Per salvare il progetto Google Glass dal declino, la grande “G” ha deciso in questi giorni di affidarsi a Tony Fadell, “il papà” dell’iPod che in precedenza lavorava per Apple. Nel frattempo Abdel Ibahim ha rivelato alcune mail scambiate con Phil Schiller (vice presidente senior per il Worldwide Marketing in Apple) nel 2012, quando gli occhiali di Google furono presentati. Il blogger aveva allegato a un messaggio di posta elettronica inviato a Schiller una foto con dei ridicoli occhiali indossati dall’attore Steve Martin nel vecchio film “The Jerk” (“Lo straccione”, in italiano), un modo per prendere un po’ in giro Sergey Brin, cofondatore di Google, che si era fatto fotografare con le nuove lenti.
Schiller trovò divertente il confronto e rispose a Ibrahim: “Non posso credere pensino che qualcuno (normale) indosserà mai questa roba”. Schiller fa poi un paragone con gli occhiali per guardare i video, in voga qualche anno addietro.
Saprà Tony Fadell trovare un modo per rendere interessanti gli occhiali di Google? Il prodotto al momento ha suscitato interesse ma anche molte perplessità per le diffidenze e i timori legati alla privacy e a quanto sia “socialmente accettabile” un dispositivo indossabile del genere. Il papà dell’iPod dovrà trovare un modo per renderli appetibili, desiderabili ma soprattutto utili a qualcosa. Cupertino ha ad ogni modo un problema simile con l’Apple Watch: benché quest’ultimo prodotto comporti meno rischi, chiunque ha provato finora a commercializzare uno smartwatch non è riuscito a imporsi sul mercato. Saprà Apple fare di meglio?