Secondo alcune indiscrezioni, riportate dal prestigioso Wall Street Journal, Mountain View starebbe finalmente per annunciare ciò che si celerebbe dietro all’ormai fantomatico ‘GPghone’, il telefonino che, negli ultimi tempi, sarebbe stato pensato più come un sistema operativo dotato di servizi e tecnologie proprie, piuttosto che ad un apparto hardware.
Lo stesso WSJ sostiene che entro le prossime due settimane Google presenterà software e servizi avanzati che consentiranno ai produttori di cellulari di realizzare apparecchi sostenuti da tecnologia ‘made in Mountain View’, telefonini che dovrebbero raggiungere gli scaffali dei negozi entro la metà del prossimo anno.
Negli scorsi mesi erano circolate voci circa svariate negoziazioni si con alcuni produttori orientali (HTC e LG su tutti), sia con alcuni tradizionali carrier di telefonia ( T-Mobile e Orange), allo scopo di determinare accordi per la strategia commerciale.
Il ‘Google Phone’ probabilmente incorporerà molte applicazioni della grande ‘G’, come Google Maps, Gmail, Google Reader; detto così, non si tratterebbe di una grande novità , visto che molte di esse sono già disponibili per altri dispositivi, come lo stesso iPhone.
Aspetto più interessante, invece, sarebbe se, Google proponesse davvero, come sostenuto dal Wall street Journal, un software aperto ‘a monte’, un’apertura diretta sul sistema operativo, che permetterebbe agli sviluppatori di realizzare liberamente programmi per il dispositivo. L’esatto opposto della strada finora percorsa da Apple.
Unico rischio sarebbe concedere troppa libertà , da perdere così il controllo sui cellulari e sulle informazioni in essi contenute; controindicazione che rappresenterebbe un guaio in termini di privacy e riservatezza delle informazioni.
E’ inoltre da appurare quale sarà il business commerciale seguito da Brin e Page, se davvero il telefono offrirà telefonate gratuite, fondando la totalità degli introiti sulla pubblicità ; per non parlare della prossima asta sulle frequenze che si svolgerà in USA il prossimo anno, altro nodo nevralgico per lo sviluppo di Google.
La carne al fuoco è perciò molta; si spera che il Wall Street Journal abbia ragione e che nelle prossime settimane qualcosa inizia a ‘cuocersi’ per bene.