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GSMA: L’economia digitale diventa mobile e low cost

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In Italia il Futurshow e poi lo Smau, negli Usa il Ces, il Macworld e pure le convention a Las Vegas. In Europa le fiere come il Cebit di Hannover. Uno dopo l’altro i grandi incontri della tecnologia sono morti, feriti o scomparsi in azione. Cos’è successo e soprattutto perché l’evento di Barcellona in corso in queste ore che Macity sta seguendo pare invece prosperare e indicare la vitalità  di un mercato super-attivo?

Il mondo “mobile”, cioè dei cellulari, sta vivendo oggi i suoi giorni più belli. Non sarà  mai più come adesso. Non potrà  essere più così bello. A renderlo unico, anche se alquanto scomodo e costoso per gli utenti, ci sono vari fattori. Il primo è che gli Usa, uno dei grandi mercati al mondo della telefonia cellulare (Europa e Cina-Giappone-Corea gli altri), hanno scoperto solo due anni fa l’importanza del telefono cellulare. E l’hanno subito reinterpretato, in chiave “computer in tasca” e “internet in tasca”. Settando un nuovo paradigma mai visto prima, né tra le miriadi di cellulari super-tecnologici dei giapponesi e dei coreani, né tra quelli super-fashion e stilosi di italiani e finlandesi.

Ma non c’è solo quello. Mentre montava il pieno del mercato dei telefoni cellulari, mentre i produttori e gli sviluppatori si accorgevano di questo mondo, è arrivata la mazzata della crisi. Che sta mettendo in ginocchio i produttori di apparecchi convenzionali: console per giochi, Pc, software, televisioni, impianti stereo ed elettrodomestici. Sono contratte persino le vendite di iPod, uno degli apparecchi che definiscono in maniera completa il settore dell’elettronica di consumo. Questa crisi paradossalmente favorisce i telefonini. Perché?

Tre ragioni. I telefoni, che nella maggior parte del mondo vengono sovvenzionati dagli operatori, costano molto poco. Hanno un costo più basso del loro valore percepito dagli utenti. Che li prendono, immaginando di fare un affare, mentre sono gli operatori a farlo perché ricaricano con i costi dei servizi quello che pagano di tasca loro per sovvenzionare il telefono. E i margini degli operatori telefonici sono mostruosi: l’Arpu (il ricavo medio per utente) spalmato su milioni di utenze è in grado di moltiplicarli: le connessioni internet vengono fatte pagare come caviale Beluga, gli sms come smeraldi, le telefonate come cene luculliane in ristoranti esclusivi. Però, questo è il trucco, solo poco per ciascun utente.

Quindi, un business della densità , che paga gli operatori telefonici non tanto e non solo perché sono in grado di “scalare” (far crescere le proprie infrastrutture e fornire il servizio: in realtà  non è vero per niente come hanno dimostrato i disservizi al momento del lancio di iPhone su reti che millantavano di fornire connettività  a milioni di persone e invece lo facevano d’abitudine solo a migliaia), quanto perché ci sono milioni di utenti uno appiccicato all’altro che spendono uno o due euro al giorno.

Seconda ragione: il software che viene venduto per i telefono costa poco. Lo dimostra la straordinaria parabola dell’App Store, dove sono spuntate migliaia di applicazioni che vengono vendute milioni di volte (anche qui: ciascuna in media poche volte) per pochi centesimi. Il risultato sono volumi di ricchezza enormi, ma molto limitati in quanto a concentrazione per i singoli. Però, dal punto di vista dell’utente, vuol dire centinaia e centinaia di software legali e a pagamento per pochi centesimi: un paradiso per tutti (anche per Apple che prende il 30% di ogni vendita).

Terza e ultima ragione. I telefono cellulari sono il simbolo più tangibile di quello che vogliamo. Non tanto la macchina generalista in grado di fare tutto, cioè il Pc, ma un aiuto per la nuova vita digitale in cui la nostra mobilità  è estrema e presto, dopo i telefoni cellulari, arriveranno i computer da indossare e infine quelli da farci infilare sotto la pelle. Un futuro in cui, al di là  della effettiva realizzabilità  di queste prospettive, c’è un senso di percorso davanti ancora da svolgere che invece manca quasi completamente nel mondo del personal computer o dell’intrattenimento elettronico.

Quali console, quali nuovi formati in altissima definizione (e con quale differenza di sostanza, poi), quali sistemi di intrattenimento inutilizzabili perché i vicini di casa ci sparano, quali apparecchi potremmo volere che già  non abbiamo? Il telefonino è un settore eccitante perché ancora dotato di quella componente pionieristica per la quale siamo disposti a pagare un prezzo più alto e avere un prodotto meno perfetto. Solo adesso sta cambiando, e diventando (anche grazie a iPhone) uno strumento più consolidato e di intrattenimento. Il Pc è invece diventato, come il televisore o lo stereo, una commodity, della quale non tolleriamo più i difetti o gli alti prezzi, e di cui alla fine non ci interessiamo più. Viva il telefonino a Barcellona, allora. Almeno, finché dura.

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