Google, Facebook, eBay, HP e altri importanti nomi della Silicon Valley, insieme con altri gruppi d’interesse, hanno chiesto alla Corte di Appello degli Stati Uniti un riesame del metodo con il quale è stato stabilito il risarcimento nella causa legale in corso per violazione di brevetti che contrappone la società sudcoreana ad Apple.
Nella richiesta fatta in qualità di “amicus curiae” (un termine giuridico che si riferisce a una parte non in causa nella contesa che offre volontariamente informazioni o opinioni legali su un caso per aiutare la corte a decidere), depositata l’1 luglio presso la Corte di appello degli Stati Uniti per il Circuito Federale, Dell, eBay, Facebook, Google, Hewlett-Packard, Limelight Networks, Newegg e SAS Institute si sono pronunciati contro la decisione della commissione della giuria californiana che aveva deciso per il risarcimento dei danni, affermando che questa potrebbe ostacolare l’innovazione nel settore della tecnologia.
A Samsung, condannata per la violazione di tre brevetti di Apple sul design, è stato ordinato il risarcimento dei danni tenendo conto della totalità dei suoi profitti nel settore smartphone. Nell’appello la società sudcoreana ha sostenuto che i danni dovrebbero essere limitati ai profitti ottenuti violando le sole funzionalità contestate. I giudici della Corte di Appello hanno citato norme a riguardo che autorizzano esplicitamente il calcolo tenendo conto degli utili totali spiegando che gli smartphone sono visti come un singolo “manufatto” giacché Samsung non vende componenti interni dei telefoni in questione separati dallo chassis esterno.
“Se non cambierà, tale decisione determinerà assurdi risultati con devastante impatto sulle aziende, incluse parti non in causa, che spendono annualmente miliardi di dollari in ricerca e sviluppo su complesse tecnologie e relativi componenti” si legge nella dichiarazione redatta dall’amicus curiae.
In pratica le società in questione sostengono che rifiutare di limitare i danni nelle violazioni in questione potrebbe avere conseguenze enormi in un’era nella quale i prodotti consumer integrano molti componenti di alto livello all’interno di un singolo dispositivo. Samsung dovrebbe essere citata per violazione di singole funzionalità sul design e pagare danni sulla base delle vendite globali dei dispositivi anziché sui profitti in genere, un evento che, a detta del gruppo, potrebbe creare un pericoloso precedente.
Samsung ha richiesto la seduta della Corte “en banc”, cioè la presenza di tutti i dodici giudici della Corte. La società sudcoreana, lo ricordiamo, era stata inizialmente condannata al pagamento di 930 milioni di dollari ma a maggio la stessa Corte federale aveva stabilito che la violazione riguardava i brevetti sul design di Apple e non la tutela del “trade dress” (l’aspetto visivo dei prodotti), riducendo la somma dei danni da pagare a 548 milioni di dollari.