Secondo quanto riportato dalla testata The Intercept, Google sta pianificando un rientro in Cina con una versione censurata del suo motore di ricerca, che bloccherà i siti web e alcuni termini di ricerca. Il progetto è conosciuto con il nome in codice “Dragonfly” ed società vi sta lavorando dalla primavera del 2017.
I progressi sul progetto sono ripresi dopo un incontro di dicembre tra l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, e un alto funzionario del governo cinese.
I termini di ricerca sui diritti umani, la democrazia, la religione e le proteste pacifiche saranno tra le parole nella lista nera nella app del motore di ricerca, che secondo The Intercept è già stata mostrata al governo cinese. La versione definitiva potrebbe essere lanciata fra circa sei/nove mesi, in attesa dell’approvazione da parte dei funzionari cinesi.
Google ha rifiutato di commentare le notizie e le informazioni menzionate nel rapporto The Intercept, ma ha osservato che ora l’azienda ha lanciato una serie di app mobili nel paese e collabora con gli sviluppatori locali come parte del mantenimento della propria presenza.
Ricordiamo che Google (ed anche YouTube) in Cina è stato bloccato a partire dai primi anni 2000, in cui l’azienda aveva ingaggiato un braccio di ferro con il Paese, desideroso di limitare l’accesso ai suoi utenti ad alcuni siti e ricerche “scomode”. Nel corso del tempo l’azienda aveva tentato nuove incursioni verso la Cina, passando anche da Hong Kong, ma senza mai riuscirci in maniera significativa, tanto che oggi google.cn rimanda ufficialmente verso Google Hong Kong.
Ora però sembra che l’azienda di Mountain View voglia scendere a patti con il governo cinese, aprendosi alle necessità politiche del mercato: a gennaio, il motore di ricerca ha aderito ad un investimento nella piattaforma di gioco mobile cinese live-stream Chushou, e nelle scorse settimane ha lanciato un gioco di intelligenza artificiale sulla popolare app WeChat.