Gli USA hanno dichiarato guerra a Google. Guerra aperta e senza mezzi termini, considerando che è noto da giorni come il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti abbia avviato un’azione legale per smantellare il dominio di Google nel settore delle ricerche online, con l’obiettivo di obbligare il colosso tecnologico a separarsi dal suo browser Chrome.
Mercoledì sera, il governo americano ha richiesto a un giudice di ordinare la vendita del popolare browser Chrome, come parte di un’ampia offensiva per limitare il potere di Google. La proposta include anche il divieto di accordi che rendano Google il motore di ricerca predefinito su smartphone e impedirebbe all’azienda di sfruttare il sistema operativo Android a proprio vantaggio.
Questo aspetto, in realtà, è già oggi in vigore in Europa, dove al primo avvio del terminale viene chiesto all’utente di scegliere tra browser predefinito e motore di ricerca. Nel documento depositato in tribunale, gli esperti antitrust USA hanno suggerito che, se queste misure non bastassero, Google dovrebbe essere obbligata a vendere Android. Ovviamente, la risposta di Google non si è fatta attendere.
Kent Walker, presidente degli affari globali di Google, ha criticato la proposta definendola radicale e interventista.
Google presenterà le sue controdeduzioni il prossimo mese e le parti si affronteranno in un’udienza fissata per aprile davanti al giudice distrettuale Amit Mehta. Qualunque sia la decisione finale del giudice, è altamente probabile che Google farà ricorso, prolungando la battaglia legale per anni e lasciando la decisione finale alla Corte Suprema.
Il caso potrebbe anche essere influenzato dall’amministrazione di Donald Trump, che subentrerà a gennaio 2025. La nuova squadra alla guida della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia potrebbe decidere se proseguire la causa, raggiungere un accordo con Google o abbandonare il procedimento.
Le difese di Google
Secondo Walker, la proposta del Dipartimento di Giustizia danneggerebbe un’ampia gamma di prodotti Google e rallenterebbe l’innovazione in settori chiave come l’intelligenza artificiale:
Questo approccio porterebbe a un’invasione governativa senza precedenti, penalizzando consumatori, sviluppatori e piccole imprese, oltre a minacciare la leadership tecnologica ed economica degli Stati Uniti
In estrema sintesi, se Google dovesse essere costretta a vendere Chrome, i primi a farne le spese sarebbero gli utenti, oltre che gli Stati Uniti in generale. Adam Kovacevich, amministratore delegato del gruppo industriale Chamber of Progress, ha definito le richieste del governo irrealistiche, sostenendo che sarebbero più efficaci rimedi mirati e specifici.
Altre cause in corso
Attualmente, il governo statunitense ha in corso cinque cause contro i giganti tecnologici per questioni antitrust, con Amazon, Meta e Apple, oltre a due procedimenti contro Google. Tuttavia, se questo caso venisse portato avanti dall’amministrazione Trump, si tratterebbe di uno dei più grandi, che potrebbe richiedere anni per giungere a una conclusione definitiva.