Nel caso che vede contrapposti Google e Oracle per presunta violazione di brevetti non si è fatta attendere com’era facile prevedere la risposta della grande “G”. Oracle afferma che Google viola brevetti e copyright concernenti Java nel sistema operativo Android. A detta di Oracle, Google ha “direttamente, ripetutamente e consapevolmente” sfruttato la proprietà intellettuale inerente la piattaforma Java, assumendo nel 2001 anche alcuni dei programmatori di Sun (ora Oracle) addetti a Java, consci del portfolio brevetti dell’azienda per la quale lavoravano in precedenza. In undici pagine di denuncia sono chiamati in causa sette brevetti e il diritto d’autore che tutela i sorgenti della piattaforma Java.
La casa di Mountain View replica affermando che “lo scopo di Java Open Source va ben oltre lo scopo di qualsiasi organizzazione e lavoriamo ogni giorno per creare un web migliore”. E ancora: “Siamo delusi dal fatto che Oracle abbia scelto di attaccare Google e la comunità Open Source di Java con un’azione legale senza fondamento; difenderemo con forza gli standard open-source e continueremo a lavorare con le industrie per sviluppare la piattaforma Android”.
Nonostante ciò che affermano in Google, bisogna ricordare che in passato Sun attaccò anche Microsoft per motivazioni simili, vincendo su tutta la linea una causa conclusasi nel 2004 con un accordo che ha visto la casa di Redmond versare a Sun un miliardo di dollari. Per James Gosling, inventore di Java, l’acquisizione di Sun da parte di Oracle è stata portata a termine con l’intenzione di perseguire Google: “Quando abbiamo verificato lo stato delle relazioni nei brevetti tra Sun e Google, agli avvocati di Oracle luccicavano gli occhi” ha dichiarato Gosling.
L’unica cosa certa è che con Larry Ellison, il boss di Oracle, tutto è possibile: non ha certo paura e non gli manca certo il denaro per portare in tribunale Google e qualsiasi altro gigante del mondo informatico.
[A cura di Mauro Notarianni]