Un gruppetto di manifestanti della SACOM (Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour) si è raccolto di fronte a uno dei più grandi negozi Apple di Hong Kong per protestare contro le cattive condizioni di lavoro imposte da uno dei fornitori-chiave di Apple per il touchscreen dell’iPhone 6s. La protesta è stata ovviamente per una precisa scelta organizzata volutamente in concomitanza dell’arrivo dell’iPhone 6s sul mercato, a fine di avere massima visibilità.
Il gruppo spiega di avere svolto tre mesi d’indagini e afferma che Lens Technology, fornitore dei vetri touchscreen, costringe a straordinari, trattenute sulle paghe e mette a rischio la salute dei lavoratori; afferma, inoltre, che i lavoratori non hanno avuto un giorno libero in un mese al fine di garantire le richieste di Apple. Le violazioni sarebbero state scoperte dal gruppo che ha inviato lavoratori in incognito in vari impianti di proprietà di Lens Technology.
La proprietaria dell’azienda, Zhou Qunfei, ex operaia di una fabbrica, è diventata la donna cinese più ricca del paese dopo il debutto a marzo di Lens Technology alla borsa di Shenzhen. SACOM chiede alla Mela di “prendere provvedimenti immediati per correggere lo sfruttamento in atto nella sua catena di approvvigionamento”. In una dichiarazione ufficiale del gruppo è riportato: “Invitiamo Apple ad adempiere appieno i suoi compiti di responsabilità d’impresa… offrendo ai lavoratori un luogo di lavoro con dignità e rispetto”. La portavoce di SACOM, Liang Pui-kwan, spiega che target del gruppo non è solo Apple, ma che questa è “la più ricca, quella che ha maggiori probabilità di attuare i cambiamenti e portare il settore verso una nuova era”.
Jeff Williams, vice presidente senior responsabile delle operazioni in Appe, a maggio di quest’anno aveva spiegato che le condizioni di lavoro in Cina stavano migliorando e che non erano mai state così cattive come alcuni media le dipingevano. Nell’ultimo annuale rapporto nel quale si elencano progressi e migliorie per quanto concerne le responsaiblità dei fornitori, Williams, spiega: “Continuiamo ad affrontare con impegno le sfide più ardue dei nostri giorni: diritti umani, uguaglianza, salvaguardia dell’ambiente e istruzione” evidenziano i “passi da gigante” compiuti finora. “Ci adoperiamo giorno dopo giorno presso gli stabilimenti dei nostri fornitori, per essere sicuri che comprendano il nostro Codice di condotta e individuino, risolvano e prevengano i problemi”. “Affrontiamo questioni delicate come l’occupazione minorile in modo diretto e trasparente. E che ci occupiamo di ogni minima violazione dei nostri standard da parte dei fornitori”.
“Per alcuni, il fatto che segnaliamo dei problemi è la prova che le nostre procedure non funzionano. Per noi è vero il contrario. Ciascuna delle violazioni scoperte nei 633 audit condotti lo scorso anno ci ha permesso di apportare importanti miglioramenti. Grazie a questi audit, oltre 3,96 milioni di dollari sono stati rimborsati ai lavoratori stranieri per le eccessive commissioni applicate dalle agenzie interinali. E sono stati versati quasi 900.000 dollari per gli straordinari non retribuiti. I minori sono stati rimandati a scuola con rette e salario pagati. Il numero di fonderie della nostra filiera certificate conflict-free è raddoppiato. I sistemi di trattamento delle acque reflue sono stati perfezionati. E tanto, tantissimo altro. Per quanto gli audit e le azioni correttive siano essenziali, riteniamo che i più grandi cambiamenti si ottengano istruendo i lavoratori e facendo sì che acquisiscano consapevolezza”.
“Continuiamo a controllare mensilmente le ore lavorative di più di un milione di lavoratori”, “abbiamo fatto enormi passi avanti, ma c’è ancora molto da fare. Sappiamo che i lavoratori contano su di noi, e non ci fermeremo fino a quando ogni singola persona impegnata nella nostra filiera non sarà trattata con il rispetto e la dignità che merita”.