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Haiku continua a mantenere vivo lo spirito di BeOS

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I nostalgici degli anni ’90 e i curiosi della storia di Apple possono da qualche settimana scaricare la terza beta di Haiku, rilasciato alla fine di luglio: sviluppato da un team di volontari, questo sistema operativo open source è il successore spirituale di BeOS, sistema operativo che Apple avrebbe potuto usare se alcune cose fossero andate diversamente.

BeOS, lo ricordiamo, era una delle opzioni che negli anni ’90 i manager di Apple pensavano come futuro sistema operativo del Mac. Nel corso di una lunga e intricata vicenda a un certo punto Apple si trovò nella necessità di dover aggiornare il sistema operativo (il progetto Copland, nato per migliorare l’esistente Mac OS classico era fallito ed era necessario pensare ad altri piani) e tra i possibili partner furono contattati (tra gli altri) sia Jean-Louis Gassée per il suo BeOS, sia Steve Jobs per il suo NeXTSTEP (sistema operativo sviluppato dalla NeXT).

Gil Amelio, allora amministratore delegato di Cupertino e i manager di Apple, probabilmente spaventati anche dalla cifra pazzesca chiesta da Be (sicuri che a Cupertino non avessero altre scelte), votarono infine per l’offerta di Jobs firmando nel 1996 lo storico accordo che permise di lavorare a Rhapsody (a grandi linee il “nonno” di OS X e dell’attuale macOS) e consentire il trionfale ritorno di Jobs a Cupertino.

BeOS, che all’epoca aveva diversi vantaggi importanti, incluse avanzate funzionalità multitasking e gestione avanzata dei file, è scomparso nei primi anni 2000, ma gruppi di volontari appassionati del sistema hanno continuato a farlo vivere con Haiku.

L’ultima versione del progetto della community Haiku traghetta ancora il leggendario BeOS nei nostri tempi: migliora WebPositive, il browser web basato su WebKit. È stato migliorato inoltre il processo di installazione, i driver e la gestione degli aggiornamenti. Alcuni software preinstallati sono stati aggiornati, incuso Python 2 che lascia il posto a Python 3. Il file con l’immagine ISO, la guida all’installazione e tutta la documentazione si trova sul sito di Haiku (sia nella versione a 32 bit, sia in quella a 64 bit).

haiku beos

Qualche anno addietro, ricordando quegli avvenimenti, Gassée aveva sostanzialmente ammesso che il suo BeOS non aveva la maturità necessaria per costituire una alternativa a Mac Os. Per Gassée all’epoca neanche NeXTSTEP era abbastanza valido da competere sul mercato ma Jobs fu scaltro nel capire l’opportunità che gli si presentava: usare Apple per migliorare NeXTStep e creare l’OS X che oggi conosciamo e che, tra l’altro, ha consentito anche di arrivare a iOS. “Apple ha comprato NeXT, passando il timone a Steve Jobs e tutto il resto è storia”. Una serie di mosse fenomenali che, per sua stessa ammissione, Gassée non sarebbe stato in grado di gestire e neanche pensare.

Nel 2016, il co-fondatore di Be Inc raccontò che prima del lancio del progetto iPhone, un ingegnere di Apple (ed ex dipendente di Be), aveva proposto a Palm (che nel 2001 aveva le proprietà intellettuali di Be), 800.000 dollari per il “code dump” del sistema: solo il codice, senza supporto e senza royalties. BeOS era un sistema particolarmente snello e leggero e sembrava perfetto per l’idea che avevano in mente i progettisti di Apple.

Dopo varie discussioni, Scott Forstall, uomo della corte di Jobs sin dai tempi di NeXT (e all’epoca responsabile di OS X). convinse l’allora CEO di Apple che era possibile creare una versione ridotta del sistema operativo del Mac per iPhone. Si trattò di un lavoro enorme: OS X era pensato per girare su processori potenti e il primo iPhone avrebbe usato un processore ARM a 412 MHz con soli 128 MB di memoria. Per la prima versione del sistema operativo per lo smrtphone, furono sforbiciate varie funzionalità, molte delle quali arrivate solo con le release successive del sistema.

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