Dalla scorsa primavera il governo USA ha messo al bando Huawei (e ZTE) per motivi di “cybersicurezza”. Malgrado dispute legali in corso, gli americani insistono.
Gli USA affermano che – a loro dire – Huawei può accedere di nascosto alle reti degli operatori telefonici attraverso “backdoor” non documentate; mentre cinesi negano respingendo le accuse (“Non abbiamo mai e non faremo mai niente che possa compromettere o mettere in pericolo la sicurezza delle reti e dei dati dei nostri clienti”).
Nei negoziati commerciali tra le due nazioni il ban è ancora attivo e nel caso di Google significa che aggiornamenti e servizi sono disponibili su vecchi dispositivi ma non possono essere offerti su dispositivi di nuova generazione come ad esempio Huawei Mate 30 Pro.
La situazione è ormai così da mesi ma Google ha ora pubblicato un post con una lunga spiegazione per rispondere a vari dettagli sulla questione. Per gli utenti finali, in particolare quelli che si trovano al di fuori degli Stati Uniti e Cina, potrebbe non essere chiaro il perché dell’assenza di determinati servizi e app di Google, da qui il motivo della decisione di fornire dei chiarimenti ufficiali.
La spiegazione di Google potrebbe servire anche da monito verso chi prova ad aggirare il sistema con qualche stratagemma, come avvenuto con l’applicazione di terze parti LZ Play (ora bloccata), per un periodo in grado di sfruttare degli speciali permessi presenti su device Huawei per funzionare come app di sistema consentire di avere app e servizi di Big G.
Tristan Ostrowski, direttore legale di Android e Google Play, spiega alle persone che cercano con vari modi di aggirare l’ostacolo dell’assenza dei Servizi Google, che l’azienda non è in grado di certificare i nuovi dispositivi di Huawei, citando il rischio di compromissione della sicurezza sia per quanto riguarda i dispositivi, sia delle app alterate per permettere il funzionamento.
Huawei sta intanto lavorando sia su un nuovo sistema operativo, sia su servizi alternativi, con accordi ad esempio con aziende come TomTom per offrire funzionalità di navigazione e mapping e affidandosi a soluzioni software come TrovApp che si incaricano di trovare applicazioni sostitutive a quelle di Google.