Una volta erano fatti tutti così: si trattava di apparecchi ingombranti, grossi, affamati di energia, delicati, da tenere con tutte le cure e dotati di uno schermo lillipuziano. Stiamo parlando di uno dei tre o quattro più grandi successi di Apple, cioè dell’iPod.
Nella famiglia degli apparecchi di Cupertino, il ruolo di quello che oggi viene chiamato “iPod Classic” è strana e complessa. Un tempo, al momento della presentazione nel novembre 2001, era considerato la versione in bianco del monolite nero di 2001 Odissea nello spazio. Come nel film di Stanley Kubrick, la tecnologia era talmente avanzata da ipnotizzare noi selvaggi che la contemplavamo da vicino.
Oggi le cose sono cambiate? Parecchio. All’inizio e per qualche anno l’iPod sembrava un dono per i soli utenti Mac. Poi è diventato compatibile anche con il PC e questo, nel 2003, ha decretato il suo esplosivo successo. Ha cominciato a vendere come un grande, insomma. E ci si è chiesti: Apple vorrà mai superare questa formula straordinaria che unisce il design di un solo modello di apparecchio (ripulito e aggiornato ogni anno) alla sua vocazione a contenere tutto l’archivio della nostra musica?
La risposta è arrivata con il lancio dei vari apparecchi che corrispondono alla famiglia dei prodotti iPod: nano, shuffle, e poi touch insieme o anzi poco dopo all’iPhone. Il resto, cioè il buon vecchio iPod originale, che era stato declinato in tutti i modi possibili (mini-schermo a colori, controlli semplificati, capienza enorme e spessore minimo per quanto un disco rigido lo consenta) era diventato un “Classic”.
Oggi il Classic non ha più l’ampia gamma di modelli che aveva in passato. Anzi, ne ha uno solo, caso unico rispetto a tutti gli altri tipi di iPod che sono presenti in due o tre “tagli” diversi. Per il Classic si tratta di 160 gigabyte, offerti per contenere fino a 40mila canzoni (che è un numero da paura e mai raggiunto dalle altre tipologie di apparecchi della famiglia, a ben guardare) oppure contenere fino a 200 ore di video di buona qualità , peraltro inguardabili sul piccolo schermo a colori 320 per 240.
I colori disponibili sono due: argento e nero; la durata della batteria robusta, per uno strumento dotato di disco rigido: 36 ore per l’audio e 6 per il video (ma sul campo sono in realtà di più: 40 e 7 ore). La solidità del disco è provata, tuttavia è sicuramente “fallace” rispetto a quel che può accadergli rispetto a una memoria allo stato solido.
Però c’è chi lo ama, chi lo adora, chi non potrebbe farne a meno. Contiene più musica e video di tutti gli altri. Anzi, più di tutti gli altri sommati: due varianti di Shuffle (2 e 4 GB) due varianti di Nano (8 e 16 GB), tre varianti di touch (8, 32 e 64 GB) insieme fanno 134 GB complessivi per tutta la gamma iPod. I 160 GB del Classic vengono superati solo se si pensa di aggiungere anche le due varianti di iPhone touch (16 e 32 GB, per un totale di 182 GB) in questa nostra contabilità della memoria totale.
Certo, su un Classic ci sono poche applicazioni e neanche paragonabili a quel che si può vedere per un iPod touch o un iPhone. Lo schermo, l’interfaccia e la potenza di calcolo lo rendono più simile a uno smartphone Nokia medio che non ai gioielli della rivoluzione post-PC di Apple. Però.
Uno scopo nella vita si trova sempre. Si può usare il Classic come fosse una discoteca ambulante, c’è chi ci va a correre, c’è chi ci va a passeggio o in macchina. Ma secondo l’ineffabile parere della redazione di Macity, lo scopo migliore è per la casa. L’iPod Classic è lo scrigno di musica, quel che HP e gli altri cercano di fare con i media center. La capienza è infatti paragonabile all’attuale generazione di Apple TV, anche se si tratta in quest’ultimo caso di un apparecchio sottodimensionato e pronto alla pensione in tempi brevi.
Insomma: si prende tutta la musica di casa, la si digitalizza con uno standard decente (che può essere AAC a 256 Kbps oppure l’ottimo formato Apple Loseless, che riduce la musica “pura” campionata ad esempio a 16 bit per un CD e che richiede 700 MB di spazio per un disco, a dimensioni comprese tra il 40 e il 60% dello spazio, quindi 350 MB circa per 70 minuti di audio, senza alcuna perdita di qualità ) e la si tiene per sempre a portata di mano nell’iPod Classic collegato allo stereo.
I vantaggi? Con la basetta in aggiunta si può avere per 45 euro il suo strumento dock con telecomando Apple per gestirlo, possibilità di ricarica, anche di collegarlo alla televisione con un cavo AV component o composito. I formati di video gestibili da iPod Classic sono numerosi e, per quanto non in alta definizione, lo rendono comunque utilizzabile per scopi limitati in questo settore.
La notizia clamorosa, per questo uso dell’iPod Classic, è il suo prezzo. Il nostro beniamino da 140 grammi (meno di un etto e mezzo) costa infatti 229 euro in Italia (negli USA sono 249 dollari più tasse, cioè 170 euro più tasse! mentre in Gran Bretagna sono 189 sterline, pari a 206 euro). E probabilmente non resterà ancora moltissimo dentro iTunes store e il catalogo di Apple.
Magari ci sarà un aggiornamento nella dimensione del disco, magari scomparirà lentamente, proprio quando si sono appena spente le candeline del suo ottavo compleanno, lasciando il posto a capienti e super-interattivi e innovativi iPod basati su memorie allo stato solido. Per adesso grande come lui non ce n’è nessuno. E presto diventerà una rarità , come la Cinquecento originale.