dei nostri consumatori e la privacy, o che violi qualsiasi legge. Huawei è orgogliosa di rispettare le leggi in tutti i mercati dove opera”.
La novità odierna è l’ennesimo colpo di scena nel confronto ingaggiato dagli USA contro l’azienda cinese accusata (fin dal 2012) di lasciare “backdoor” (porte di servizio) nei propri sistemi di telecomunicazioni riservate allo spionaggio del governo cinese