à ancora troppo presto per buttare via tutti i vostri vecchi caricabatterie. Però il passo è fatto: dalla GSMA di Barcellona è uscita fuori, tra le varie iniziative “verdi” per una industria della telefonia mobile più rispettosa dell’ambiente e del consumo di energia, anche l’iniziativa per il lancio di un tipo di caricabatterie universali.
Lo standard è basato su alcuni assunti che ancora devono essere implementati nei telefoni cellulari. Intanto, lo stesso tipo di voltaggio o di sistema di riconoscimento della potenza fornita dal caricabatterie al telefono. Poi, ci sono le altre iniziative come la riduzione dell’uso di energia durante la funzione di stand-by, oltre all’uso di materiali non inquinanti per i ritardanti di fiamma e via dicendo che vengono utilizzati nell’elettronica dei telefoni cellulari.
L’idea di utilizzare un sistema di ricarica universale per tutti i telefoni cellulari non è nuova. Ieri scrivevamo della decisione della Commissione europea di perseguire questa strada. Ma non solo. Nel 2007 in Cina il Governo di Pechino aveva stabilito che nessun nuovo apparecchio telefonico commercializzato in Cina possa essere privo di un sistema di carica basato su Usb, mentre i partecipanti alla Open Mobile Terminal Platform, cioè Nokia, Samsung, Motorola, Sony Ericsson, Lg ma anche i principali operatori telefonici, hanno stabilito obiettivi per la realizzazione di uno standard di connessione all’apparecchio telefonico. Per la precisione, lo standard è quello della Micro-Usb.
Le porte Usb, capaci tutte secondo l’attuale standard 1,1 e 2 di alimentare fino a 5 Volt 100 mA per apparecchio connesso, sono attualmente di cinque tipi differenti. Il classico connettore tipo A (e come per gli altri il suo reciproco A “femmina”), il tipo B (di forma più squadrata, usato ad esempio in molti dischi rigidi), il tipo mini-B introdotto con lo standard Usb 2 e poi il micro-B, utilizzato per intendersi sugli apparecchi BlackBerry. Esiste anche la versione a 8 pin Agox e una pletora di apparecchi proprietari, risalenti soprattutto all’inizio del lancio dello standard.
La logica della Usb è infatti quella di uniformare non solo il formato e la velocità di trasmissione dati, ma anche e soprattutto le porte e il tipo di cavetteria da ambo i lati. Quindi, porta tipo A classica sul computer e porta mini/micro-B o B intatto sulla periferica o apparecchio, per garantire anche la sostituibilità . In questo modo, ad esempio, il caricabatterie di iPhone e iPod è già pronto, sostituendo il cavo, ad essere usato anche con apparecchi che non abbiano l’interfaccia proprietaria “lato iPod” degli strumenti Apple. Sull’altro lato, quello che Apple ha implementato con la super-proprietaria (chi la vuole usare deve pagare una royalty a Cupertino) porta dock, è una storia diversa. Apple non è nel gruppo di chi aderisce all’accordo di standardizzione e difficilmente ci entrerà , a meno di non essere obbligata da qualche legge ad hoc che potrebbe arrivare dall’Unione Europea.
Secondo l’accordo presentato al GSMA di Barcellona, questi adattatori diventeranno la regola da qui al 2012. Vale a dire che comincia a partire da adesso il processo di sostituzione tra i vecchi apparecchi e quelli che invece saranno in possesso della interfaccia adatta a funzionare in un mondo in cui non dovremo più convivere con centinaia di caricabatterie diversi. E ora, se solo si potesse gettare nello standard anche tutto il resto delle apparecchiature, a partire dalle fotocamere digitali fino ai palmari e, perché no, anche i personal computer.