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Governo valuta ID nazionale per Airbnb e caro affitti

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Come già emerso in precedenza in alcune delle città più visitate dai turisti gli affitti brevi per lo più tramite la piattaforma Airbnb, sono indicati all’origine del caro affitti: per questa ragione il governo sta studiando il caso di Milano per trovare una soluzione idonea a tutto il Paese.

Sono circa 15.000 gli appartamenti pronti per essere affittati a caro prezzo ai turisti a Milano, con il risultato che per studenti e lavoratori l’offerta di case si è ridotta all’osso e i prezzi sono lievitati. Un caso, quello del capoluogo lombardo, che il Governo sta prendendo in esame per trovare una soluzione che consenta di ridurre i due fenomeni più fastidiosi in questo settore, quello del caro affitti trainati dagli affitti brevi.

Quest’ultimo – riporta Repubblica – sarebbe la causa dell’aumento del canone medio degli affitti a Milano, perché è quello dove i proprietari pare riescano a spremere di più. E così oggi i 700 euro mensili richiesti per una sola stanza sono diventati la normalità, specie per quelle che si trovano vicino alle università.

La soluzione al vaglio

La proposta che il Governo sta mettendo a punto sotto la guida del Ministro del Turismo sarebbe valida anche per gli altri comuni. L’idea – spiega Daniela Santanché – è quella di regolamentare gli affitti brevi lavorando su un codice identificativo ID nazionale in modo tale che le caratteristiche richieste siano uguali per tutti.

Un ID nazionale contro gli affitti brevi, il caso di Milano

Oggi infatti si lavora per codice identificativo regionale – il cosiddetto CIR, un codice alfanumerico associato alla struttura ricettiva che serve per comunicare ufficialmente l’inizio dell’attività e riguarda appunto anche gli affitti brevi di appartamenti con contratto di affitto ad uso turistico (che operano senza obbligo di Partita Iva) – ed è per questo motivo che si sarebbe arrivati alla situazione apocalittica di Milano.

Un ID anche per affittare su Airbnb

Senza l’ID nazionale in fase di studio non si riuscirà ad accedere alla piattaforma di Airbnb e simili, quindi sarà più difficile fare cartello sui prezzi degli affitti.

Al vaglio ci sarebbe comunque un percorso diverso tra chi affitta una stanza pr arrotondare il proprio stipendio rispetto a quelle persone che invece dispongono di una rete di case di cui ne fanno gli affitti un vero e proprio lavoro. Ci potrebbe essere un limite minimo di due giorni per gli affitti brevi, ma la proposta è allo studio.

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