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HomePod mini, la nostra recensione

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Parliamo di un prodotto che non esiste, cioè non esiste in Italia. Ma che speriamo che arrivi presto. L’HomePod mini è la seconda generazione degli smart speaker di Apple. La prima, chiamata semplicemente HomePod, era più grande, costoso (350 dollari più tasse negli Usa) e anche quello non è mai arrivato in Italia. Invece, questo mini potrebbe (speriamo) sbarcare nel nostro Paese, perché ha molte funzionalità interessanti, è smart, fa da hub per la Casa di Apple, cioè HomeKit, e soprattutto funziona perfettamente, a parte che Siri non parli italiano ma “solo” tutte le altre lingue.

Lo abbiamo comprato in Spagna, testato per alcuni giorni usandolo ovviamente in inglese. Quella che segue è la nostra esperienza per quanto riguarda le funzionalità di assistente digitale e soprattutto di speaker audio e in parte come home cinema. Per la parte di home automation, invece, ne riparleremo in un altro articolo.

HomePod Mini, la nostra prova

Anticipiamo subito una cosa: è un piccolo, fantastico oggetto, che funziona molto bene e che ha una qualità musicale e sensibilità audio davvero notevole. E riconosce la voce anche quando sta suonando la musica a tutto volume, oltre ad essere a sorpresa un ottimo kit viva-voce per le telefonate o le videoconferenze, sia da iPhone che iPad e Mac. Ma andiamo con ordine.

Com’è fatto

L’HomePod Mini è un piccolo oggetto sferico, che arriva in una scatola rettangolare di dimensioni molto contenute. Sta in una mano, abbiamo scelto la versione bianca anziché quella nera (perché secondo noi “fa più Apple”) e non ha tipo di indicatore se non la luce sulla sommità della sfera. La luce indica se è attivo, e casomai se sta “pensando”, se suona, se sta aggiornando il firmware e altri messaggi codificati con il colore di questo tipo. In più, quando va in modalità speaker ad esempio per una telefonata, ha un ulteriore codice colore.

La superficie superiore di plastica è bianca ed è quella che si illumina. È una superficie touch e ha, difficili da vedere, anche i simboli “+” e “-“. Il tutto permette di avviare, fermare la riproduzione, ma anche ad alzare e abbassare il volume.

La maglia bianca della superficie è molto gradevole al tatto ma un po’ più difficile da tenere pulita. Stesso ragionamento si applica con la polvere probabilmente anche per la versione nera, che però non abbiamo mai tenuto in mano.

Nella scatola è presente anche lo stesso alimentatore da 20 watt che viene dato con gli iPad, dotato di porta USB-C, e il cavo che esce dall’HomePod mini non è staccabile dalla sfera, e ha la superficie irrigidita da una sottile maglia bianca.

Complessivamente è un oggetto molto gradevole, stabile, che si appoggia bene. Il fondo è di gomma e non sembra lasciare alcun tipo di segno su legno o altre superfici “sensibili” sul quale può essere appoggiato.

HomePod Mini, la nostra prova

Come funziona

In buona sostanza, scegliete una superficie dove appoggiarlo, inserite la spina, e non dovete più toccarlo (a meno che non vogliate far partire la musica o fermarla con la punta delle dita sul dorso).

Il dispositivo è WiFi ed è alimentato dal chp S5, un Soc che si trova sugli Apple Watch serie 6, ma customizzato ulteriormente per il piccolo speaker da 3,3 pollici. La prima volta bisogna configurarlo e questo si fa semplicemente con un iPhone o un iPad con software e hardware di ultima generazione. Dopo averli avvicinati, il telefono chiede se si voglia configurare l’HomePod Mini e si può procedere rapidamente alla configurazione.

Qui si trova l’unico problema nella funzionalità dell’apparecchio per noi italiani: niente di insuperabile ma occorre saperlo. Siccome non c’è (ancora) la versione italiana, bisogna selezionare un’altra lingua tra quelle disponibili. Abbiamo preso l’inglese ma il nostro telefono (e Siri) è invece settato sulla lingua italiana. Questo disallinea i due apparecchi e crea tre problemi.

