Se Apple compra Beats Music, Google compra Songza. Questo quel che si può considerare sulla scia della notizia, diffusa questa sera, che Big G ha raggiunto un accordo con l’azienda americana specializzata in musica in streaming. A lasciar pensare che siamo di fronte ad una vera e propria mossa difensiva non è tanto il fatto che Songza come Beats Musica serve musica in streaming, ma che Songza non è un servizio di musica qualunque, ma supportato da un team che crea playlist ragionate, proprio come Beats Music.
Da quel che si comprende, Google come Apple, che ha investito miliardi di dollari per acquisire con Beats due intenditori di musica come Jimmy Jovine e Dr. Dre, sembra ritenere che non è tanto la tecnologia, ma la qualità dei contenuti che in futuro farà la differenza. Sognza ha una particolare cura nel fornire ai suoi utenti (pochi, altra similitudine, al pari di Beats Music) “canali” tematici molto personalizzati e assolutamente originali che cambiano con frequenza e che virano dall’iperspecializzato (per allenamenti, per svegliarsi) alle bizzarrie più assolute (party Funky per il compleanno di Prince, canzoni da buttare, canzoni per accompagnare il barbecue, le canzoni di DeMar DeRozan, una guardia dei Toronto Raptors). Tutti questi canali non sono creati automaticamente, basandosi su algoritmi più o meno ricercati che leggono le preferenze dell’utente, ma “a mano” e quindi sono assolutamente ragionati. Un’importante differenza tra Songza e Beats Music è che l’acquisto di Google offre il suo servizio gratuitamente, supportando lo streaming con pubblicità, mentre Beats Music è a pagamento.
Google e Songza (che accoglie l’acquisizione, costata, pare, solo 15 milioni di dollari, con una rielaborazione del suo logo con i colori di Google) fanno sapere che per ora non ci saranno cambiamenti nel servizio, ma che si stanno esplorando le opportunità di portare un valore aggiunto a Google Play Music, così come a YouTube e altri prodotti Google.