Google ha collaborato con Facebook per bypassare i meccanismi per la privacy integrati in Safari e cercare di tracciare gli utenti. È quanto si afferma nell’ambito di una causa antitrust, secondo la quale Big G ha anche fatto di tutto per allentare iniziative di regolamentazione riguardo la privacy.
Il sito Appleinsider riferisce di una causa intentata contro Google nel dicembre 2020 da un gruppo di avvocati che accusano Big G di comportamenti collusivi per manipolare le aste pubblicitarie online. La causa verte principalmente su presunti accordi tra Google e Facebook, paventando ipotesi di collusione tra Facebook e Google sul mercato pubblicitario e la manipolazione illecita delle aste e negli ultimi dettagli emersi si riferisce anche di attività contro le iniziative di Apple e i meccanismi di Safari per proteggere la privacy degli utenti.
In aggiornamenti del 22 ottobre alla citazione in giudizio si afferma che Google avrebbe cercato di sovvertire i meccanismi di privacy a protezione degli utenti predisposti da Apple.
Nella denuncia si afferma che Google e Facebook “hanno lavorato insieme per migliorare le funzioni di Facebook che consentono di riconoscere l’utente usando browser con i cookie bloccati, sui dispositivi Apple e sul browser Safari”, bypassando in questo modo i meccanismi che garantiscono maggiore privacy all’utente.
Facebook e Big G avrebbero collaborato a stretto contatto all’integrazione dei rispettivi SDK facendo in modo che Google possa passare dati a Facebook relativi al cosiddetto “cookie matching” (una tecnica che consente di stabilire una corrispondenza tra diversi identificatori di cookie dello stesso utente), utili per scopi pubblicitari. Le due aziende in questione, inoltre, avrebbero attivato un coordinamento al fine di danneggiare gli editori con l’adozione di una politica unitaria dei prezzi.
Apple ha previsto in Safari diversi meccanismi di protezione contro il tracciamento pubblicitario, come ad esempio l’implementazione dell’Intelligent Tracking Protection 2.0 nel 2018, obbligando vari siti a richiedere espressamente all’utente la possibilità di creare traccianti, eliminati in ogni caso in automatico dopo 30 giorni.
In macOS Big Sur Apple ha integrato la funzione “Mostra Resoconto sulla privacy” (richiamabile con un click sull’icona a sinistra nella barra degli indirizzi), permettendo di visualizzare un elenco dei tracker noti a cui è stato impedito di tenere traccia dell’attività dell’utente. Safari permette di impedire a un provider di contenuto di terze parti di monitorare la nostra navigazione web per pubblicizzare prodotti e servizi (basta selezionare dalle Preferenze di Safari la voce “Privacy” e da qui a voce “Impedisci il monitoraggio tra siti web”).
Ogni volta che si visita un sito web, questo raccoglie informazioni relative al nostro dispositivo, come la configurazione di sistema, e utilizza i dati per mostrare una pagina web che viene visualizzata correttamente sul dispositivo. Alcune società utilizzano questi dati per cercare di identificare il nostro dispositivo in modo univoco. Questa pratica è conosciuta con il nome di “fingerprinting” o rilevamento dell’impronta digitale del dispositivo. Per evitarlo, ogni volta che visitiamo una pagina web, Safari invia una versione semplificata della nostra configurazione di sistema; in questo modo il Mac, l’iPhone o l’iPad assomigliano molto al Mac, iPad o iPhone di un qualsiasi altro utente e le possibilità di poter identificare univocamente il nostro dispositivo si riducono drasticamente.
Nell’aggiornamento della citazione in giudizio si fa riferimento anche a “Jedi”, accordo tra Google e Facebook del 2018, grazie al quale Big G avrebbe ridotto la competizione pubblicitaria nei confronti del social di Mark Zuckerberg, in cambio della promessa di Facebook di non supportare alcun sistema pubblicitario concorrente.