1,15 miliardi in tasca, ma tanti rimpianti. Questi sentimenti e cifre che emergono ora, a distanza di quasi un anno dall’atto di cessione di Waze avvenuta a giugno dello scorso anno. A rivelare cifre e un sentimento di amarezza è Noam Bardin, CEO e co-fondatore di Waze.
Gli 1,15 miliardi di dollari sono rivelati oggi per la prima volta dal protagonista dell’operazione. In precedenza erano state fatte solo delle ipotesi, mai confermate ufficialmente da nessuna delle parti. La cifra è sicuramente molto importante se si considera che non è, per altro, l’unico acquisto miliardario degli ultimi mesi da parte di Google, ma Bardin non si concentra sul prezzo. Il cofondatore di Waze rivela, infatti, che la pressione degli investitori è stato un fattore chiave, anzi determinante, nella decisione di vendere Waze a Google. Insomma, sebbene la società avesse preferito rimanere indipendente, è stata costretta a vendere per le pressioni ricevute dai finanziatori. L’errore, spiega Bardin, è stato quello di non mantenere il controllo della società come hanno fatto i fondatori di Facebook, Google, Oracle o Microsoft. Senza le pressioni da parte dei finanziatori, infatti, oggi Waze sarebbe ancora una società del tutto indipendente.
Ancora, svela allo stesso CEO di Waze, la società ha compiuto in passato un errore grave, sempre dovuto alle pressioni degli investitori, ossia avere evitato di confrontarsi con Google quando rilasciò la navigazione turn by turn su Maps. Infatti, sotto suggerimento dei finanziatori, per evitare l’inevitabile confronto con il colosso di Mountain View, Waze decise di focalizzare l’attenzione su Singapore e la Romania, invece che sugli Stati Uniti.
Insomma, nelle parole di Bardin si legge dell’amarezza, anche se lo stesso dopo l’acquisizione di Waze è passato a Google, a differenza del collega Uri Levine, oggi in forza a FeeX, una startup che consente di scoprire costi e addebiti nascosti nei servizi finanziari.