La Corea del Nord non ha nulla a che fare con l’hacking contro Sony. Lo dice lo stesso governo di Pyongyang, dopo le accuse piovute sulle sue azioni o scorso novembre.
Secondo quanto riportato dal Kcnawatch le dichiarazioni ufficiali di un rappresentante del Dipartimento per le Politiche della Commissione Nazionale di Difesa l’attacco non sarebbe stato causato da organi governativi: “Non sappiamo dove in America dove si trovi Sony Pictures e per quale misfatti sia divenuta il bersaglio dell’attacco, né sentiamo la necessità di scoprirlo”.
L’ipotesi ventilata dal portavoce è che l’attacco sia stato condotto da alcuni “sostenitori e simpatizzanti con la Corea del Nord” che hanno risposto agli appelli del Governo nord coreano contro il film The Interview, che – sempre secondo il portavoce sarebbe “un film complice di un atto terroristico, che danneggia la dignità della direzione suprema della Corea del Nord, sfruttando la politica ostile del governo degli Stati Uniti verso la Corea del Nord”.
Nel frattempo Sony continua ad essere bersaglio di attacchi malevoli: da poche ore si è infatti concluso un secondo attacco, questa volta all’indirizzo dei servizi di PlayStation Network, che ha lasciato gli utenti online impossibilitati ad accedere al servizio. Il gruppo Lizard Squad ha rivendicato l’attacco promettendo che sarà un mese “divertente” per tutti gli utenti, con la possibilità che gli attacchi si estendano per tutto il mese.