È terminata la prima fase processuale che vede contrapposti Oracle e Google e la giuria ha ritenuto responsabile per violazione di copyright la casa di Mountain View. Google, insomma, avrebbe copiato il codice di Oracle. Tutto è cominciato con una denuncia di Oracle per la presunta violazione di alcuni brevetti protetti da copyright concernenti Java e in particolare il codice che permette al sistema operativo Android di far girare applicazioni scritte in tale linguaggio di programmazione. La giuria ha decretatato all’unanimità che Google ha violato parte del codice Oracle legato alle API Java ma la stessa ha anche ammesso che probabilmente Mountain View è stata spinta da Oracle/Sun a pensare di non aver bisogno di ottenere licenze: si parla di fair use, una clausola legislativa della legge sul copyright statunitense che stabilisce la lecita citazione non autorizzata o l’incorporazione di materiale protetto da copyright in un software, stando alcune condizioni.
La giuria non è stata unanime nello stabilire il concetto di utilizzo leale e a detta degli esperti sarà dunque la corte a decidere l’interpretazione della normativa. Il verdetto è per il momento parziale, le righe effettivamente copiate (con ammissione di Google) sono nove per le API e altre non meglio precisate per funzioni come rangeCheck.
Sarà interessante vedere come andrà a finire. La Borsa non ha premiato Oracle (le azioni hanno perso l’1.72% dopo la notizia) ma l’azienda ha accolto ovviamente con favore la decisione: “Nove milioni di sviluppatori Java e l’intera comunità di Java ringraziano la giuria per il verdetto in questa fase del caso” si legge in una dichiarazione. E ancora: “Prove schiaccianti hanno dimostrato che Google sapeva di aver bisogno della licenza e l’uso non autorizzato di java in Android ha infranto uno dei principi più importanti di Java, quello di poter girare ovunque. Tutte le più grandi compagnie – tranne Google – hanno una licenza per utilizzare Java”. I rappresentanti di Mountain View sono ovviamente di tutt’altro parere: “Apprezziamo gli sforzi della giuria, e sappiamo che l’uso corretto e l’infrazione sono due facce della stessa medaglia. La questione è se le API siano o no soggette a copyright, e sta alla corte a deciderlo. Ci aspettiamo di prevalere in questo e nelle altre pretese di Oracle”.
[A cura di Mauro Notarianni]