Il grande successo di Apple Pay sta contribuendo alla crescita di Google Wallet, servizio concorrente molto simile che però non ha mai interessato gli utenti, fino ad oggi. A spiegarlo è ArsTechnica che, dati alla mano, ha mostrato come il numero dei pagamenti tramite Google Wallet sia aumentato del 50% soltanto di recente.
Un incremento notevole che sembra coincidere con la presentazione di Apple Pay, avvenuta il 9 settembre 2014: Google Wallet esiste infatti da più di tre anni (19 settembre 2011) ma soltanto negli ultimi mesi ha raddoppiato il numero degli utenti che ne fanno uso. L’interesse dei consumatori verso i pagamenti NFC sembra infatti essere aumentato considerevolmente proprio con la presentazione del sistema di Apple, che ha probabilmente spinto gli utenti ad informarsi riguardo una soluzione simile per il proprio terminale Android.
Che Apple Pay piaccia non è una novità, visto che nel giro di sole 72 ore dal lancio (avvenuto il 20 ottobre negli Stati Uniti, unico paese che al momento abilitato a supportare tale sistema di pagamento) è stato attivato da più di un milione di utenti, superando di gran lunga gli utilizzatori di altri servizi concorrenti, tra cui Google Wallet: in soli tre giorni, Apple Pay è diventato il sistema di pagamento contactless più utilizzato negli USA.
E’ bene comunque ricordare che, seppur simili in quanto entrambi sono in grado di comunicare con i Pos NFC, in realtà Apple Pay funziona soltanto tramite scansione dell’impronta digitale su Touch ID, permettendo così agli utenti di confermare gli acquisti in modo sicuro senza la necessità di utilizzare un codice d’accesso, sistema decisamente più facile da raggirare per un malintenzionato nelle vicinanze. Apple ha anche collaborato con le banche per offrire agli utenti un sistema sicuro riguardo la memorizzazione dei dati su iPhone (che di fatto restano criptati in un “elemento sicuro” e quindi inaccessibili via software) oltre alla condivisione degli stessi con i negozi: invece di utilizzare il numero di carta reale, viene infatti generato un codice univoco, evitando così di comunicare i propri dati al negozio prima, durante e dopo il pagamento.