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Google non potrà essere l’unico motore di ricerca su Android in EU: parte l’asta

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Google ha attivato un’asta per consentire a motori di ricerca alternativi di diventare quelli di partenza  per i dispositivi Android venduti in Europa.

Dall’inizio del 2020, l’utente che attiverà un nuovo dispositivo Android nello Spazio Economico Europeo (SEE), visualizzerà una schermata dalla quale sarà possibile selezionare il motore di ricerca da usare come default.

Saranno proposte quattro opzioni, incluso Google, e le voci varieranno da nazione a nazione, tenendo conto delle aziende che chiederanno di essere incluse nella schermata.

La mossa arriva a un anno di distanza dalla multa da 1,5 miliardi dalla Commissione Ue per pratiche anticoncorrenziali e abuso di posizione dominante, ostacolando potenziali concorrenti nel mercato delle pubblicità online.

Big G ha per lungo tempo affermato che i produttori di dispositivi Android sono liberi di usare il suo sistema operativo essendo questo disponibile come open source, ma per mettere a disposizione servizi quali YouTube e Google Maps, i produttori di dispositivi devono per forza preinstallare una serie di app Google, incluso Chrome come browser di default e impostare Google Search come motore di ricerca.

Google ha annunciato una revisione completa dei modelli di licensing per l’Europa. Google Search e Chrome saranno considerati separati da altre app e l’azienda offrirà un diverso modello di licensing con vari “bundle”. In pratica i produttori di smartphone e tablet potranno offrire versioni “forked” di Android e scegliere gratuitamente quali app Google usare. Sarà anche possibile rimpiazzare del tutto il Play Store e scegliere un diverso motore di ricerca o browser da offrire per default ma per fare questo sarà necessario pagare separatamente una licenza.

Google predispone l’asta per i motori di ricerca che l’utente potrà selezionare su Android
Scelta browser e motore di ricerca

Big G – spiega il sito VentureBeat – ha previsto offre la possibilità di proporsi come fornitori di motori di ricerca e condurrà le aste per Paese per il periodo dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2020. Dopo la prima tornata di aste, le tornate successive si svolgeranno una volta l’anno. Nelle aste che si svolgeranno nei vari Paesi, fornitori di motori di ricerca dichiareranno in busta chiusa il prezzo che sono disposti a pagare ogni volta che un utente seleziona il servizio dalla schermata di scelta nel paese in questione. Ogni nazione avrà una soglia minima e le tre offerte più alte appariranno nella schermata di scelta per quel Paese.

“Nel caso in cui – spiega Google – che meno di tre fornitori di ricerca candidabili esaudiscano o eccedano la soglia minima di offerta, Google colmerà gli slot rimanenti pescando casualmente dal gruppo di fornitori di ricerca candidabili”. Quest’ultimo gruppo, spiega ancora Big G, “includerà chi ha fatto richiesta per partecipare alla schermata di scelta, ma non hanno fatto alcuna offerta”. I vincitori saranno visualizzati in modo casuale nella schermata di scelta (sulla falsariga del ballot screen che Microsoft aveva predisposto in Windows per la scelta dei browser).

Per quanto riguarda “l’idoneità” dei fornitori che proporranno motori di ricerca, Google spiega che questi dovranno consentire di gestire un “servizio di ricerca generale”, in altre parole applicabile a tutto il web, escludendo in pratica motori di ricerca specializzati, che indicizzano solo determinati contenuti. Sarà necessario inoltre fornire il supporto linguistico locale e proporre un’app scaricabile dal Play Store. Gli utenti, infine, potranno ovviamente cambiare in qualsiasi momento il motore di ricerca di default.

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