Il primo è che, quando assegnamo l’ambiente in cui è posizionato l’apparecchio, la prima volta compare con il nome in inglese (Living Room, nel nostro caso) ma poi verrà mostrato come Soggiorno. Questo non crea problema a meno che non ci siano già altri apparecchi. Comunque, dal telefono è poi possibile cambiare la posizione con i termini italiani e tutto si ritrova miracolosamente nella stessa stanza di Casa.

Il secondo problema è che Siri non riconosce la nostra voce perché l’addestramento al riconoscimento è in inglese mentre sul telefono è in italiano. Questo vuol dire che, in un contesto con più persone che sono presenti sulla stessa rete, l’HomePod mini non è in grado di “riconoscere” le singole voci.

Il secondo problema apre al terzo che è quello del blocco di una serie di funzioni di Siri: non riconoscendo la voce, non accede ai dati riservati di quella persona (ad esempio la rubrica) e poi non è in grado di pronunciare gli appuntamenti e tutto il resto. Per riuscirci bisogna cambiare la lingua del telefono (cosa che non abbiamo fatto perché avrebbe creato ben altri problemi).

Tutto questo però non preclude di poter utilizzare il piccolo speaker come interfono per mandare messaggi agli abitanti della casa.

Connesso e preparato l’apparecchio, le funzioni sono molto semplici. Basta chiamare Hey Siri e si possono chiedere varie cose. Dalla canzone, album, autore o playlist da suonare, alla possibilità di interrogare Siri su varie questioni, configurare allarmi e altre funzioni in parte collegate però all’identità del richiedente.

Il motivo per cui le persone comprano questo tipo di apparecchio è quello di avere un punto di entrata nella smart home e questo per Apple è un ottimo punto di partenza, assieme alla Apple TV: relativamente economico e potente, con la garanzia della privacy che i concorrenti non possono avere e capofila di un ecosistema di prodotti più sicuri perché basati su protocolli e controlli maggiori della concorrenza.

L’HomePod Mini può fare anche da speaker remoto per AirPlay2 e da speaker stereo se avvicinato a un altro HomePod Mini (vedremo in futuro) come faceva anche il primo, più costoso, grosso e potente HomePod.

HomePod Mini, la nostra prova

Come va

Ci sono tre aspetti che vogliamo valutare. Il primo è l’uso di HomePod Mini come strumento autonomo. Abbiamo iniziato a usarlo appena disponibile l’aggiornamento che consente di “passare” la canzone suonata sull’iPhone direttamente sull’HomePod Mini semplicemente avvicinandolo e non capivamo all’inizio perché fosse importante. In realtà, usando questo apparecchio con Apple Music appare evidente che c’è un problema. Quando lo si usa in maniera autonoma, l’unico comando possibile è la voce. Non c’è una app o un modo per “telecomandarlo” da lontano. La cosa è particolarmente fastidiosa se chiediamo di far suonare una playlist, un album o una sequenza casuale di canzoni, perché non possiamo vedere cosa arriverà. Non c’è controllo, insomma.

L’unica possibilità di interagire in maniera strutturata con l’HomePod Mini senza dovergli parlare è andando nell’app Casa del telefono o dell’iPad, tenere premuta l’icona dell’HomePod Mini e aprire il tab contestuale dove, scorrendo in basso, oltre alla canzone che sta suonando e all’allarme (se configurato ma che comunque non si sincronizza con l’iPhone) è possibile scorrere e aprire le preferenze, che danno accesso a una serie di altre configurazioni.

Dall’altro lato, è possibile usare l’HomePod Mini come speaker remoto per tutti gli apparecchi di casa, ma il meccanismo alle volte non è molto intuitivo. Si può infatti “sparare” la musica dal telefono, dall’iPad, dal MacBook, dalla AppleTv. Il meccanismo è tuttavia rapido e la resa ottimale, grazie soprattutto alla qualità audio del piccolo speaker di Apple.

