Anche Google sta con Apple. Le due società, storicamente rivali sul fronte mobile, la pensano allo stesso modo riguardo il caso di San Bernardino, che vedrebbe Apple poco collaborativa nei confronti dell’FBI che le chiede di prestare aiuto per sbloccare il telefono dell’attentatore che ha ucciso 14 persone in un centro per handicappati.
È stato Sundar Pichai, amministratore delegato di Big G, con una serie di tweet, a schierarsi dalla parte di Cupertino. Assemblando i Tweet (si tratta di cinque messaggi) si apprende che anche Pichai, come Cook, ritiene che obbligare le aziende a sbloccare il telefono comprometterebbe la privacy di tutti i clienti: «Sappiamo – spiega l’amminstratore delegato dell’azienda di Mountain View – che la legge sta affrontando significativi problemi nel proteggere la gente contro il crimine e il terrorismo. Noi costruiamo prodotti sicuri e siamo disponibili a fornire le informazioni necessarie quando arrivano richieste legamente giusticate, ma ciò non significa che sia acettabile una richiesta che obblighi ad un hack dei dispositivi. Questo sarebbe un precedente davvero problematico. Siamo disponibili a discutere in maniera approfondita la questione»
Pichai non è la prima persona di rilievo a prendere posizione sull’argomento. Whatsapp, ad esempio, ha approvato le l’opinione di Cupertino in nome della “libertà e dell’autonomia del popolo”. Donald Trump, di contro, ha chiesto ad Apple “di avere buon senso”. Una società di sicurezza ha infine dimostrato come in realtà si potrebbe collaborare senza creare backdoor, motivo che avrebbe spinto Tim Cook a rivelare apertamente con una lettera la profonda richiesta del governo.