L’australiano Yugambeh Museum Language & Heritage Research Centre ha collaborato con Google Arts and Culture – una piattaforma utile a musei, fondazioni e imprese culturali – per sviluppare Woolaroo, uno strumento Open Source utilizzabile da smartphone che sfrutta l’intelligenza artificiale e che ha l’obiettivo di salvaguardare le lingue in pericolo.
Creato usando Google Translate e Cloud Vision (un particolare tipo di API che permette agli sviluppatori di analizzare il contenuto delle immagini, sfruttando modelli di machine learning già consolidati e in continua evoluzione), lo strumento di Google sfrutta l’apprendimento automatico e il riconoscimento delle immagini permettendo di scattare una foto a un oggetto e ottenere in tempo reale il nome di quest’ultimo nella lingua autoctona. Se vengono individuati più oggetti nella foto, gli utenti possono scorrere i vari elementi e selezionare la traduzione che desiderano.
«Vista l’importanza della lingua aborigena per la cultura australiana, abbiamo un incentivo per memorizzare ciò che conosciamo ma anche cooscere nuove parole che membri della nostra comunità usano con il mondo che si evolve e con nuove tecnologie che prima non avevamo» spiega Yugambeh Museum, CEO del Yugambeh Museum.
Oltre alle traduzioni, Google Woolaroo è stato pensato per incoraggiare singole persone e comunità a contribuire con nuove parole e registrazioni audio per comprendere la pronuncia. «Fondamentale per le comunità indigene è la possibilità di aggiungere, modificare e cancellare voci in autonomia, permettendo di aggiungere nuove parole e frasi che vengono in mente».
Tra le lingue supportate da Woolaroo ci sono Yugambeh (lingua aborigena parlata nel Queensland e nel Nuovo Galles del sud), il creolo francese della Louisiana, il grecanico parlato in vari comuni della Calabria (varie zone della provincia di Reggio Calabria), il Māori, la lingua berbera Tamazight, siciliano, Yang Zhuang (parlato nella parte sud-occidentale del Guangx, Cina), il Rapa Nui (una lingua polinesiana parlata in Cile, sull’Isola di Pasqua) e lo Yiddish (una lingua germanica occidentale parlata dagli ebrei aschenaziti).
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