Il Play Store di Android è un monopolio e Google è obbligata a modificare varie imposizioni: è quanto stabilito a conclusione della causa antitrust che vede dal 2020 contrapposte Google a Epic Games.
Google dovrà consentire agli utenti Android di scaricare app da store rivali quali l’Epic Games Store da dentro il Google Play e permettere a store di terze parti di distribuire app che ora si trovano esclusivamente su Google Play.
Il giudice James Donato ha accolto le richieste di Epic, con tutta una serie di cosneguenze che potrebbero cambiare il marketplace Android per sempre.
E non è ancora tutto: Google non può obbligare gli sviluppatori a usare il Google Play Billing (per pagamenti e fatturazione) per le app vendute sul Play Store e in altre parole gli sviluppatori possono offrire metodi di pagamento alternativi che bypassano Google, senza offrire una percentuale sulle vendite a Big G.
Gli sviluppatori potranno indicare link che riportano metodi di installazione alternativi nelle loro app e far conoscere agli utenti la possibilità di acquisti con metodi diversi da quelli offerti da Google.
Big G non può offrire agli operatori di telefonia e produttori di dispositivi incentivi economici per preinstallare il Play Store e non può più proporre agli sviluppatori incentivi per offrire in esclusiva app sul suo store.
Google può ad ogni modo chiedere commissioni tenendo conto di “ragionevoli misure” implementate per preservare la sicurezza e la protezione degli utenti’per quanto concerne app e app store scaricabili dal Google Play.
Reuters riferisce che nella causa che ha visto contrapposte Epic a Google, la prima è riuscita a dimostrare che Big G ha creato ampi accordi sostanziali con alcuni sviluppatori, operatori di telefonia e produttori di dispositivi, rendendo impossibile far emergere store rivali. Il giudice ha deciso impedirei questo genere di accordi, aiutando proattivamente gli store rivali e dando il via a quella che dovrebbe essere la fine del monopolio di Google sul suo app store.
Google ha ancora la possibilità di indicare misure di sicurezza che gli store rivali devono adottare, sulla falsariga delle policy previste per il Play Store. Epic insiste che Google non può imporre sue policy agli app store di terze parti ed è probabile che su quest’ultimo fronte le due aziende continueranno a scontrarsi.
Il giudice ha concesso otto mesi di tempo a Google per adeguarsi, e per creare un comitato tecnico con personale scelto congiuntamente da Epic e Google per risolvere eventuali controversie.
La causa che ha visto contrapposte Epic Games contro Google è diversa da quella che ha visto contrapposte Epic Games e Apple: nel provvedimento che ha visto contrapposte Epic Games e la Casa di Cupertino, il giudice ha respinto la tesi “monopolistica” di Epic, stabilendo che non si può concludere che Apple sia monopolista secondo le norme vigenti ma evidenziando delle pratiche anticoncorrenziali.
La contrapposizione tra Google ed Epic non è ancora finita: Epic Games ha recentemente avviato un diverso procedimento contro Google e Samsung, accusate di collusione per indebolire gli app store di terze parti. Oggetto del contendere per gli sviluppatori di Fortnite è la funzione Auto Blocker di Samsung, abilitata di default sugli smartphone più recenti, opzione che – di fatto – impedisce automaticamente agli utenti di installare nuove app sui loro dispositivi, a meno che non provengano da “fonti autorizzate”, in altre parole gli app store di Samsung e Google.