Grooveshark issa bandiera bianca: dal primo maggio il sito è sparito al suo posto c’è solo uno striminzito comunicato in cui l’azienda annuncia la chiusura, scusandosi con gli utenti e soprattutto con le etichette discografiche per il modo in cui ha portato avanti il suo business.
Per chi non lo sapesse Grooveshark consentiva era una sorta di servizio musicale in streaming condiviso: gli utenti potevano caricare online i loro brani musicali, che una volta caricati divenivano di dominio pubblico e potevano essere ascoltati da chiunque.
L’errore dell’azienda e dei suoi fondatori fu quello di caricare online circa 150 mila brani per rendere il servizio più popolare fin dall’inizio, azione considerata volontaria dai giudici e confermata tale da alcune email interne all’azienda. In seguito a questa violazione, l’azienda rischiava multe estremamente ingenti, con cifre che avrebbero potuto raggiungere anche oltre 700 milioni di dollari
Da qui la decisione di cospargersi il capo di cenere, chiedere scusa, chiudere un servizio molto scomodo per le major discografiche (ma gradito agli utenti) e consigliare a tutti gli (ex) fruitori del sito di rivolgersi alle alternative legali, come ad esempio Spotify, Google Play, Beats, Pandora e altri.