La chiusura di Google Reader annunciata da Google avrà un notevole impatto online, non solo per gli utenti, che perderanno un prezioso strumento fino a oggi forse non popolare ma molto usato, ma anche per il web, gli sviluppatori e Google stessa. Nato da un progetto del 2001, Google Reader debutta ufficialmente nel 2005 come una piattaforma gratuita online orientata all’aggregazione delle notizie attraverso i feed, ai tempi molto popolari. Lo strumento ha avuto un impatto notevole, facendo piazza pulita sulla scena e schiacciando la concorrenza: era più comodo, rapido, veloce da utilizzare rispetto a qualunque altro equivalente.
C’è chi accusa Google di aver distrutto il mercato degli aggregatori di feed offrendo un prodotto contro cui sarebbe stato difficile rivaleggiare, ma la realtà è che nel corso del tempo nessuno è stato in grado di sviluppare una vera alternativa al servizio, vuoi per la mancanza di volontà e idee da parte della concorrenza, vuoi per il successivo sviluppo del mercato dei social network, che hanno avviluppato la tecnologia dei feed andando a sostituire ed elevare in maniera più massiccia i sistemi di aggregazione e canalizzazione di notizie.
Le alternative a Google Reader ci sono sempre state: alcune storiche, come Bloglines, altre più recenti, come Feedly e Pulse, questi ultimi molto legati allo stesso Reader; semplicemente il prodotto di Google è sempre rimasto insuperato nella sua semplicità e affidabilità.
Per la maggior parte degli internauti, infine, sono Facebook e Twitter gli attuali e più interessanti feed reader; Google Reader è rimasto un prodotto molto usato ma solo dagli utenti che affrontavano la rete con un approccio più sistematicamente indirizzato alla fruizione delle notizie online.
La morte di un servizio ingombrante rappresenterà senza dubbio un’occasione per gli sviluppatori, che potranno sgomitare per riuscire a occupare lo spazio che si verrà a creare con la chiusura effettiva di Google Reader che, ricordiamo, è prevista per il prossimo 1 luglio. Per esempio Feedly ha già dichiarato di essere al lavoro su una piattaforma in grado di agevolare la transazione dall’era pre-Reader all’era post-Reader in maniera indolore e automatica.
La decisione di Google non deve stupire: Google Reader ha subito un ridimensionamento nel 2011, diventando ancillare a Google+ e perdendo le sue funzionalità più social, disintegrando così le comunità che si erano formate intorno all’aggregazione delle news, con una levata di proteste non solo da parte di chi ha semplicemente accolto male la notizia, ma anche da parte di gruppi di utenti che hanno sempre confidato in Google Reader per bypassare un certo tipo di censura politica, attiva ad esempio in Iran.
La piattaforma infatti ha sempre rappresentato un potente strumento per filtrare specifiche barriere di censura: era sufficiente iscriversi al feed di un specifico sito tecnicamente non accessibile in maniera diretta, per poter comunque visionare i contenuti filtrati all’interno di Google Reader. Scorciatoia usata non solo dai dipendenti all’interno delle aziende per aggirare i divieti di navigazione, ma anche dai cittadini dei paesi in cui la libertà di informazione è circoscritta. Ora quella piattaforma, già privata della sua componente socio-dialettica da Google nel 2011, verrà del tutto dismessa, con sommo dispiacere di chi ad essa si è sempre affidato.
Gli utenti ora saranno costretti a rivolgersi altrove, ma le alternative non mancano: oltre ai già citati Feedly e Pulse, possiamo citare per esempio Taptu e NewsBlur. Alcune aziende stanno già occupando in anticipo il prossimo vuoto lasciato da Google Reader, come ad esempio Digg, che ha promesso un rapido rilascio di un’alternativa alla web app di Google e lo stesso Google Reader potrebbe riemergere sotto una nuova veste incorporato su Google+, che sta diventando sempre di più l’hub di riferimento per i servizi di Mountain View.
La sostituzione però potrebbe non riuscire ad arginare un’altra emorragia, che riguarda da vicino numerosi siti web, l’accesso ai quali era molto influenzato da un pubblico abituato all’uso di Google Reader: nelle migliore delle ipotesi inevitabilmente molti siti vedranno il loro traffico giungere da altre fonti, oppure indebolirsi e ridursi significativamente, causando anche problematiche economiche per tutti i soggetti che fanno delle visite la principale fonte di monetizzazione.
Da qui l’importanza di mantenere sempre a disposizione un piano B. Abbiamo visto come il concetto di news feed originario sia stato ormai assorbito dai social network: da molti anni Twitter è diventato il punto di riferimento per l’aggiornamento in tempo reale, Facebook proprio in questi giorni ha annunciato un nuovo News Feed orientato alla creazione di spazi di informazione personalizzati e il successo di applicazioni di social news com Flipboard è davanti agli occhi di tutti.
La morte di Google Reader simboleggia forse il momento di abbandonare il concetto di fruizione dei feed per come lo conoscevamo o almeno adattarlo con efficacia ai nuovi strumenti di distribuzione del traffico, che hanno inevitabilmente preso il sopravvento.