Google batte Oracle. Il tribunale ha stabilito che le 37 API sfruttate in Android sono da considerarsi utilizzabili secondo il diritto del “fair use”. L’uso delle API di Oracle non viola dunque il copyright per il fine e la natura dell’utilizzo, ivi inclusa la determinazione del carattere commerciale o non lucrativo e formativo dello stesso.
Secondo la giuria federale di San Francisco Google avrebbe usato correttamente le API in questione per creare il suo sistema operativo mobile. Il risultato è considerato un “trucco” da un osservatore come Florian Mueller, blogger esperto in proprietà intellettuali, che aveva ad ogni modo previsto la vittoria di Google con il 55-60% di probabilità, spiegando che il giudice Alsup aveva già dimostrato di accettare il punto di vista dei legali di Google che avevano parlato di “fair use”, decisione definita da Mueller “incredibilmente ingiusta e di parte”.
Oracle, lo ricordiamo, aveva chiesto ben 9 miliardi di dollari per danni con una azione legale che era iniziata nel 2010. Il procedimento è stato seguito con interesse da molti sviluppatori perché una vittoria di Oracle avrebbe potuto obbligare a cambiare le modalità con le quali molti programmatori lavorano.
Oracle (che farà ad ogni modo ricorso) era passato da un tribunale d’appello all’altro, fino ad arrivare alla Corte suprema che ad ogni modo ha rifiutato di fornire un parere sulla questione. La decisione riguarda ad ogni modo il caso specifico e a quanto pare non stabilisce un precedente. Tra le persone che hanno difeso Google in tribunale anche Eric Schimdt, che aveva lavorato in Sun Microsystems, la società che ha sviluppato Java (poi acquisita da Oracle). Secondo Schimdt, Google aveva tutto il diritto di usare le API senza licenza.