Il Consiglio di Amministrazione di HP ha rigettato all’unanimità l’offerta di acquisizione presentata da Xerox, spiegando la decisione con il fatto che l’offerta sottovaluterebbe l’azienda e l’operazione non sarebbe nel miglior interesse degli azionisti. Dubbi sono stati espressi inoltre sulla capacità di Xerox a realizzare effettivamente l’operazione, evidenziando il calo degli introiti in Xerox e la prospettiva del massiccio peso debitorio dalla nascita di una società combinata.
Xerox aveva offerto 22$ per azione, con il 77% cash e il 23% in azioni (equivalente di 17 dollari in cash e 0,137 azioni Xerox per ogni azione HP).
HP ha, tra le righe, lasciato intendere di essere aperta a proposte migliori. Il Consiglio di HP a riferito a Xerox che un “impegno sostanziale” dei dirigenti e accesso a informazioni rilevanti potrebbero essere elementi di aiuto nella valutazione dell’affare.
A spingere per la fusione, l’azionista miliardario Carl Icahn che al Wall Street Journal aveva dichiarato: «Penso che la fusione non sia un gioco da ragazzi ma credo fermamente nelle sinergie», aggiungendo che se ci fosse da fare “una scelta tra contanti e azioni, preferirei avere le azioni, supponendo che ci sia un buon team di gestione”. Icahn aveva dichiarato ancora che il suo team aveva iniziato a guardare ad HP a fine di febbraio e di aver acquistato le azioni della società da fine aprile a metà agosto, senza avere in mente un accordo con Xerox quando ha iniziato il suo piano di accumulo.
A inizio ottobre HP ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede varie misure di riduzione dei costi e dovrebbe portare al taglio di 9000 posti di lavoro. HP impiegava l’anno scorso 55.000 persone e da tempo lotta on il mercato in calo dei PC desktop, delle le stampanti oltre ad attraversare una fase di transizione anche a livello dirigenziale. Dal primo novembre Dion Weisler ha consegnato le redini a Enrique Lores, un manager di lunga data all’interno dell’azienda.