Secondo il Wall Street Journal, Huawei ha intentato una causa per contestare la decisione presa dalla Federal Communications Commission (FCC) lo scorso anno, quando è stata designata come minaccia per la sicurezza nazionale. La sfida legale ha l’obiettivo di eliminare, almeno in parte, alcune delle restrizioni che il presidente Trump ha imposto alla società durante il suo mandato.
Nella causa intentata lunedì scorso, la società sostiene che la FCC è andata oltre la sua autorità nel prendere la decisione, sostenendo peraltro che si tratti di decisione “arbitraria e capricciosa”, oltre a costituire un vero e proprio abuso non supportato da prove sostanziali.
Oltre ad etichettare Huawei come una minaccia alla sicurezza nazionale, ricordiamo, l’ordine impedisce agli operatori statunitensi di accedere al Fondo per il servizio universale dell’agenzia per acquistare apparecchiature di rete da Huawei. All’epoca, l’ex presidente della FCC, Ajit Pai, ha affermato che l’ordine è stato guidato da “un peso schiacciante di prove”:
L’anno scorso la FCC ha emesso una designazione finale che identifica Huawei come una minaccia alla sicurezza nazionale sulla base di un corpo sostanziale di prove sviluppate dalla FCC e da numerose agenzie di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Continueremo a difendere tale decisione
Durante i quattro anni in carica del presidente Trump, la sua amministrazione ha affermato ripetutamente che il governo cinese avrebbe potuto utilizzare le apparecchiature di rete di Huawei per spiare gli Stati Uniti e i suoi alleati, ma alla fine ha offerto poche prove che fosse effettivamente così. La prova più vicina è arrivata l’anno scorso, quando il Washington Post ha pubblicato un rapporto in cui si diceva che la società cinese aveva testato – ma mai implementato – un sistema di riconoscimento facciale che avrebbe consentito alle autorità cinesi di identificare individui della minoranza uiguri.
Poche ore dopo che Huawei ha intentato la causa, il suo fondatore, Ren Zhengfei, ha dichiarato ai giornalisti che avrebbe accolto con favore la possibilità di raggiungere telefonicamente il presidente Biden:
Speriamo ancora di poter acquistare molti componenti, parti e macchinari statunitensi in modo che anche le aziende statunitensi possano svilupparsi con l’economia cinese
L’amministrazione Biden non ha parlato dei suoi piani relativi a Huawei:
Non possiamo lasciare che i cinesi o chiunque altro abbia una backdoor nella nostra rete e comprometta in alcun modo la nostra sicurezza nazionale o economica
Queste le dichiarazioni di Gina Raimondo, nominata segretaria al commercio, ma che non ha parlato specificamente di mantenere Huawei nella lista nera.
Ciò che è chiaro è che tutte le sanzioni statunitensi su Huawei hanno colpito l’azienda. Quando Huawei ha venduto il suo marchio Honor a basso costo a novembre, ha affermato di averlo fatto per garantire la sopravvivenza dell’azienda di fronte alle sanzioni statunitensi. Le stesse sanzioni, inoltre, sono state responsabili del fatto che il Mate 40 di Huawei, sia l’ultimo smartphone ad avere un processore Kirin di fascia alta.
Chissà che la decisione del Tribunale, o un accordo extragiudiziale con la nuova amministrazione Biden, possa riportare Huawei agli antichi fasti. Tutti gli articoli di macitynet che parlano di Huawei sono disponibili a partire da questa pagina, invece per chi è interessato a iPhone rimandiamo alla sezione dedicata del nostro sito.