Passa in commissione Bilancio della Camera la cosiddetta web tax, nota anche come “Google Tax”, attraverso cui il Governo vorrebbe intervenire per obbligare molte aziende USA (fra cui Apple, Facebook, Google e Amazon) attive nel nostro paese a versare più contribuiti fiscali all’Agenzia delle Entrate, senza poter più godere dei vantaggi fiscali ottenuti dal fatto di fatturare direttamente dalle società che risiedono all’estero, nella maggior parte dei casi in Irlanda.
Nell’emendamento proposto alla Camera ed in seguito approvato, si propone che “i soggetti passivi che intendano acquistare servizi online, sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita Iva italiana”. Di conseguenza, con la Google Tax i “big” della tecnologia non potranno più vendere né prodotti fisici (Amazon, Apple) né servizi pubblicitari (Google, Facebook) facendo risultare la vendita a carico delle loro società con sede all’estero, ma dovranno per forza fatturare attraverso la loro società italiana, con conseguente gettito IVA, che andrà a rimpinguare le casse dell’Erario italiano.
Nel caso in cui l’emendamento venisse definitivamente approvato con la Legge di Stabilità, si tratterebbe del primo provvedimento di questo genere ad essere approvato in Europa; sono già stati sollevati però diversi dubbi in merito, soprattutto dalla American Chamber of Commerce, che ha sottolineato la contraddizione insita nel voler approvare una legge di questo genere da una parte, e la continua invocazione dei rappresentati del Parlamento e del Governo affinché le aziende estere investano sul territorio italiano. Infine la Google Tax potrebbe scatenare una sanzione da parte dell’Unione Europea, in quanto potrebbe violare le normative UE sui princìpi del mercato unico e della libera circolazione dei servizi.