Chi si è comprato o pensa di comprare un tablet con Android e di passare, a tempo debito, ad Honeycomb, la nuova versione dell’OS studiata appositamente per questo tipo di dispositivi, potrebbe avere una delusione: le specifiche hardware richieste dal sistema operativo sono così alte da escludere dal mercato tutti gli attuali dispositivi basati sul software di Google e anche molti di quelli in arrivo nelle prossime settimane potrebbero essere incompatibili con esso. A dare qualche informazioni dettagliata sui “muscoli” richiesti da Android Honeycomb è stato Bobby Cha, un manager di Enspert un società Coreana che produce dispositivi elettronici.
Cha, parlando con PC Magazine, ha rivelato che il sistema operativo richiederà un processore Dual Core e uno schermo da 1280X720; al momento non esistono tablet con queste caratteristiche. Il più popolare dei dispositivi Android, il Sanmsung Galaxy, ha un processore single core del tutto simile (se non identico) all’A4 di iPad e la risoluzione massima supportata è di 1024X600. In aggiunta a questo attualmente l’unico processore ARM Cortex A9 a doppio core è usato dal chipset Tegra 2 prodotto da Nvidia. Anche se diverse altre realtà che si occupano di produrre processori con tecnologia ARM hanno annunciato prodotti dual core, è presumbile che almeno diversi mesi i cosidetti dispositivi mainstream non useranno questo tipo di chip; la risoluzione rappresenta un secondo problema visto che se è vero che Honeycomb sarà adattabile a schermi da 7 pollici (come quello del Galaxy Tab), è altrettanto vero che la maggior parte dei display di questa misura che sembra essere una delle privilegiate dai concorrenti di Apple, non avranno la capacità di supportare la risoluzione elevata richiesta dal sistema operativo di nuova generazione.
Il risultato di tutto questo è che chi ha comprato un Galaxy Tab non potrà aggiornare il sistema operativo; certamente non potranno farlo coloro che hanno uno smartphone e molti dei tablet che saranno presentati da qui a metà del prossimo anno dovranno accontentarsi di Froyo (l’attuale versione di Android) o di Gingerbread (la prossima) ma non potranno avere quello che Google presenta come il primo Os Android per computer touch. Il numero di quelli che saranno presentati al CES e che saranno davvero in grado di usare Honeycomb sarà minimo; al momento è certo che solo quello di Motorola e l’annunciato tablet Toshiba dovrebbero essere aperti al sistema operativo di Big G. Se LG porterà allo show il suo concorrente di iPad anche questo dovrebbe avere la possibilità di usare Honeycomb.
Dal punto di vista dell’utente c’è un secondo effetto secondario, il prezzo “premium” che si sarà costretti a pagare per avere un tablet di nuova generazione; visto che i vecchi tablet non potranno fare concorrenza sul piano delle funzionalità, chi vorrà qualche cosa di avanzato sarà costretto a pagare di più. Per altro anche i produttori avranno costi più alti visto che l’hardware minimo richiesto è molto più costoso di quello usato oggi.
Il terzo punto di cui prendere nota finisce sul taccuino proprio dei produttori di tablet. Chi ne ha lanciato uno qualche settimana fa (come Samsung) o ne ha già ingegnerizzato uno intorno ai Cortex A8 a singolo core, dovrà rassegnarsi a ridurre il prezzo di mercato visto che sarà difficile convincere i clienti a comprare un prodotto che tra qualche mese potrebbe non essere in grado di usare le nuove applicazioni per Honeycomb.