L’obiettivo è difendere gli azionisti. Metterli in condizione di avere accesso alle informazioni e quindi prendere decisioni informate circa l’acquisto o la vendita delle azioni. Senza che altri, che conoscono informazioni a cui loro non hanno accesso, possano manipolare il mercato, cioè la performance delle aziende e quindi il valore tendenziale delle azioni. In sintesi, la Sec deve fare anche questo. E quindi deve seguire delle linee guida che negli ultimi tempi il regolatore del mercato statunitense – cioè l’analogo della nostra Consob – ha deciso di cavalcare con maggiore attenzione. Non solo per quanto riguarda l’aspetto relativo ad esempio alla salute di Steve Jobs, un elemento importante per gli azionisti che vogliano decidere come comportarsi con il loro portafoglio di titoli Apple in futuro. Ma anche rispetto ai conflitti di interesse. E quello di Eric Schmidt, membro del consiglio di amministrazione di Apple, oltre che amministratore delegato di Google, sembra proprio rientrare in questo settore.
Fino a questo momento esistevano due sistemi operativi commerciali per il mercato consumer dei personal computer basati su architettura Intel o Amd: Mac Os X e Windows. E una pletora di versioni di Linux. Più altro, che possiamo definire irrilevante. In futuro, se ne aggiunge un altro: Google Chrome OS. Un sistema che colpirà con una certa forza il mercato di Windows ma che lancia un segnale anche piuttosto chiaro alla fascia bassa dei prodotti nei quali Apple non si confronta, giudicando la tecnologia in questa fase ancora fin troppo immatura.
Però il fatto che Schmidt faccia da amministratore delegato della casa di Moutain View da un lato e dall’altro sia uno degli uomini del board di Apple non è probabilmente più sostenibile. Purtroppo, perché l’uomo ha garantito in qualche modo la continuità di lavoro e di prodotti (Ad esempio su iPhone) tra Apple e Google. Però in futuro potrebbe non essere più così: adesso Schmidt potrebbe davvero essere costretto a tirarsi fuori da Apple (difficilmente la sceglierà al posto della posizione di Ceo di Google…).
A rendersene conto sembra essere stato anche lui. Da Macity abbiamo già riportato una dichiarazione in cui faceva sapere di essere intenzionato a parlare con Apple della questione. La stessa Apple però, prima ancora di Schmidt, potrebbe avere più di una ragione per discutere del problema. Non sfuggono certamente a Cupertino i molteplici elementi di concorrenza stabiliti da un Os che è fatto per dare una piattaforma di utilizzo di servizi, una direzione in cui punta anche Apple.
Anche gli analisti, spesso accondiscendenti con Apple e Google, con Jobs e Schmidt, cominciano a borbottare in sottofondo. Se tra Apple e Google non ci dovesse essere concorrenza qualcuno dovrà alzare le antenne, se ci fosse saranno le due società e i loro azionisti a doverle alzare.
Insomma: la Sec ancora non ha detto niente, gli analisti neanche, le aziende neppure. Ma date un po’ di tempo al tempo e vedrete che qualcosa si muoverà .