Infine, terza dimensione, HomePod Mini è uno strumento capace di sorprendere per alcuni usi anche sonori particolari. È infatti possibile chiede a Siri di spegnere automaticamente la riproduzione musicale dopo un certo tempo, o di svegliarci con una canzone (anche qui, niente sincronizzazione con l’iPhone) e poi di far suonare ad esempio una serie di “rumori bianchi”, suoni ambientali sorprendentemente adatti ad esempio al lavoro o allo studio. Sono disponibili: rumore bianco vero e proprio, ruscello, pioggia, oceano, notte, foresta e caminetto.

HomePod Mini, la nostra prova

Conclusioni

L’apparecchio è piccolo e potente. La resa sonora è sorprendente e, soprattutto se appoggiato su una superficie di legno (che faccia un minimo da cassa di risonanza, anche il pavimento di parquet a sorpresa va bene) rende una figura musicale ricca e articolata, con grande gamma dinamica, bassi presenti ma morbidi, un’ottima presenza sulle frequenze medie e acuti trillanti. Il volume massimo p notevolmente ampio e l’effetto di riverbero nelle stanze minimo grazie all’analisi dinamica delle superfici e dell’eco che queste generano.

L’apparecchio ha anche le garanzie della Privacy di Apple, e per questo ci si fida di più ad attivare Siri e il riconoscimento vocale sapendo che le nostre conversazioni non lasceranno mai la stanza dov’è Siri.

Ovviamente la mancanza dell’italiano è un handicap che costringe a rivedere il modo con il quale dialogare con l’apparecchio (“chiedere” canzoni di artisti italiani o comunque non anglosassoni obbliga a sperimentare una strana pronuncia “all’inglese” che sembra un’imitazione di Totò o di Alberto Sordi) ma speriamo sia superabile: è il vero problema. Il secondo problema, ma molto minore, è la mancanza di un cruscotto che consenta di pilotare le funzioni dell’apparecchio in remoto, anziché usarlo come cassa bluetooth tramite AirPlay2.

L’uso solo di Musica di Apple come strumento “interno” dell’HomePod Mini (quello che risponde cioè agli ordini di Siri) è un non problema perché, a parte che si può usare ad esempio Spotify con AirPlay2, nel prossimo aggiornamento di iOS sarà possibile decidere di usare Spotify come player predefinito e questo si estenderà anche all’HomePod Mini: Siri in questo caso risponderà agli ordini non solo per quanto concerne Musica di Apple.

Pur mancando la lingua italiana e l’integrazione (in maniera facile) con molti servizi, da Apple News (assente in Italia) alla possibilità di completare email, mandare messaggi, leggere gli appuntamenti e via dicendo, in pochi giorni ci siamo innamorati di questo apparecchio che avevamo comprato leggendo le recensioni favorevoli e sperando di farne il centro dell’intrattenimento “leggero”, alternativo a quello dell’impianto hi-fi di casa. La flessibilità e la facilità d’uso spinge a tenerlo in camera da letto o in cucina, ma anche in soggiorno o nello studio, piuttosto che portarlo in ufficio, se si lavora in un ambiente in cui è gradita la musica. Inoltre, la possibilità di interagire con Siri soprattutto per la gestione dei messaggi e dell’agenda, lo rendono un compagno indispensabile a casa. Peccato che non ci sia una vera e propria app dedicata.

In un prossimo articolo analizzeremo Homepod mini come hub per la domotica con caratteristiche davvero uniche nel suo genere.

Nota: con un aggiornamento software HomePod mini ora è in grado di colloquiare con l’utente direttamente in italiano.

Pro

  • Ottima qualità audio e resa ambientale
  • Sensibilità notevole dei microfoni
  • Gradevole fattura e dimensioni realmente contenute

Contro

  • Manca l’italiano
  • Una app dedicata per la gestione sarebbe meglio

Prezzo

99 euro iva inclusa. Non è acquistabile direttamente in Italia: al pari di Homepod non viene commercializzato nel nostro paese ma lo si può acquistare in Germania, Francia, Regno Unito o spagna con spese di spedizione incluse ad un cifra che va dai 110 ai 120 Euro partendo da eBay.

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