La notizia falsa che Google compra Apple per 9 miliardi di dollari non arriva da Facebook e nemmeno su WhatsApp, ma a sorpresa è circolata oggi nel bollettino news del Dow Jones, l’indice azionario della borsa di New York più osservato del pianeta. I dettagli sono imperdibili: non solo Google compra Apple per 9 miliardi di dollari, un tozzo di pane considerando la capitalizzazione corrente di Cupertino stimata in 803 miliardi di dollari, ma l’operazione miracolosa annunciata oggi con chiusura nel giro di solamente 24 ore, sarebbe stata siglata grazie a un accordo segreto stipulato tra Larry Page e Steve Jobs.
Il cofondatore di Apple avrebbe stabilito che Apple diventasse parte di Google in una clausola del suo testamento. A seguito dell’acquisizione ogni azionista Google riceve 9 azioni Apple infine, ultima perla, si precisa che Google trasferirà armi, bagagli e dipendenti nella faraonica nuova sede Apple Campus. Anche chi conosce poco di Apple e Steve Jobs realizza immediatamente che si tratta di una notizia falsa, un buon esempio delle fake news che per mesi hanno dominato il dibattito politico e sui media, non a caso dopo l’elezione di Donald Trump.
Ma come anticipato questa fake news non è una barzelletta scritta da un comico appassionato di Android e Google, ma è stata pubblicata a causa di un errore tecnico. Pochi minuti dopo la pubblicazione il Dow Jones ha rilasciato il seguente comunicato «Si prega di ignorare i titoli che sono stati pubblicati su Dow Jones Newswires tra le 9.34 e le 9.36. I titoli sono stati pubblicati a causa di un errore tecnico. Tutti questi titoli sono stati rimossi dalle notizie. Ci scusiamo per l’errore».
Ma le notizie bomba false automatiche o quasi non sono l’unica cosa su cui riflettere: subito dopo la pubblicazione della notizia infatti la quotazione del titolo AAPL è balzata a 158 dollari per poi tornare rapidamente al valore precedente intorno ai 155 dollari per azione, come rileva 9to5Mac. Il piccolo balzo per una svendita epocale testimonia l’efficacia degli algoritmi impiegati per transazioni tempestive automatiche, con tempi di risposta che nessun operatore umano potrebbe mai vantare, anche perché nessun operatore dotato di raziocinio avrebbe bevuto questa notizia.