Dopo le accuse formali di monopolio e comportamento anticoncorrenziale rivoltegli dalla Commissione Europea, Google commenta la decisione delle UE con alcune considerazioni contraddittorie. Secondo Matt Brittin, responsabile di Google Europa, la causa di quanto accaduto è di Google stessa, incapace di comprendere le “differenze fra America ed Europa” dal punto di vista concettuale. “Siamo consapevoli che la gente [in Europa] non ricalca nei suoi atteggiamenti quelli delle persone in America” commenta Brittin, ammettendo che l’azienda non disporrebbe di un sufficiente sostrato culturale per comprendere e prevedere eventuali obiezioni “europee” alla sua politica.
Dopo questa sorta di “mea culpa”, Brittin però contrattacca sostenendo che le accuse della Commissione Europea sarebbero infondate: “Non ci sono prove che i consumatori siano stati lesi” sostiene il dirigente di Mountain View, facendo riferimento alle osservazioni rivolte all’azienda a proposito del presunto abuso di posizione dominante adottato per penalizzare i concorrenti nei suoi risultati di ricerca (in particolare su Google Shopping e per i risultati locali, come ristoranti ed hotel). Inoltre il fatto che nel frattempo il mercato si sia evoluto su mobile, mettendo al centro dell’esperienza utente non più Internet ma le app, scagionerebbe Google da queste accuse.
L’azienda si è comunque dichiarata disposta a patteggiare per trovare un punto di accordo con la Commissione Europea e chiudere la contesa dal punto di vista giuridico.